Europa a un bivio, tra potenziale irrilevanza e nuovo protagonismo: e proprio questo il tema della conferenza Ande in programma oggi, 4 dicembre, alle 17 nella sala Tessitori del Consiglio regionale in piazza Oberdan a Trieste, dal titolo “Dopo il voto Usa e la nomina della nuova Commissione. L’Europa al bivio tra irrilevanza e nuovo protagonismo».
Ma come dare rilievo all’Ue? «Siamo in un contesto molto complesso, con un’Unione europea all’inizio di una nuova legislatura, tra conflitti in Ucraina e Medio Oriente, la competizione globale con Usa e Cina e molti altri fattori di instabilità. C’è un’oggettiva debolezza dell’Europa rispetto ai concorrenti principali, senza dimenticare il nuovo presidente americano, poco prevedibile e non particolarmente interessato ai rapporti con l’Europa». È la diagnosi consegnata a Il Piccolo dall’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, ex diplomatico e presidente dell’Istituto Affari Internazionali.
La nuova Commissione europea è abbastanza forte e capace dal punto di vista geopolitico per rilanciare l’Europa?
«La Commissione è sicuramente attrezzata e Ursula von der Leyen ha il vantaggio di un precedente mandato. Sulla carta, la squadra è sufficientemente forte, ma il vero problema saranno i governi nazionali, che dovranno decidere se, come e quanto dare seguito alle proposte della Commissione. Oggi, purtroppo, vari governi di Paesi Ue sono molto deboli, in particolare quelli di Francia e Germania. E molto divisi su questioni importanti. Divisi anche sull’allargamento ai Balcani».
Sarà possibile colmare il ritardo e integrarli nei prossimi anni? E quali i rischi di un nuovo stallo?
«I Balcani occidentali hanno ricevuto una solenne promessa sull’adesione nel lontano 2003, a Salonicco. Poi, purtroppo, le cose non sono andate come si pensava, in parte per problemi dei Paesi candidati, che hanno ancora riforme da completare e rapporti bilaterali difficili. Ma anche per una certa disaffezione dei Paesi Ue nei confronti dell’ipotesi di nuovi allargamenti. Oggi, l’Ue si è impegnata a rilanciare l’allargamento come risposta all’aggressione russa all’Ucraina. E un’apertura rivolta a Ucraina e Moldova non può non coinvolgere anche i Balcani, che sono in sala d’attesa da molti anni e che hanno fatto tanti progressi. E la cui stabilità, progresso e sicurezza sono nell’interesse dell’Ue, Italia in testa. Ucraina che continua a difendersi dall’aggressione russa».
È preoccupato da un’escalation e da un allargamento del conflitto? E cosa deve fare di più l’Europa per aiutare Kiev?
«Più che da un allargamento del conflitto sono preoccupato perché non mi è chiaro su quali basi si potrebbe arrivare a una soluzione politica e negoziata della guerra. Sappiamo che Trump ha promesso di fare qualcosa, ma i problemi sono numerosi. Non c’è solo la questione territoriale, ma anche il tema delle garanzie di sicurezza all’Ucraina e dello status del Paese in Europa. E su questo bisognerà fare i conti con Putin, il cui obiettivo è sempre stato quello di recuperare l’Ucraina nella sfera di influenza russa».
Paesi nordici e Germania sembrano preparare i cittadini a un conflitto, anche nucleare. Putin può spingersi fino all’indicibile o le sue sono solo minacce vuote?
«Finora ha agitato lo spettro del ricorso al nucleare in numerose occasioni, ma di fatto non ha mai preso iniziative concrete in questo senso. Sarebbe un salto di qualità spaventoso nella dinamica del conflitto e ritengo che Putin sappia calcolare tutte le conseguenze dell’uso dell’arma nucleare, anche eventualmente nella forma meno impattante di armi cosiddette “di teatro”, che hanno una gittata più corta. Ma che sono comunque tremendamente letali e provocherebbero danni enormi anche allo stesso territorio russo. Sono abbastanza fiducioso che, per ora, si tratti di minacce che non saranno seguite da iniziative concrete».
Infine, Trump. Che effetti negativi può avere la nuova presidenza Usa sull’Europa?
«Molto difficile fare previsioni sulle mosse di Trump. Sarà una sfida per l’Europa, come abbiamo visto nel suo primo mandato. E vedo almeno quattro settori su cui potrebbero esserci conseguenze per l’Europa: l’eventuale imposizione di dazi sulle importazioni negli Usa, una divaricazione sulle politiche di contrasto al cambiamento climatico e sulla transizione energetica, una concreta possibilità che l’amministrazione Usa chieda in maniera più pressante agli europei di spendere di più sulla difesa. E la possibilità, se Washington deciderà di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina, che chieda contestualmente all’Ue che sia essa a fornirli». —
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