Il governo finanzierà la costruzione della cabinovia a Trieste. «I fondi sono già coperti», annuncia il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che scioglie il dubbio sulle risorse a disposizione: quasi 50 milioni con cui il Mit sostituirà lo stanziamento ritirato dall’Unità di missione Pnrr. Il vicepremier è a Trieste per il tour “L’Italia dei Sì”, dedicato ai progetti di sviluppo infrastrutturale. Sulla nomina del nuovo presidente dell’Autorità portuale, non fa anticipazioni, ma assicura che «il nome arriverà entro dicembre, ci stiamo lavorando».
Poi l’attenzione si sposta sulla velocizzazione della ferrovia Trieste-Venezia e i “sì” diventano “ni”: «Enti locali e territori la vedono in maniera diversa. Ci sono delle discussioni: voglio capire insieme e non fare sulla testa dei territori». L’opera resta ormai l’unico progetto sul tavolo: Salvini stavolta non ripropone la realizzazione dell’alta velocità.
Il ministro parla alla Stazione marittima. Tutti occupati i 300 posti in sala, dove siede il gotha del mondo economico del Friuli Venezia Giulia, dalle categorie ai rappresentanti della logistica, passando per industriali e costruttori. Prima il vicepremier si concede alle domande dei giornalisti. Sulla contestata ovovia l’invito alle istituzioni locali è «andate avanti su questa infrastruttura strategica: conto che decine di migliaia di persone possano muoversi in maniera sostenibile entro l’estate del 2027». Salvini è incalzato dalle Iene sui costi ingenti dell’alta velocità italiana: «Non sono io che decido i prezzi. Io cerco i finanziamenti per ciò che i tecnici mi dicono sia utile fare. Poi le gare d’appalto non le faccio io».
Il ministro sale sul palco da solo, alle spalle un mega schermo dove vengono proiettati i numeri dell’azione del governo. L’Anas spenderà in Italia 40 miliardi in 5 anni, di cui 256 milioni in regione.
L’autostrada A4 rientra invece sotto le competenze di Autostrade Alto Adriatico e Salvini ricorda «i 40 chilometri di terza corsia appena resi percorribili». Dopo una lunga digressione sugli inasprimenti contenuti nel nuovo Codice della strada, si passa ai «1.100 cantieri ferroviari aperti da Rfi nel 2024 per un totale di 9 miliardi, numero che non ha precedenti».
Salvini si sofferma sui 340 milioni destinati al nodo di Udine per la dismissione dei passaggi a livello e ribadisce l’impegno da 19 milioni per «il raccordo fondamentale» della lunetta di Gorizia, che semplificherà le connessioni transfrontaliere.
Il vicepremier rivendica «i 15 milioni per modernizzare la flotta degli autobus a Trieste e Pordenone», nonché i 24 milioni per la ciclabilità regionale.
Sulla transizione energetica arriva la stoccata all’Ue: «Vive su Marte chi propone di mettere al bando i motori endotermici nel 2035: distruggiamo la filiera dell’auto e facciamo un enorme regalo alla Cina che produce le batterie». Applausi.
Il segretario della Lega ricorda quindi «i 3,6 miliardi di investimenti sull’idrogeno», di cui 10 a Monfalcone e 3 a Porpetto, per riqualificare aree dismesse e inserirle nella nuova filiera. Ma l’accento è tutto sul nucleare: «Non possiamo continuare a dire di no. Un suicidio. Il governo riporterà l’Italia nella modernità entro fine mandato, immettendo il nucleare nella produzione energetica». Altri applausi.
Dopo il focus dedicato al ponte di Messina – 11,6 miliardi per una struttura da 3.666 metri a campata unica, con pilastri da 399 metri, 6 corsie stradali e 2 binari – la bussola torna a Nord Est.
Sulla velocizzazione della ferrovia Trieste-Venezia, tuttavia, il ministro glissa sul miliardo e seicento milioni mancante da un decennio per completare l’opera. Prima «bisogna capire qual è l’investimento migliore per impattare meno sui territori».
I fondi vengono invece blindati per l’ovovia triestina: sui 60 milioni necessari, il Mit ne procurerà 48,8. Il resto è già stanziato da Regione e Comune. E così lo scoglio finanziario è rimosso, anche se l’iter autorizzativo non è concluso. «È un progetto – dice il ministro – a cui tengo particolarmente. Ci hanno votato per modernizzare il paese. E poi voglio l’abbonamento». Il sindaco Roberto Dipiazza dalla platea propone l’intitolazione dell’opera a Salvini. Segue siparietto apotropaico.
L’excursus su Trieste si conclude sulla rinascita del Porto Vecchio. Salvini chiede alla «pubblica amministrazione di remare nella stessa direzione» e mette nel mirino le Soprintendenze. Parole riprese a margine dal presidente Massimiliano Fedriga: «La grande sfida delle istituzioni è dare risposte celeri. Una cosa è tutelare, un’altra è la discrezionalità che blocca le opere». Il tema si riaffaccia nel pranzo che Salvini consuma alla Marittima con, tra gli altri, Fedriga e l’europarlamentare Anna Cisint: «Abbiamo parlato di autonomia e di possibilità di trasferire alcune responsabilità centrali», dice il ministro, facendo riferimento al progetto di spostare la gestione della Soprintendenza in capo alla Regione.
Non può mancare la domanda sul terzo mandato dei governatori. «La Lega è l’unica a favore, tutti gli altri contro», allarga le braccia il vicepremier. «Ne stiamo discutendo in maggioranza», aggiunge Fedriga, secondo cui «dove c’è l’elezione diretta, giusto che i cittadini scelgano. Se mi chiedessero se voglio farlo direi di sì». —
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