Signore e signori, attenzione! La telenovela corporate dell'anno ci regala un colpo di scena da manuale: Carlos Tavares, l'amministratore delegato portoghese dal portafoglio più pesante del settore automobilistico, ha deciso di appendere il volante al chiodo. Dimissioni con effetto immediato. Fine. Kaput. E, come si suol dire, "stacco il cavo e grazie per tutti i milioni".
Un addio da star
Per chi non lo conoscesse – e stentiamo a credere che qualcuno possa ignorare un tale luminare della gestione aziendale – Tavares, 66 anni e una carriera tanto luccicante quanto il cofano di una Ferrari appena lucidata, è l'uomo che in quattro decadi ha messo la firma su alcune delle più grandi imprese automobilistiche del mondo. Ha lavorato con Nissan, Renault, Peugeot e infine Stellantis, dove è entrato con il piede di piombo e, a quanto pare, ne esce con il portafoglio esplosivo.
Cifre in ballo? Circa 100 milioni di euro di liquidazione. Una cifra che farebbe girare la testa persino a Elon Musk, il quale però ha altri problemi (e 56 miliardi di ragioni per non preoccuparsene troppo).
Vita e miracoli di un maniaco delle performance
Tavares non è solo sinonimo di "soldi a palate". È anche un personaggio sopra le righe: maniaco del cronometro, fautore di riunioni brevi (massimo 30 minuti, perché, diciamolo, chi ha tempo per la diplomazia?), e appassionato di slogan motivazionali in calce alle email. I suoi preferiti? "Let’s win" e "Keep on fighting", che tradotti significano "Vinceremo" e "Continuiamo a combattere". La traduzione reale, però, potrebbe essere qualcosa tipo: "Datevi una mossa, o siete fuori".
Politica, parlamenti e polemiche
Non si può certo dire che il buon Carlos abbia lasciato tutti col sorriso. La sua gestione di Stellantis, per alcuni, è stata una montagna russa con più discese che salite. Il Parlamento italiano, ad esempio, lo ha criticato pesantemente per la sua audizione a ottobre, mentre la Lega ha già puntato il dito chiedendo conto della liquidazione: "Ma 100 milioni di euro per fare cosa esattamente?"
Il confronto con Musk: guerre stellari (non Stellantis)
A proposito di stipendi stratosferici, è impossibile non fare un salto oltreoceano e parlare di Elon Musk. Il tribunale del Delaware ha recentemente dichiarato il suo compenso da 56 miliardi di dollari "eccessivo e ingiusto". Ma, come ogni telenovela che si rispetti, gli azionisti di Tesla hanno deciso di ignorare il tribunale e di ripristinare tutto. Il che ha ovviamente scatenato il nostro caro Elon, che su X (ex Twitter) si è scagliato contro i giudici con la sottigliezza di un meteorite: "Gli azionisti dovrebbero controllare le aziende, non i giudici".
La morale della favola
Se c’è qualcosa che impariamo da queste vicende è che i CEO di alto livello non sono solo manager, ma veri protagonisti di soap opera. Carlos Tavares se ne va tra bonus stellari e polemiche, mentre Elon Musk continua a dominare i titoli, gli schermi e, probabilmente, anche i cieli.
E noi? Noi siamo qui, pronti a versare una lacrimuccia per quei 100 milioni di euro, mentre torniamo alla nostra vita normale. O, come direbbe Tavares, "Keep on fighting".