Vincenzo Settimo l’ha corteggiato a lungo, aspettando l’occasione giusta per farsi avanti. Decisivo è stato l’intervento di un altro “big” del panorama imprenditoriale triestino, Rocco Schiavone. I due, fondando una società ad hoc chiamata Vescovile Srl, hanno acquistato da Gabriele Ritossa l’ex distretto militare di San Giusto, comprensivo della limitrofa casa Marenzi. Si faranno carico del loro recupero, trasformando i due immobili in un complesso residenziale da 50 alloggi. Un affare che, tra acquisizione e futuro cantiere, vale in tutto circa 17 milioni di euro.
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Si apre così un nuovo capitolo della storia dei due palazzi, 6 mila metri quadrati incastonati sul Colle tra via del Castello e via dell’Ospitale. Entrambi di antica costruzione, entrambi in evidente stato di degrado.
Ritossa, ancora nel 2017, aveva investito sull’ex distretto militare 2,3 milioni di euro tramite l’holding Sarafin, per strapparne la proprietà a Cassa depositi e prestiti.
Poco dopo aveva aggiunto casa Marenzi (la cui facciata dà su via dell’Ospitale), aggiudicata all’asta per 530 mila euro. Il progetto iniziale prevedeva la creazione di un albergo, poi l’imprenditore triestino aveva preferito ripiegare su appartamenti. Ma nulla si è mai mosso. «Mi trovo sempre più affaticato dalla burocrazia», confessa Ritossa, che sta ricalibrando il suo business storicamente poliedrico.
«L’offerta ricevuta era troppo vantaggiosa per non essere accettata», ammette Ritossa. Perciò via libera alla cessione, in un dialogo tra alcuni dei nomi più importanti della scena triestina. Vincenzo Settimo, seduto nella sede della sua Edilimpianti alle ex Latterie friulane, fornisce i punti chiave del nuovo progetto, con tutte le cautele necessarie quando ci si trova ai blocchi di partenza. Il risultato finale parla di una cinquantina di appartamenti, destinati a una fascia alta di mercato (si è pur sempre a San Giusto e da entrambi i palazzi si può godere la vista sul golfo). Le tempistiche indicate da Settimo vedono l’avvio del cantiere ad aprile del 2025, con gli alloggi disponibili a partire da dicembre del 2026.
In questo momento prosegue il confronto con la Soprintendenza per limare il piano di restauro e ottenere il nulla osta. «Gli alloggi avranno finiture di pregio, valorizzando a pieno gli interni», garantisce Settimo. Se si guarda ai paletti della Soprintendenza per il precedente progetto di Ritossa, gli obblighi riguardavano la fisionomia della facciata, o ancora la conservazione degli accessi principali e dei vani scale. I nuovi proprietari vorrebbero ricavare un’area da adibire a garage, forse in corrispondenza delle cantine che costeggiano via delle Monache. Anche qui sarà tuttavia dirimente il parere definitivo della Soprintendenza.
Del resto sono in gioco due edifici tardo-medievali, che dal Quattrocento a oggi hanno avuto molteplici destinazioni. Ci si dovrà muovere con la circospezione che merita il loro passato. —
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