Terremoto politico a Parigi con il governo guidato da Michele Barnier e benedetto del presidente Macron, sull’orlo di una crisi. Dopo l’utilizzo dello strumento del 49.3 – l’articolo della Costituzione francese che consente al governo in carica di far passare un provvedimento (in questo caso la manovra finanziaria) senza discussione in aula ma ponendo la questione di fiducia – l’esecutivo Barnier può infatti aspettarsi una mozione di sfiducia delle opposizioni di destra e sinistra coalizzate a partire da mercoledì.
La sfiducia e la caduta del governo sembrano ormai inevitabili e il Rassemblement National di Marine Le Pen l’ha presentata anche formalmente a metà pomeriggio. Come annunciato dalla stessa Le Pen, il Rassemblement National voterà la mozione di sfiducia contro il governo francese presentata dai propri deputati e quella della sinistra riunita nel Nuovo Fronte popolare. La capogruppo del Rassemblement National ha infatti definito “ingiusta” la manovra del governo.
Anche una deputata macroniana simbolo del movimento “Ensemble pour la République” come Aurore Bergé sembra essersi arresa: “Purtroppo – ha detto ai microfoni di Bfm – l’ipotesi più verosimile è quella della sfiducia, ma io spero non sia ineluttabile e che le opposizioni ritrovino la ragione”. Una crisi che arriva in coincidenza con la visita di Stato di tre giorni di Macron in Arabia Saudita. L’inquilino dell’Eliseo è il più citato nelle dichiarazioni di queste ore di una crisi senza precedenti nella storia repubblicana francese.
Insomma, manca ancora l’atto formale, ma per Michel Barnier le prossime dovrebbero essere le ultime ore alla guida del governo francese. Tutto si è svolto secondo le previsioni della vigilia: non sono bastati gli appelli di Gabriel Attal che ha richiamato al “bisogno di stabilità politica, stabilità istituzionale, stabilità economica”, sostenendo che la caduta dell’esecutivo “porterebbe solo dei perdenti”; e nemmeno il tentativo, in Aula, dello stesso Barnier, che ha definito la situazione attuale “un momento di verità che pone ciascuno davanti alle proprie responsabilità”.
Da sinistra, il leader de La France insoumise (Lfi), Jean-Luc Melenchon, ha dichiarato che il governo “cadrà'” e che il presidente Emmanuel Macron, “unico responsabile della crisi finanziaria e politica, deve andarsene per ridare la parola ai francesi”. La deputata di Lfi, Mathilde Panot, ha già confermato che il Nuovo fronte popolare (Nfp), la coalizione di sinistra, presenterà una mozione di censura. Anche il Partito socialista ha annunciato che voterà a favore della censura, denunciando “il rifiuto di Barnier di dialogare con i socialisti e la sinistra”, “il tentativo di comprare i voti del Rn sottomettendosi a esso e questo passaggio di forza con il 49.3”.
Il terremoto parigino ha avuto effetti pesanti anche sui mercati. Le Borse europee, alla fine, sono riuscite a chiudere tutte in territorio positivo, non senza difficoltà. A brillare è stata la Borsa di Francoforte, con un guadagno dell’1,6%, seguita da Madrid (+0,8%), Amsterdam (+0,7%) e quella Zurigo (+0,6%). Più indietro Londra (+0,3%) e Parigi che ottiene sul finale una sofferta parità.
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