PAVIA. Dopo tanti anni ci sarà anche un corteo, dai Giardini del Castello Visconteo fino a piazza Guicciardi passando per Strada Nuova, ad accompagnare la manifestazione sindacale. Quella organizzata da Cgil e Uil in concomitanza con lo sciopero generale indetto per l’intera giornata di venerdì, a livello nazionale, per protestare contro la legge di bilancio, partirà alle 9 e raggiungerà la prefettura: nel corso del presidio ci saranno gli interventi di alcuni delegati sindacali e poi del segretario generale della Cgil di Pavia, Fabio Catalano, e del coordinatore territoriale Uil Pavia, Carlo Barbieri.
Le aspettative dei due sindacalisti per lo sciopero di venerdì sono alte: «Da quando abbiamo proclamato lo sciopero abbiamo fatto circa duecento assemblee, il clima ci sembra positivo», dice Catalano. «Vista la partecipazione alle assemblee contiamo su un’alta partecipazione sia allo sciopero che alla manifestazione», aggiunge Barbieri.
I temi della protesta
I leader provinciali ribadiscono le ragioni dello sciopero: «C’è preoccupazione sul scelte che prefigurano anni di austerità – dice Catalano – sono previsti tagli a ministeri ed enti locali che possono produrre un impatto negativo sui servizi erogati ai cittadini. Per fare un esempio, il Comune di Pavia stima un milione in meno sulle spese correnti. Ci sono i tagli alla sanità e all’istruzione, il mancato rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, non convince il procedimento sul cuneo fiscale, che non produce un aumento delle retribuzioni e preoccupa il meccanismo che si vorrebbe adottare, con il rischio di riduzione delle retribuzioni nette soprattutto per i redditi medio bassi. Sulle pensioni non c’è nessun intervento di modifica strutturale della legge Fornero, e non è prevista la piena rivalutazione degli importi». E ancora: «Zero risposte alla precarietà del lavoro, un tema generale ma che riguarda molto la nostra provincia, dove ormai da un paio di anni l’80% delle nuove assunzioni avviene con contratti non stabili, generando incertezza per il futuro. L’idea del salario minimo è stata affossata dal governo».
Per Barbieri è una manovra «non in linea con i bisogni del Paese e delle persone, non tiene in considerazione le richieste dei sindacati, che addirittura sono stati convocati quando era già stata definita. Non ci sono investimenti seri sulle politiche salariali, gli stipendi da 7-8 anni sono peggiorati rispetto alla media europea. Non c’è nulla sulla sanità, in un Paese nel quale oltre 2 milioni non hanno potuto curarsi perché nel pubblico le liste d’attesa sono infinite e solo chi ha i soldi può permettersi di andare dal privato: inaccettabile. I pensionati sono danneggiati dalla mancata rivalutazione degli assegni e nemmeno si fa qualcosa perché i giovani, spesso precari, possano avere un futuro previdenziale».