Voglio esprimere il mio pieno appoggio allo sciopero generale e un grazie ai lavoratori e alle lavoratrici che vi parteciperanno ed alle organizzazioni sindacali che l’hanno indetto: Cgil, Uil, Adl, Cobas, Cub, Sgb. Mai come questa volta lo sciopero generale è opportuno e giusto!
– La situazione in cui versa il paese è assai grave: viviamo un processo di impoverimento degli strati popolari aggravato dal mancato recupero dell’inflazione e dall’abolizione del reddito minimo. Parimenti aumenta la precarietà, il lavoro nero e sommerso e continua a peggiorare la situazione della sicurezza sui posti di lavoro. Il corrispettivo di questa drammatica situazione sociale è il ristagno della domanda interna e un calo della produzione industriale con la ripresa di veri e propri processi di deindustrializzazione del paese. Al contrario di cosa sostiene la vulgata liberista, l’ingiustizia sociale peggiora la situazione economica complessiva.
– La politica del governo peggiora la situazione. Per non fare che alcuni esempi, sul piano fiscale prosegue la tendenza ad abolire ogni progressività della tassazione. Sul piano della spesa pubblica continua la distruzione del welfare e nulla delle promesse fatte in campagna elettorale viene mantenuto in settori come quello delle pensioni. La sanità pubblica è sistematicamente distrutta col taglio delle spesa reale e dall’implementazione delle modifiche normative attuate negli anni scorsi – anche dal centro sinistra – finalizzate alla privatizzazione del settore. Le diseguaglianze non vengono solo alimentate sul piano sociale ma anche nel rapporto territoriale, con un taglio di oltre 5 miliardi a danno del mezzogiorno. Un governo finalizzato ad aumentare le diseguaglianze e l’ingiustizia sociale.
– Le piattaforme presentate dalle organizzazioni sindacali, nella loro diversità, sono nel complesso condivisibili e pongono i problemi fondamentali del paese che possono essere così riassunti: la richiesta di giustizia sociale e di rafforzamento del welfare e del tessuto economico del paese intrecciata con il no alle politiche di guerra.
La valenza politica dello sciopero
Accanto a questi motivi che da soli sono più che sufficienti per appoggiare senza tentennamenti lo sciopero generale, ve ne sono poi altri due, politici, di prima grandezza che voglio sottolineare.
In primo luogo la consapevolezza che la situazione attuale di guerra e di austerità si fonda sulla passivizzazione sociale, sull’impossibilità della stragrande maggioranza della società far sentire la propria voce, sul senso di impotenza diffuso che attanaglia la nostra gente. Lo sciopero generale è quindi doppiamente importante proprio perché rappresenta una formidabile presa di parola da parte del mondo del lavoro che è stato marginalizzato, reso muto e afasico in questi ultimi anni. Lo sciopero è quindi importante in sé, perché rompe il meccanismo di passivizzazione sociale che da troppo tempo va avanti. Lo sciopero è una possibilità che non a caso il governo vuole impedire con la precettazione.
In secondo luogo perché proprio ieri le istituzioni europee hanno deciso – al loro massimo livello – di procedere in direzione opposta a quanto sarebbe necessario sul piano sociale ed a quanto giustamente richiesto dallo sciopero generale. Ieri è stata riconfermata Presidente la Ursula von der Leyen, su una piattaforma che non è retorico definire lacrime e sangue: lacrime per le politiche di austerità, sangue per le politiche brutalmente guerrafondaie che costituiscono la spina dorsale del programma di governo della Commissione. Questo governo europeo, sostenuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Partito Democratico, rappresenta l’esatto opposto di cosa avrebbero bisogno i popoli del vecchio continente per uscire dalla drammatica situazione in cui versano: subalterno agli interessi statunitensi sul piano economico e compattamente guerrafondaio – anche oltre alle contraddizioni che caratterizzano le élites Usa – nel voler trasformare la guerra in Ucraina nella terza guerra mondiale.
Costruire l’alternativa a centro destra e centro sinistra
Impressionante nel voto per questa Commissione europea la piena convergenza tra le componenti fondamentali del centro destra e del centro sinistra italiano. Impressionante perché la complicità sul piano europeo – dove si assumono le scelte di fondo che poi i governi italiani applicano nel nostro paese – evidenzia come la dialettica tra governo e opposizione in Italia somigli sempre più ad un gioco delle parti. Una specie di rappresentazione teatrale in cui il litigio continuo serve unicamente ad occupare completamente la scena mediatica, anche al fine di evitare che altri attori politici possano entrare in campo e proporre una alternativa. Non a caso il litigio non riguarda mai i punti di fondo delle sciagurate politiche antipopolari di cui la guerra e le politiche ad essa connessa sono il dato fondamentale. Per questo il governo precetta illegalmente i lavoratori: per tappargli la bocca.
In questa situazione ancora più utile e necessario lo sciopero generale che contesta radicalmente l’impianto politico che sta alla base del governo europeo ed italiano. Proprio lo sciopero generale e la necessità di dare una risposta politica alla domanda di cambiamento che questo reclama ci pone il problema di fondo della politica italiana: la costruzione di un polo politico popolare, alternativo alla Meloni e alla Schlein che in Europa sostengono la von der Leyen e la sua politica. Un polo politico che, da sinistra, ponga la necessità di una politica di pace, di giustizia sociale e di indipendenza dell’Europa dai voleri degli Stati Uniti.
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