Gentilezza e rispetto si nascondono spesso dietro a gesti semplici, come dare del lei a uno sconosciuto o cedere il passo a un anziano all’ingresso di un locale. Altre volte la cortesia può passare attraverso la scelta delle parole, preferendo le declinazioni femminili per professioni come architetto, ministro o ingegnere che – per quanto cacofonici – diventano architetta, ministra e ingegnera.
Da giovedì l’Ordine degli avvocati del triveneto ha annunciato di aver abbracciato questa rivoluzione semantica con lo stop del maschile universale. Rendendo quindi ufficiali i femminili avvocata, notaia, magistrata.
«Sono linee guida pensate per trovare soluzioni linguistiche rispettose delle differenze di genere», osserva Stefania Lucchin, presidente del Comitato pari opportunità (Cpo) dell’Ordine degli avvocati della città del Santo, il primo del Nord Est ad avere fatto questo passo.
Una decisione in controtendenza rispetto alle linee guida dell’attuale governo, che ancora oggi per riferirsi al premier chiede l’uso del maschile «signor presidente» di fronte al nome di Giorgia Meloni. Inclusività che è stata abbracciata invece dal Comune di Padova che, attraverso l’assessora al Sociale e alle pari opportunità Margherita Colonnello, nel novembre 2022 ha approvato il Piano per la parità di genere. Una delibera che, tra le altre cose, ha aperto a un linguaggio che ufficializza termini come assessora o sindaca nel vocabolario amministrativo e istituzionale.
«Si ha talvolta l’impressione che usare il genere femminile di nomi che indicano incarichi di prestigio suoni male», osserva l’avvocata Lucchin, «Questo deriva dal fatto che dire sindaca, notaia o avvocata contrasta con abitudini linguistiche consolidate e con stereotipi culturali inconsci e difficili da individuare e rimuovere».
Se infatti scegliere il femminile di avvocato può sembrare un gesto semplice come parlare – letteralmente – non mancano le polemiche di chi ritiene che si tratti di mere storpiature, o addirittura errori grammaticali.
Sul punto la Fondazione Treccani, che pubblica annualmente la propria edizione aggiornata del vocabolario della lingua italiana, è chiarissima: «Si noti che negli ultimi decenni, in seguito al crescente ingresso delle donne in settori del mondo del lavoro, delle professioni e delle istituzioni tradizionalmente riservato agli uomini, sono entrate nell’uso molte forme femminili che in precedenza erano usate solo al maschile», spiega la linguista Cecilia Robustelli, che chiarisce: «Si tratta di forme corrette sul piano grammaticale e perfettamente riconducibili alle regole di formazione delle parole».
L’Ordine degli avvocati di Padova è dunque il primo nel Nord Est ad adottare un linguaggio inclusivo, scelta dettata anche dalla volontà di contrastare le differenze di genere e compiere una svolta nel sociale: «Se non riusciamo a declinare i ruoli tradizionalmente maschili al femminile in qualche modo continuiamo a tramandare inconsapevolmente il messaggio che sono ruoli da uomini», aggiunge la presidente del Cpo. «Solo declinando al femminile le parole – conclude Lucchin – si inizierà a pensare che quei ruoli, che fino a ieri erano esclusiva prerogativa maschile, oggi sono validamente ed egregiamente ricoperti da donne».
Dal 2011 a Padova il numero di avvocatesse ha superato quello degli avvocati, rimanendo ancora oggi in un rapporto di maggioranza. Oltre allo stop al maschile universale, l’Ordine ha anche approvato il proprio primo bilancio sociale.
«Accanto alle attività istituzionali emerge un intenso lavoro che evidenzia attività professionali e di servizio che l’ente svolge a favore dei singoli cittadini e, più in generale, a sostegno della comunità», spiega il presidente Fracesco Rossi.
È il caso dello sportello contro il bullismo, nato dalla cooperazione tra l’Ordine degli avvocati, la Provincia e l’Ufficio scolastico.
«È uno sportello che ha un senso culturale per richiamare l’attenzione su come gli atti di bullismo siano condotte dalle quali possono derivare effetti gravissimi, compresa la morte», aggiunge il presidente Rossi.
Uno scopo sociale sottolineato anche dal presidente dell’Unione triveneta degli avvocati Andrea Pasqualin. «L’avvocato è guardiano dei principi fondamentali della civiltà giuridica», spiega il referente del Nord Est, «funzione particolarmente importante nel tempo in cui viviamo, nel quale troppo spesso i diritti, in particolare quelli degli ultimi sono messi a repentaglio».