La polizia di stato di Milano ha eseguito sabato scorso un fermo, già convalidato dal gip di Milano, Luca Milani, nei confronti di una migrante 19enne, originaria del Kenya, Hafsa Bakari Mohamed, che sarebbe stata pronta a partire per la “guerra in Siria” passando dalla “Turchia” e arruolarsi nelle organizzazioni jihadiste vicine all’Isis.
La donna, già ospite di una Comunità d’accoglienza in Italia e con una difficile storia familiare alle spalle, è accusata dalla pm Francesca Crupi con il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il Procuratore di Milano, Marcello Viola, di arruolamento con finalità di terrorismo ed è al centro di un’indagine della Digos di Milano sezione antiterrorismo internazionale e della Direzione centrale della polizia di prevenzione che attraverso il “monitoraggio degli ambienti jihadisti radicali online” ne ha svelato il “processo di radicalizzazione”.
Gli investigatori hanno individuato un profilo social aperto di video sharing nel quale venivano pubblicati, sempre più di frequente, video di propaganda dal contenuto radicale in cui era ritratta una donna con indosso il niqab, poi identificata nella giovane keniota. Sui social metteva “le emoticon dell’iconica bandiera nera” dell’Isis e scriveva “jihad (…)sta più a significare ‘lotta contro i nemici’ (…) non vuoi meritare il livello più alto in Paradiso?”. E a chi le diceva che la guerra santa “è solo per gli uomini” lei citava “l’esempio di ‘Aisha’, seconda sposa di Maometto”, faceva riferimenti al “suicidio a scopo terroristico” e diceva di essere una “supporter dell’Isis”.
E’ stata fermata all’aeroporto di Bergamo dopo aver acquistato un biglietto di sola andata per Istanbul (e aver cercato più volte nei giorni precedenti voli verso il Medioriente anche da Malpensa) ed è stata bloccata appena effettuato il check in al momento dell’imbarco del bagaglio. Nelle settimane precedenti ha avuto diversi contatti con utenze telefoniche situate in Medio Oriente. Si trova in carcere. Le prime analisi sui suoi dispositivi hanno confermato come avesse “maturato interesse per le armi da fuoco” e fosse in contatto con un soggetto in Turchia che la attendeva.
Muhajirat, “la migrante”, era il nomignolo con cui si autodefiniva coi suoi contatti in Medio Oriente preparando l’arruolamento nell’Isis. La 19enne intratteneva diversi contatti con utenze telefoniche in Medio Oriente, oltre ad aver maturato interesse per l’utilizzo di armi da fuoco, come rivelato dal telefono che le è stato sequestrato.
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