Questo tema, in Italia, è stato sempre affrontato in modo molto superficiale. Al di là di piccole realtà editoriali, i grandi Gruppi hanno trovato accordi con l’azienda di Sam Altman per far utilizzare i propri contenuti giornalistici anche per addestrare i modelli di intelligenza artificiale. Al netto delle questioni – come quelle citate dal nostro Garante Privacy nelle scorse ore – relative ai diritti dei cittadini e al trattamento dei loro dati, in ballo c’è anche il futuro – già sgangherato – del giornalismo. E non è un caso che un nutrito gruppo di cinque agenzie di stampa canadesi abbiano intentato una causa contro OpenAI. Il motivo? Sempre lo stesso, a livello internazionale: la violazione del diritto d’autore.
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Esattamente come accaduto nella vicenda – ancora in fase di valutazione da parte dei giudici americani – tra il New York Times e l’azienda di San Francisco, le cinque agenzie di stampa canadesi contro OpenAI sostengono una tesi molto diffusa in diverse parti del mondo: i modelli di intelligenza artificiale sviluppati dall’azienda di Sam Altman – attraverso lo scraping dei “dati pubblici” – viola il copyright dei contenuti che utilizza per addestrare i modelli alla base dei suoi prodotti. In particolare, il riferimento è – ovviamente – a ChatGPT.
La denuncia, depositata la scorso fine settimana, è firmata da Torstar, Postmedia, The Globe and Mail, The Canadian Press e CBC/Radio-Canada. Nel comunicato stampa si legge:
«OpenAI viola regolarmente il copyright e i termini di utilizzo online estraendo grandi quantità di contenuti dai media canadesi per aiutare a sviluppare i suoi prodotti, come ChatGPT. OpenAI sta capitalizzando e traendo profitto dall’uso di questi contenuti, senza ottenere il permesso o compensare i proprietari dei contenuti. Le dichiarazioni pubbliche di OpenAI secondo cui è in qualche modo giusto o nell’interesse pubblico che usino la proprietà intellettuale di altre aziende per il proprio guadagno commerciale sono sbagliate. Il giornalismo è nell’interesse pubblico. Il fatto che OpenAI usi il giornalismo di altre aziende per il proprio guadagno commerciale non lo è. È illegale».
Il concetto parte da una base: i media (e non solo quelli canadesi) investono soldi per pagare giornalisti, raccogliere informazioni e storie da pubblicare nell’interesse pubblico. Invece, celandosi dietro alla dottrina del “fair use”, OpenAI trai profitto prendendo informazioni proprio da articoli che, tra l’altro, per essere scritti e pubblicati devono rispettare alcune regole concernenti esclusivamente il diritto di cronaca giornalistica.
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