Nella lista dei venticinque indagati del gruppo neonazista sgominato in Italia dalle Direzioni distrettuali antiterrorismo delle Procure di Bologna e di Napoli ci sono anche un triestino e un pordenonese.
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Il triestino è Fabio Tuiach, 44 anni, con un passato da pugile professionista, ex consigliere comunale di Lega e Forza Nuova, tra le frange dei No vax e No green pass durante le proteste che infiammarono Trieste nel periodo pandemico.
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Il pordenonese è Luigi De Carli, 50 anni, di Cordenons, quale intestatario della scheda sim del telefono in uso al figlio 19enne. L’uomo è difeso dall’avvocato Andrea Cabibbo, che ha dichiarato: «Si tratta di un grande equivoco. La persona è estranea ai fatti. Il figlio, all’epoca minorenne, è già stato ritenuto estraneo a qualsiasi tipo di partecipazione attiva nella chat. Siamo tranquilli e fiduciosi che verrà chiarito quanto prima questo equivoco che l’ha visto coinvolto solo per la titolarità della sim. Già l’indagine della Procura presso il tribunale per i minorenni di Trieste aveva appurato l’estraneità a qualsiasi tipo di partecipazione attiva alla chat da parte del figlio».
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Gli altri indagati sono Andrea Ziosi, Daniele Trevisani, Federico Trevisani, Simonetta Cesari, Davide Milan, Giacomo Buriani, Salvatore Nicotra, Cristian Molari, Luca Porta, Davide Armenise, Simone Sperotto, Alessandro Giuliano, Diego Cavallucci, Valerio Tellenio, Cristian Massimiliano Borghetti, Matteo Boccini, Matteo Quetti, Pierluigi Cilano, Damiano Tiberii, Manuel Brandazzi, Rodolfo Poli, Giuseppe Fallisi e Giovanni Garotti.
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Dodici le persone arrestate e perquisizioni per altre tredici in tutta Italia.
C’erano il comandante, l’editore e l’istruttore nel gruppo suprematista e neonazista, che programmava un attentato nei confronti di Giorgia Meloni.
Daniele Trevisani, Andrea Ziosi e Salvatore Nicotra, arrestati, le tre figure principali, autoproclamatisi nei ruoli principali all’interno dell’organizzazione chiamata “Werwolf Division” e poi “Divisione Nuova Alba”. Secondo gli investigatori, si trattava di una cellula già in grado di realizzare atti eversivi, seguendo le tecniche usate dal cosiddetti lupi solitari, sia suprematisti che jihadisti.
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Oltre a Giorgia Meloni, nel mirino del gruppo anche un economista del World economic forum, Klaus Schwab. L’indagine parte da lontano, tanto che le contestazioni relative all’idea di colpire Giorgia Meloni risalgono al 2023, quando gli investigatori hanno accertato che alcuni indagati tra di loro discutevano della premier definendola una «fascista che perseguita i fascisti». Nei dialoghi si parlava anche di sopralluoghi nelle zone di Palazzo Chigi e Montecitorio per studiare lo scenario dove compiere un possibile attentato: «C’è un albergo davanti al Parlamento – è uno dei dialoghi intercettati – da lì puoi sparare dall’alto».
Uno degli indagati intercettato dopo le perquisizioni del maggio 2023 sosteneva di aver «allenato» cinque persone, «potenzialmente guerriglieri» che avrebbero dovuto sparare alla Meloni. «Trovami un cecchino e attueremo il tuo piano», aveva detto uno di loro.
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Secondo il Gip Nadia Buttelli, il progetto eversivo era tutt’altro che teorico e prevedeva la ricerca di armi sul web e la “formazione” di guerriglieri. Le accuse riguardano, infatti, attività di propaganda, proselitismo e predisposizione di azioni violente, come l’epurazione dei traditori del movimento. Le attività eversive venivano svolte su gruppi Telegram, che sono stati passati al setaccio permettendo di ricostruire come i membri della Werwolf division esprimevano le loro idee che passavano anche per la negazione della Shoah, la supremazia della razza ariana e parlassero di un progetto di sovvertimento dell’attuale ordinamento per l’instaurazione di uno Stato etico ed autoritario. —
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