Il calo delle nascite, il valore della maternità e dunque aborto e utero in affitto nel messaggio della Cei per la 47esima Giornata nazionale per la vita che si celebrerà il 2 febbraio 2025. “Quale futuro c’è per una società in cui nascono sempre meno bambini? La scelta di evitare problemi e sacrifici renderanno davvero migliore la vita di oggi e di domani? Il riconoscimento del ‘diritto all’aborto’ è davvero indice di civiltà ed espressione di libertà?”. Questi gli interrogativi posti nel documento della Conferenza episcopale italiana. Nel messaggio si sottolinea anche che “in quanto credenti, riconosciamo che ‘l’apertura alla vita con una maternità e paternità responsabile è il progetto che il Creatore ha inscritto nel cuore e nel corpo degli uomini e delle donne. Una missione che il Signore affida agli sposi e al loro amore”.
Dopo il riconoscimento “alle tante famiglie che accolgono volentieri il dono della vita” e all’incoraggiamento alle giovani coppie “a non aver timore di mettere al mondo dei figli”, arriva un lungo passaggio sull’aborto. I vescovi mettono in luce alcune interpretazioni fuorvianti della 194. La legge – ricordano – si poneva l’obiettivo di eliminare la pratica clandestina dell’aborto. “Ma nel tempo ha generato nella coscienza di molti la scarsa o nulla percezione della sua gravità. Tanto da farlo passare per un ‘diritto’, mentre ‘la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano”. Per di più – si legge- “restano largamente inapplicate quelle disposizioni tese a favorire una scelta consapevole da parte della gestante e a offrire alternative all’aborto”. La chiave di volta è l’offerta degli aiuti necessari sia durante la gravidanza che dopo il parto. Il riferimento è ai Centri di aiuto alla vita, “che in 50 anni di attività in Italia hanno aiutato a far nascere oltre 280.000 bambini”.
Ultimativo anche il giudizio sull’utero in affitto, la cosiddetta gestazione per altri. La Cei sottolinea il fenomeno sempre più frequente nelle coppie e nei single di “diventare genitori a qualsiasi costo”, cui le tecniche di riproduzione assistita offrono la possibilità di superare qualsiasi limitazione biologica. “Le persone che avvertono la mancanza di figli vanno accompagnate a una genitorialità non limitata alla procreazione”. Il nodo sta nella accezione del prendersi cura degli altri, che sta “nell’accogliere soprattutto i piccoli che vengono rifiutati, sono orfani o migranti ‘non accompagnati’”. I vescovi sollecitano quindi “una più puntuale regolamentazione giuridica. Per semplificare le procedure di affido e adozione. E per impedire forme di mercificazione della vita e di sfruttamento delle donne come ‘contenitori’ di figli altrui”. Parole forti sulla pratica del cosiddetto utero in affitto sul quale papa Francesco si è espresso più volte definendo la maternità surrogata come una pratica spregevole e auspicandone il divieto universale.
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