I dati sul lavoro che l’Istat ha consegnato non mentono ma i sindacati si ostinano a non volerli vedere. L’aumento dell’occupazione e il quadro del mercato del lavoro è l’opposto di quello disegnato da Landini e Bompardieri. E’ l’opposto delle motivazioni dello sciopero andato in scena con i rulli dei tamburi della “rivolta sociale”. A ottobre il numero di occupati torna a crescere di +47mila unità, attestandosi a 24 milioni 92mila, segnando il record per il tasso di occupazione che sale al 62,5% (+0,1 punti): si tratta del livello più alto mai registrato dall’inizio delle serie storiche. Rispetto a un anno fa – ottobre 2023 viaggia con il segno positivo: +363mila occupati, sintesi dell’aumento tra i dipendenti permanenti (+449mila) e tra gli autonomi (+127mila) e del calo tra i dipendenti a termine (-212mila). Luciano Capone sul Foglio commenta: “il segretario della Cgil Maurizio Landini ha più volte dichiarato che le cose vanno malissimo: aumenta la precarietà, si riducono le ore lavorate e, basandosi sui dati Istat del solo mese di settembre, l’occupazione è in calo. Tutte affermazioni false e facilmente smentibili”.
L’analisi dell’editorialista rende giustizia ai numeri che Cgil e Uil non considerano. “Per il III trimestre 2024 c’è un aumento delle ore lavorate dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente; e dell’1,5 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2023”. Sull’occupazione si registra non solo un ottobre record. L’Istat addirittura fa una correzione: il mese scorso – settembre- non si è registrata una battuta d’arresto come fu divulgato: ossia un calo dell’occupazione pari a -63 mila unità che aveva riportato l’occupazione sotto la soglia di 24 milioni (23,983 milioni). “I dati di ottobre dell’Istat, con la revisione della serie, mostrano ora che a settembre l’occupazione era pari a 24,045 milioni: 62 mila unità in più rispetto alle stime del mese scorso. Praticamente il calo non c’è stato”.
Capone fa notare pertanto la valutazione sbagliata di Cgil e Uil. I dati smenitscono clamorosamente il duo sindacale e le sinistre a rimorchio. “Da quando si è insediato il governo Meloni (22 ottobre 2022), dopo due anni esatti, in Italia ci sono 850 mila occupati in più”. Il trend non è merito solo del governo Meloni, fa notare l’editorialista, si tratta di un trend “che prosegue ininterrotto da quattro anni, quando c’era il governo Draghi”. Aggiungiamo noi che la politica prudente del governo ha stabilizzato il quadro. Le assunzioni sono quasi tutte stabili, sui sottolinea nell’articolo. Eppure questo quadriennio, “mentre l’occupazione aumentava a colpi di circa 40 mila unità al mese e mezzo milione all’anno, è stato caratterizzato da quattro scioperi generali indetti da Cgil e Uil, prima contro Draghi e poi contro Meloni. La più grande striscia consecutiva di scioperi generali dal Dopoguerra”.
Situazione veramente ridicola. Non solo, Cgil e Uil stanno facendo una figuraccia anche su un altro fronte. Il governo Meloni ha fatto un taglio del cuneo fiscale (reso strutturale con questa legge di Bilancio) che è stato superiore alle stesse richieste iniziali dei sindacati: “volevano un taglio di 5 punti, la riduzione è stata di 7 punti”. La risposta di Landini e Bombardieri è sempre stata la stessa: sciopero generale e dicembre nero con 15 scioperi già annunciati. Sono al ridicolo. Ci ricordiamo quando lo scorso anno sfidavano il governo a rendere strutturale il taglio. Ora sono rimasti senza parole e procedono con scioperi a cui i lavoratori non credono più.
L'articolo Landini e Bombardieri proseguono la sceneggiata nonostante i dati sul lavoro li sbugiardino sembra essere il primo su Secolo d'Italia.