«Sul corpo di Liliana Resinovich c’è stata l’azione di terzi». Sul contenuto della relazione medico-legale, che i consulenti della Procura di Trieste depositeranno entro il 15 dicembre, viene mantenuto il massimo riserbo. Emerge un’unica indiscrezione: il documento rivelerà che sul corpo della 63enne – sparita da casa il 14 dicembre del 2021 e ritrovata cadavere il 5 gennaio 2022 nel boschetto ai margini dell’ex ospedale psichiatrico – ci sono dei segni, delle lesioni, prodotte da terze persone.
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Una conclusione che apre a scenari completamente diversi rispetto a quelli svelati dalla prima perizia medico-legale consegnata alla Procura, ovvero quella firmata da Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, e che escludeva l’azione di terzi. Verrà confermato, invece, che la morte è avvenuta per lenta asfissia.
Vittorio Fineschi, un luminare della Medicina legale, professore ordinario alla Sapienza, assieme al medico legale Stefano D’Errico è il consulente di parte incaricato dall’associazione Penelope, che supporta il fratello e la nipote di Liliana. Lunedì scorso, era presente all’ultimo confronto che all’Istituto di Medicina legale dell’Università di Milano ha riunito i consulenti incaricati dalla Procura – l’antropologa forense Cristina Cattaneo, i medici legali Stefano Tambuzzi e Biagio Eugenio Leone, e l’entomologo Stefano Vanin – e quelli delle parti lese.
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«Nella risposta ai quesiti posti dal gip – si limita a dichiarare Fineschi – e sui quali il nuovo esame autoptico doveva indagare, si apriranno nuovi scenari, perché dalla relazione emergerà l’azione di terzi».
L’indiscrezione è stata confermata al Piccolo anche da altri professionisti presenti alla stessa riunione. E aprirebbe all’ipotesi che la donna sia stata picchiata, colpita, che dopo la sua uscita dall’appartamento di via Verrocchio sia successo qualcosa di diverso da quello emerso fino ad oggi dalle indagini.
Sebastiano Visintin, marito di Liliana, si dichiara «tranquillo, non ho nulla da nascondere». E aggiunge che «i miei consulenti mi hanno anticipato che forse quei segni evidenziano che abbia preso delle sberle. Sono distrutto da tutto quello che sta emergendo ed è bene che venga a galla la verità: peccato che certi elementi non siano emersi prima».
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La nuova relazione medico-legale era stata disposta dal gip Luigi Dainotti, che nel giugno del 2023 aveva rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, prescrivendo nuovi accertamenti. I resti della donna erano stati riesumati dal cimitero di Sant’Anna e trasferiti nell’obitorio dell’Istituto di Medicina legale dell’Università di Milano, dove Cattaneo opera.
Per capire quali lesioni abbiano convinto l’antropologa forense e gli altri professionisti che sul corpo di Liliana ci sia stata l’azione di terzi bisognerà attendere che la relazione venga depositata.
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I segni più evidenti, già emersi dal primo esame autoptico, sono quelli sulla parte destra del volto, ovvero una tumefazione sulla palpebra, una macchia ematica sulla narice, un segno sul labbro inferiore. Ci sono poi due infiltrazioni emorragiche rispettivamente sulla lingua e sull’orecchio sinistro.
Ora, dalla seconda autopsia, che oltre ad analizzare i resti del corpo ha avviato una rilettura delle analisi alle quali era stato sottoposto il cadavere a pochi giorni dal ritrovamento, sono emerse altre lesioni. Ovvero una lieve frattura alla lamina della seconda vertebra toracica, che sembra risalire a poco prima del decesso, e un’infiltrazione, un’emorragia sulla mano destra.
Non ci sarebbe, invece, quella «possibile antica frattura al naso», che veniva riportata nella prima relazione medico-legale. —
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