Assalto dell’Arma allo spaccio di droga gestito dai criminali di origini nigeriane, martedì 3 dicembre mattina raggiunti dalle divise non solo a Venezia ma anche a Padova, Conegliano (Treviso) e persino Campobasso.
I carabinieri hanno ricostruito il sistema attraverso mesi di interrogatori, hanno ascoltato il cliente che prendeva appuntamento con il suo pusher di fiducia al telefono, quello che continuava a rifornirsi dallo stesso spacciatore da oltre tre anni, il tossicodipendente che ha confessato oltre cento acquisti solo nell’arco di un’estate.
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Poi, quando hanno avuto in mano un quadro completo, i militari hanno fatto scattare il blitz, che ha coinvolto tre diverse province venete ma che, nel cuore della sua orbita, mostrava sempre il quartiere Piave di Mestre, epicentro degli scambi di droga non solo del Veneziano ma di tutto il Triveneto.
Le indagini sono proseguite da giugno a ottobre del 2023, ma riguardano un arco temporale anche più lungo, che forse arriva fino al periodo di massima espansione della mafia nigeriana sul territorio, quando proprio alle porte della stazione di Mestre si vendeva e consumava la famigerata eroina gialla, responsabile dell’impennata delle statistiche sulle morti di overdose nel Veneziano soprattutto tra il 2017 e il 2019.
Gli individui finiti martedì 3 dicembre mattina nel mirino della Procura di Venezia e dei carabinieri della Compagnia di Mestre, delle unità cinofile del nucleo di Torreglia (Padova) e dalle squadre d’intervento operativo del quarto battaglione mobile “Veneto” sono stati identificati come un gruppo di spacciatori nigeriani non stanziali: gestivano, in regime di monopolio, una delle più fiorenti piazze di spaccio nel quartiere “Piave” a Mestre, che ogni giorno raggiungevano in treno dalle province di Padova e Treviso.
Per gli scambi di stupefacenti venivano messe in atto particolari accortezze, a cominciare dall’impiego sistematico di “vedette” impegnate a intercettare i controlli delle forze dell’ordine.
La droga, cocaina o eroina, veniva scambiata per 15 o venti per dose da 0,2 grammi e gli acquirenti spesso contattavano preventivamente i pusher per concordare il luogo della consegna, mentre altre volte si recavano direttamente sul posto, senza anticiparsi al telefono, certi di trovare qualcuno degli indagati con la droga da acquistare. Le dosi venivano occultate dagli spacciatori in bocca con il chiaro intento di potersene immediatamente disfare o addirittura ingerirle nel caso di inaspettati controlli di polizia.
Tra i clienti, anche diversi minorenni: tutti estremamente fidelizzati: uno dei tossicodipendenti ha infatti dichiarato di aver acquistato una dose al giorno per tre anni, mentre un altro di aver comprato cocaina nei mesi estivi, nel quartiere “Piave”, almeno 100 volte.
Nel periodo delle attività investigative sono state arrestate 8 persone in flagranza di reato, nonché sequestrati 200 grammi di cocaina e eroina per un valore di circa 8.000 euro. Inoltre, sono state segnalate all’Autorità Prefettizia, per i provvedimenti di competenza, 18 assuntori di sostanze stupefacenti.
Degli 11 indagati, 4 sono stati ristretti presso le Case Circondariali di Venezia, Padova e Campobasso in quanto destinatari di custodia cautelare in carcere, 2 sono stati sottoposti al divieto di dimora nella Città Metropolitana di Venezia in quanto i fatti a loro contestati sono stati ritenuti di lieve entità, mentre 5 sono attivamente ricercati.