«La partita delle regionali è anche questione di sopravvivenza della Lega, ne va della sua ragion d’essere in Veneto. Non candidare un esponente della Lega, e spero sempre sia Zaia, rischia di farci diventare un partito che non ha più senso qui. Non abbiamo paura di perdere il nostro candidato, c’è invece tutta la determinazione per tenerlo».
Non la tocca piano, Mario Conte, sindaco di Treviso, mercoledì 4 dicembre ospite di un forum nella redazione de “la tribuna di Treviso” dedicato al bilancio 2024 della sua giunta .
Conte, in lizza per il post Zaia, definisce «una possibilità prima di tutto», più che «una speranza o un progetto» la sua eventuale corsa alla Regione. E spiega: «Ho un amore viscerale per Treviso e un senso di responsabilità per quello che abbiamo cominciato… Il terzo mandato riguarda Zaia, ma anche me, tra tre anni finisco il secondo mandato. Dovessi immaginare un futuro, il canale dell’amministratore è quello che sento mio, in politica sono entrato in questa “forma” e mi sento davvero bene, servire la comunità è la cosa più bella che potessi fare nella vita»
Poi lancia avvertimenti. Ad alleati e Lega. «Chi andrà a sedersi al tavolo romano che deciderà le candidature alle regionali non può non tener conto che c’è un esercito di sindaci votati dalla gente, rappresentanti la maggior parte della comunità. E lo potrà fare forte di un consenso popolare locale, che non può non essere considerato a Roma».
Quindi i messaggi interni, da esponente dell’anima più spiccatamente amministrativa della Lega (il “fronte dei sindaci” creato da Zaia e sempre rimasto fuori dai giochi di partito).
«Vero, c’è una Lega che oggi guarda più a destra, e la distanza della Lega di territorio dalla Lega di governo è cresciuta, del resto la nostra è una sensibilità che non guarda certo a destra ma guarda ai bisogni delle persone in modo abbastanza trasversale ».
E quando gli si chiede perché questa Lega più moderata e pragmatica non si faccia sentire nel dibattito interno al partito, Conte raccoglie la sfida: «Credo sia giunto il momento che questa Lega, se prima non ha mai trovato un suo canale per entrare nel gioco interno del partito, lo cerchi. Si deve mettere un po’ da parte anche il mi no vo a combatar, è ora di tirare fuori la nostra forza, la nostra identità e farla sentire anche dentro la Lega».
Nascerà una corrente, parola tabù in Lega, almeno ufficialmente? Zaia ha sempre distinto il piano amministrativo da quello politico, ma è chiaro che lo spostamento verso destra del Carroccio ha creato non pochi contraccolpi in Veneto.
E infine, il Conte presidente di Anci Veneto innesca ulteriori suggestioni: quella di un potenziale partito dei sindaci veneti trasversale.
Ma qui Conte frena subito: «Non è un partito, è una realtà che mi sta dando soddisfazioni enormi, noi sindaci dobbiamo mettere al centro il cittadino, io come presidente di Anci metto al centro i sindaci che pure in una fase difficile e complicata – meno risorse e personale, mille responsabilità – e al al di là delle appartenenze politiche condividono gioie e dolori ma anche tante buone pratiche, ringrazio tutti, dal confronto quotidiano imparo molto. I sindaci, tutti, devono essere un riferimento anche per la politica regionale o nazionale per la loro sensibilità e pragmatismo nei confronti della comunità. La politica guarda a destra e a sinistra? I sindaci guardano ai problemi delle persone che non hanno colore, né nazionalità , penso che oggi il paese abbia bisogno della sensibilità dei sindaci. Lo ha detto anche il voto in Liguria, Emilia e Umbria: han no vinto tre sindaci. E questa sensibilità va ascoltata quando si andrà a decidere chi domani correrà in Veneto».