Ogni anno, il 1° dicembre, il mondo si unisce per celebrare la Giornata Mondiale contro l’AIDS. Questa giornata è un’opportunità per sensibilizzare sull’HIV, promuovere la prevenzione e combattere lo stigma che ancora circonda chi vive con l’AIDS. In particolare, pone l’attenzione sull’epidemia mondiale di AIDS dovuta alla diffusione del virus HIV. Ma perché il 1° dicembre è così significativo e cosa rappresenta davvero questa giornata?
La Giornata internazionale contro l’AIDS, nota anche come World AIDS Day, è stata istituita nel 1988 a seguito di un Summit mondiale dei ministri della sanità sui programmi dedicati alla prevenzione dell’AIDS di quell’anno. In seguito, è stata adottata in tutto il mondo da associazioni e governi.
Dal 1987 al 2007 la Giornata Mondiale contro l’AIDS è stata organizzata dall’UNAIDS, cioè l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa del contrasto all’AIDS. Come scrive Onuitalia.it, è stata la prima giornata mondiale della salute ed è diventata una delle principali ricorrenze mondiali.
La scelta della data per la Giornata mondiale contro l’AIDS si deve a James W. Bunn e Thomas Netter, due funzionari del Programma Mondiale sull’AIDS dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che proposero la loro idea al dottor Jonathan Mann, direttore del Programma, che la approvò: secondo Mann, la data era azzeccata in quanto permetteva di massimizzare l’attenzione e la copertura mediatica dell’evento, visto che era sufficientemente lontana dalle elezioni statunitense ma prima delle vacanze di Natale.
Il nastro rosso, noto anche come Red Ribbon, è il simbolo della Giornata internazionale contro l’AIDS. In base alle informazioni diffuse dal sito di World AIDS Day, il nastro o fiocco rosso è stato ideato per la prima volta nel 1991 da dodici artisti per creare un simbolo di consapevolezza e supporto per le persone con HIV.
Secondo quanto riporta Vouge, no degli aneddoti più famosi legati al nastro rosso è datato 1992, quando al Wembley Stadium di Londra ne furono distribuiti più di 100mila durante il concerto tributo a Freddy Mercury. Quel giorno ne indossò uno anche George Michael, che era lì per esibirsi. Inoltre, viene specificato che i nastri rossi si ispiravano a quelli gialli legati sugli alberi per mostrare sostegno ai militari statunitensi che combattevano la Guerra del Golfo.
La Giornata Mondiale contro l’AIDS è molto più di un semplice appuntamento simbolico: rappresenta un’occasione fondamentale per fare il punto della situazione che, nonostante i progressi medici, resta una delle maggiori sfide globali per la salute pubblica.
Secondo un recente report dell’UNAIDS, “il mondo può raggiungere l’obiettivo concordato di poter porre fine all’AIDS come minaccia per la salute pubblica entro il 2030, ma solo se i leader proteggono i diritti umani di tutti coloro che vivono con l’HIV e sono a rischio di esserlo”.
“Nonostante gli enormi progressi compiuti nella risposta all’HIV, le violazioni dei diritti umani impediscono ancora al mondo di porre fine all’AIDS”, ha affermato Winnie Byanyima, Direttore esecutivo dell’UNAIDS. “Quando alle ragazze viene negata l’istruzione; quando c’è impunità per la violenza di genere; quando le persone possono essere arrestate per quello che sono o per quello che amano; quando una visita ai servizi sanitari è pericolosa per le persone a causa della comunità da cui provengono, il risultato è che alle persone viene impedito di accedere ai servizi per l’HIV che sono essenziali per salvare le loro vite e porre fine alla pandemia di AIDS. Per proteggere la salute di tutti, dobbiamo proteggere i diritti di tutti”.
Secondo i dati diffusi, esistono 39,9 milioni di persone che vivono con l’HIV, di cui 9,3 milioni non hanno ancora accesso alle cure salvavita. L’anno scorso 1,3 milioni di persone in tutto il mondo hanno contratto l’HIV. In 28 paesi l’infezione è in aumento. Uno dei più grandi problemi relativi al tema però è la stigmatizzazione e la criminalizzazione delle comunità emarginate, che ostacolano l’accesso ai servizi sanitari.
Celebrare questa giornata significa ricordare che l’AIDS non è solo un problema sanitario, ma una questione di diritti umani, giustizia sociale e solidarietà. Serve l’impegno di tutti: governi, istituzioni sanitarie, ONG e cittadini.
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