Ancora un posto scoperto nella pianta organica del Comune di Teglio. Se ne va un dipendente assunto ad agosto. Il Comune di Teglio, il più piccolo della Città metropolitana, è costretto sempre di più a ricorrere ai servizi esterni.
Stavolta a lasciare il posto vacante è stato il dipendente assunto per seguire l’Ufficio segreteria e scuola. Il professionista è stato assunto dal vicino Comune di San Donà.
Oscar Cicuto, il sindaco, è costretto ancora a lavorare all’Ufficio tecnico, mentre il suo collega sindaco di Cinto, il presidente della Conferenza dei sindaci, Gianluca Falcomer, ritiene che molti scappano dai Comuni di confine per accasarsi in qualche comune del vicino Friuli, regione a statuto speciale che ricorre a una legislazione più vantaggiosa, di quella ordinaria, per assumere dipendenti. Falcomer però intravede delle soluzioni.
A Cicuto, a conti fatti, mancano tre dipendenti, e una dei nove che restano ha chiesto un part-time. «Non ho un dipendente che servirebbe per la polizia locale, uno al servizio sociale anche part-time, uno in biblioteca», dice il sindaco. «Attualmente il servizio è esternalizzato e affidato al consorzio Turismo Veneto Orientale. Non è però la stessa cosa: mi serve una bibliotecaria».
Quindi oltre al danno la beffa: senza dipendenti il Comune rischia di spendere molto di più di uno stipendio per l’assunto, esternalizzando i servizi. È il cane che si morde la coda? «Più o meno» conclude Cicuto «Il servizio di Ufficio tecnico continuo a farlo io. Un dipendente sarà a disposizione solo alla fine del 2025 per questo ufficio. Ho supporti esterni, che come Comune dobbiamo pagare. Una dipendente dell’Ufficio Tecnico è in regime di part time e fa solo edilizia. Per il resto copriamo io e il servizio esternalizzato».
Falcomer intravvede, invece, possibili soluzioni. «I nostri comuni» accusa Falcomer «non solo devono affrontare le difficoltà strutturali tipiche della pubblica amministrazione, ad esempio, i vincoli alle assunzioni e la difficoltà di attrarre giovani talenti, ma si trovano anche in una posizione di svantaggio competitivo rispetto ai comuni friulani. Per affrontare queste sfide, sarebbe necessario un intervento strutturale a livello regionale e statale, che potrebbe includere l’adeguamento salariale per i dipendenti dei Comuni veneti al confine, introducendo indennità di compensazione territoriale per ridurre il divario; concorsi congiunti Veneto-Friuli Venezia Giulia, che garantiscano una distribuzione equilibrata del personale tra le due regioni. Infine nuove politiche di incentivazione locale, come benefit per i dipendenti comunali che lavorano in aree svantaggiate o di confine. Il problema non riguarda solo la gestione interna dei comuni, ma riflette una sfida più ampia per il sistema amministrativo e la competitività del Veneto Orientale. Per questo, diventa cruciale» conclude Falcomer, «un confronto istituzionale con il Friuli Venezia Giulia per trovare soluzioni condivise e tutelare i comuni veneti in un contesto competitivo sempre più difficile».