Il clima di veleni è diventato irrespirabile. “Se Salvini muore champagne, e se non muore Molotov!”: è la scritta ignobile comparsa su un pannello di sughero per strada. Lo stesso vicepremier l’ha postata e commentata sui social. “Qualcuno invita ad attaccare la Lega e il sottoscritto, qualcun altro invita alla rivolta sociale. Sono questi i frutti avvelenati dell’odio e del rancore, per ora solo sui muri, che comunque non ci fermeranno. Mai”. Non ci si potrà mai arrendere all’odio che queste ulteime settimabe in particolare stanno consegnando da diverse piazze italiane.
Fantocci della premier e di ministri vengono bruciati da due anni nelle pubbliche piazze, accompagnati da slogan ingiuriosi. Il tutto è deflagrato negli ultimi giorni in diverse piazze italiane, in particolare nel giorno dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil lo scorso venerdì 29 novembre. Del resto, la guerriglia di Torino, i toni, gli slogan hanno dato l’esatta misura della tensine alle stelle.
La saldatura tra centri sociali e pro Pal, attaccchi alle forze dell’ordine ha dato il peggio di sé seminando allarmi per il ritorno di un clima troppo virulento che ricorda anni passati. Il tutto viene sminuito e derubricato a “libera manifestazione del dissenso”. Dalle tv e dai talk show esponenti della sinistra si ostinano a difendere ragazzi e attivisti “che vanno ascoltati”. I più protervi danno la colpa al governo di questo clima. Bene ha fatto il leader leghista e vicepremier a postare questa scritta di morte nei suoi confronti. Dal suo commentoemerge anche un chiaro riferimento a un a delle espressini più contestate del segretario della Cgil Maurizio Landini, che ha invitato chi lo ascoltava alla “rivolta sociale”. Per poi alzare il tiro, chiarendo di volere “rivoltare il Paese come un guanto”. Non è il momento di scherzare col fuoco. Il risultato è l’orrore che scorre anche sui muri delle nostre città.
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