Tra le questioni urgenti trattate durante il vertice Nato di Bruxelles tenutosi martedì e mercoledì di questa settimana è emersa l'intenzione dell'Alleanza di pianificare la propria flotta di imbarcazioni senza equipaggio (droni) destinate a proteggere le infrastrutture sottomarine critiche nel Mar Baltico e nel Mediterraneo. A favorire tale decisione il crescente numero di episodi di sabotaggio e danneggiamento accaduti a cavidotti, condutture e nodi di collegamento, che hanno causato interruzioni alle forniture energetiche come alle comunicazioni, in particolar modo quelle informatiche.
Il 17 e 18 novembre scorsi, il cavo di una compagnia di telecomunicazioni posizionato tra Lituania e Svezia è stato reciso, mentre uno di quelli che collegano la Finlandia con la Germania è stato danneggiato. Su entrambi gli episodi sono in corso le indagini. Dopo tali interruzioni, i massimi funzionari della Nato hanno proposto la creazione di una capacità che consentirebbe all'Alleanza di avere occhi permanenti anche al di sotto della superficie marina. L'ammiraglio Pierre Vandier, comandante dell'Alleanza presso la base di Norfolk, Virginia, durante un'intervista rilasciata alla testata specializzata Defence News, ha paragonato l'idea alle telecamere a circuito chiuso della polizia installate sui lampioni stradali nei punti critici urbani per registrare le prove dei crimini commessi. “La tecnologia per realizzare una rete di sorveglianza è disponibile grazie agli Unmanned Surface Vehicles e agli Unmanned Underwater Vehicles, due sigle, Usv e Uuv, che nella Difesa identificano con precisione questo tipo di apparati.” Vandier ha affermato che il suo team è nelle prime fasi di sviluppo di una flotta di Usv realizzata in modo che “la Nato possa vedere e monitorare quotidianamente il suo ambiente”, dapprima controllandolo dalla superficie e in seguito utilizzando anche mezzi permanentemente immersi.
Il nuovo progetto ha già ricevuto grande supporto dal comando centrale di tutte le forze marittime dell'Alleanza, noto con la sigla Marcom, e dal quartier generale operativo dell'alleanza Saceur; e sebbene molti dettagli debbano ancora essere decisi, i funzionari ritengono di poter creare flotte di droni con modelli dispiegati che sono noti e collaudati, basandosi sugli esperimenti condotti dalla Task Force 59 della Marina degli Stati Uniti. “Non c'è ancora un nome per ora, solo Usv Fleet", ha detto Vandier, “in effetti, esiste già, quindi in qualche modo non è un investimento rischioso. Gli Stati Uniti hanno imposto la Task Force 59 nel Golfo per anni, quindi tutto è noto, è più una questione di organizzazione che di creazione di una nuova tecnologia, anche se l'evoluzione tecnica è sempre necessaria e rapidissima”.
Di fatto la Marina statunitense si è organizzata da tempo per questo tipo di operazioni e nel gennaio scorso ha creato il gruppo di lavoro Task Group 59.1 per l'implementazione operativa di sistemi senza pilota, in collaborazione con operatori con equipaggio, per rafforzare la sicurezza marittima nella regione del Medio Oriente. Opera con 23 differenti tipologie di droni inquadrati nelle risorse della Quinta Flotta degli Stati Uniti, la cui area delle operazioni comprende circa 2,5 milioni di miglia quadrate di superficie d'acqua e include il Golfo Arabico, il Mar Rosso, il Golfo di Oman, il Golfo di Aden, il Mar Arabico e alcune aree dell'Oceano Indiano. Una regione sulla quale si affacciano 21 nazioni e dove esistono tre punti critici per le infrastrutture sottomarine: lo Stretto di Hormuz, il canale di Suez e lo Stretto di Bab al Mandeb. “Stiamo portando ai combattenti una tecnologia in erba e lo stiamo facendo in fretta”, aveva affermato in occasione della presentazione della nuova unità il capitano Colin Corridan, commodoro della Task Force 59, che aveva spigato: “Rompere gli schemi del modello di acquisizione delle informazioni tradizionale richiede un livello di connettività maggiore tra i partner del settore e gli operatori e la TF59.1 risponde a questa esigenza. I nostri marinai saranno lì per garantire un'integrazione senza soluzione di continuità delle nuove tecnologie introdotte agli operatori mentre sono in qualsiasi teatro operativo”.
Il tenente Luis Echeverria, ufficiale con oltre 60.000 ore di operatività in mare con mezzi senza pilota, che ha partecipato a 34 operazioni ed esercitazioni con la TF59, ha assunto il comando del gruppo di lavoro, soprannominato “I pionieri” e negli ultimi mesi hanno condotto l'unità in una serie di esercitazioni senza equipaggio per migliorarne l'efficacia. Il commodoro Corridan spiega: “Il bacino di talenti innovativi attratti dal lavoro con sistemi senza pilota è ineguagliabile e grazie a questa esperienza con i robot, i marinai stanno sviluppando la loro prossima generazione che gestirà una flotta di tipo ibrido”. Tornando in ambiente Nato, secondo l'ammiraglio Vandier, l'obiettivo della Alleanza deve essere quello di lanciare la flotta di sorveglianza dei droni prima del prossimo vertice che si terrà nei Paesi Bassi nel giugno 2025.