“Intorno, erano tutti agitati. Noi abbiamo lavorato tranquilli, sapevamo cosa fare”. Lorenzo Ghini, presidente della Fratellanza Militare di Firenze a cui rispondeva l’ambulanza che ha trasportato Edoardo Bove all’ospedale Careggi, ha raccontato ai microfoni di Firenzetoday com’è avvenuto il salvataggio del calciatore della Fiorentina crollato sul terreno di gioco durante la partita contro l’Inter a causa di un malore.
“La famosa polemica dell’ambulanza che non è entrata in realtà è una scelta ponderata, perché il rischio di rimanere bloccati è cosi elevato che potrebbe inficiare l’intervento. Tutto è frutto di analisi ed errori precedenti che poi ci portano a definire procedure più ricche si soluzioni e meno di problemi”, ha dichiarato Ghini.
“All’interno del campo ci sono sempre due squadre, una formata da volontari di livello avanzato e l’altra da due volontari di livello avanzato e il medico di medicina d’emergenza”, ha precisato il presidente che poi ha proseguito: “Negli zaini abbiamo tutta la riproduzione delle attrezzature che troviamo poi nelle ambulanze, come defibrillatori, monitor e farmaci. In quel momento, i medici della Fiorentina e il nostro medico hanno avuto accesso circa 30 secondi dopo che Bove è caduto a terra. Un tempo strettissimo, se si pensa che l’intervento medio in città con l’ambulanza è di 8 minuti. Il trasporto dallo stadio all’ospedale di Careggi è durato 3 minuti. È entrato in sala rossa a Careggi dopo 13 minuti dall’episodio. Abbiamo sfiorato la perfezione”.
Riguardo all’intervento di Danilo Cataldi, che ha evitato il soffocamento del compagno di squadra spostandogli la lingua con le mani: “Sono manovre generosissime, quindi mi tolgo il cappello – ammette Ghini – ma in realtà non sono assolutamente indicate. Qualsiasi corso di pronto soccorso base dice che le mani in bocca non vanno messe, sia per l’incolumità del soccorritore, sia per quella di chi viene soccorso. Questo perché può procurare una lesione alle dita se la persona assistita chiude la bocca. Dall’altra parte, se le metto in maniera impropria posso procurare delle ferite nella bocca il cui sanguinamento può creare problemi per le vie aeree. Il gesto è apprezzabilissimo, usiamolo per divulgare un messaggio un po’ più ampio: poche ore dedicate ad un corso di primo soccorso permettono di effettuare manovre salva vita corrette e non guidate dall’emozione”.
L'articolo Edoardo Bove, parlano i primi soccorritori: “Dal trasporto in ambulanza all’arrivo in ospedale, ecco come come abbiamo agito” proviene da Il Fatto Quotidiano.