Alle 3 ore italiane (le 4 ora locale) è entrato in vigore il cessate il fuoco in Libano dopo due mesi di guerra tra l'esercito di Israele e i jihadisti sciiti filo iraniani Hezbollah. Ieri sera Benjamin Netanyahu si è rivolto alla Nazione annunciando la sua intenzione di sottoporre al voto il piano di cessate il fuoco proposto per il Libano e di seguito il gabinetto per la sicurezza nazionale ha votato 10 a 1 per approvare la misura. L'unico componente del gabinetto di sicurezza a opporsi all'accordo è stato il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, che ha descritto la decisione come «un grave errore storico». Secondo Times of Israel anche diversi leader dei consigli locali del nord di Israele, alcuni dei quali hanno avuto un incontro con Netanyahu martedì sera, hanno manifestato una netta contrarietà all'intesa, sottolineando che Hezbollah mantiene una forza considerevole e temendo che ora possa sfruttare l'occasione per rifornirsi di armi e ripristinare progressivamente le sue capacità offensive nel sud del Libano.
Le parole del premier israeliano
«Stasera, presenterò al Governo un piano di cessate il fuoco e quanto durerà dipenderà da cosa accadrà in Libano», ha detto Netanyahu. Poi il premier israeliano si è rivolto agli abitanti del nord di Israele, evacuati dalle loro case negli ultimi 14 mesi, e ha affermato: «Sono totalmente impegnato nella vostra sicurezza, nella ricostruzione delle vostre comunità e nel vostro futuro». Netanyahu ha anche detto che «Israele ha ottenuto enormi successi su sette fronti nella guerra in corso e ha fatto regredire Hezbollah di decenni». Poi il premier ha proseguito: «Con la tregua ci concentriamo sull'Iran, rinnoviamo le forze e isoliamo Hamas. Se Hezbollah viola l'accordo e tenterà di armarsi, colpiremo. Se tenterà di ricostruire infrastrutture terroristiche vicino al confine, colpiremo. Se lancerà razzi, se scaverà tunnel, se porterà un camion con missili, colpiremo». Ma perché fare una tregua adesso? Netanyahu ha spiegato che ci sono tre motivi: «concentrarsi sulla minaccia iraniana; rinnovamento delle forze e rifornimento completo (e, vi dico apertamente, ci sono stati grossi ritardi nella fornitura di armi e munizioni); terzo motivo, separare i fronti e isolare Hamas».
Tregua valida sessanta giorni
Ma cosa c’è in questa ipotesi di accordo? Innanzitutto si prevede che l'esercito di Beirut entri nel sud del Libano per un periodo di 60 giorni, mentre l’Esercito israeliano si ritira. Il coordinamento con la parte libanese avverrà attraverso l'ufficio del capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, il generale Michael E. Kurilla. L'organo di coordinamento includerà la Francia, il cui coinvolgimento è stato voluto da Washington e Beirut. Secondo le fonti, Israele si sarebbe convinto ieri pomeriggio ad accettare il coordinamento di Parigi solo dopo che la Francia ha indicato di non voler procedere all'applicazione della sentenza della Corte penale internazionale sull'arresto di Netanyahu anche se poi sono arrivate le parole di Michel Barnier. Le Forze di difesa israeliane avranno comunque le mani libere in caso di attacchi ma anche contro i tentativi di Hezbollah di accrescere la propria potenza militare quindi se le armi iraniane arriveranno agli Hezbollah dalla Siria, l’aeronautica israeliana tornerà a bombardare e l’esercito irromperà di nuovo nel sud del Libano. A Beirut, numerose persone sono scese in strada per celebrare il cessate il fuoco tra Hezbollah e Israele, come riportato dal New York Times. Alcuni cittadini hanno esploso colpi in aria in segno di esultanza. Nonostante i festeggiamenti, in alcune aree della città si possono ancora osservare colonne di fumo, un chiaro ricordo degli attacchi effettuati dalle forze israeliane nelle ultime 24 ore. Tuttavia, con l'approssimarsi del cessate il fuoco, l'intensità degli attacchi erano diminuiti.
A Gaza proseguono le azioni mirate contro i jihadisti
A Gaza invece si continua a combattere e all’alba, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno eliminato Mumin Al-Jabari, un importante membro dell'unità di cecchini della Brigata di Gaza City di Hamas. Al-Jabari operava da una stanza situata all'interno di una struttura che in precedenza ospitava la scuola Al-Taba. Il portavoce delle Idf ha spiegato che l'operazione è stata condotta dall'aviazione israeliana (IAF), sotto la supervisione congiunta delle Idf e dell'intelligence dell'ISA. Al-Jabari aveva diretto e condotto numerosi attacchi terroristici contro le truppe israeliane nella Striscia di Gaza e deteneva un grande arsenale di armi nella stanza in cui era operativo. Ad agosto, le Idf avevano già colpito la medesima struttura, utilizzata come rifugio attivo, e avevano neutralizzato oltre 30 terroristi affiliati a Hamas e alla Jihad islamica. Come sempre prima di intraprendere l'attacco, le Idf hanno messo in atto varie misure per minimizzare i rischi per i civili, tra cui l'uso di munizioni di precisione, una sorveglianza aerea continua e l'impiego di informazioni di intelligence dettagliate. «Questo episodio rappresenta un ulteriore esempio dello sfruttamento sistematico delle infrastrutture civili e della popolazione da parte della Jihad islamica, che utilizza queste come scudi umani per le proprie attività terroristiche», ha dichiarato l'Idf. Nella stessa nota, l’esercito israeliano ha ribadito che continuerà a operare contro i terroristi che si nascondono all'interno delle scuole e altre infrastrutture civili, utilizzandole come copertura per le loro azioni. All'agenzia di stampa Afp un alto funzionario di Hamas ha affermato che il gruppo jihadista è pronto per la tregua a Gaza dopo il cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah: «L'annuncio del cessate il fuoco in Libano è una vittoria e un grande successo per la resistenza.Hamas è pronto per un accordo di cessate il fuoco e per un serio accordo di scambio di prigionieri», ha aggiunto. Nei prossimi giorni gli Stati Uniti «lanceranno una nuova iniziativa insieme a Turchia, Egitto, Qatar, Israele e altri Paesi per raggiungere il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas». Lo ha annunciato Joe Biden alla Casa Bianca. La tregua di oggi, ha detto il presidente, «ci avvicina alla realizzazione di un'agenda permanente che ho spinto per la regione durante tutta la mia presidenza, una visione per il futuro del Medio Oriente»
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