Zitto zitto e senza dire niente a nessuno il rapper vincitore del Premio Pulitzer Kendrick Lamar ha pubblicato venerdì scorso il suo sesto album “GNX”. E come specifica la comunicazione ufficiale: “In poco più di 2 giorni, l’album ha ottenuto la cifra record di oltre 100 milioni di stream solo su Spotify, occupando con i suoi brani le prime posizioni di tutte le classifiche globali”. Numeri che hanno indispettito il “rivale” Drake che ha sguinzagliato il suo team di avvocati. Ma quale sarebbe il problema?
L’azione legale contro Universal Music si basa sul presunto materiale che inchioderebbe la major per “aver aumentato artificialmente gli streaming del dissing di Kendrick Lamar contro di lui, Not Like Us“. Nei documenti depositati al tribunale di New York, la società di Drake, Frozen Moments LLC, ha accusato Universal e il gigante dello streaming Spotify di aver messo in atto uno “schema illegale che coinvolgeva bot, payola e altri metodi per promuovere la canzone di Lamar”.
Secondo gli avvocati di Drake: “Universal Music non ha agito a caso perché ha lanciato una campagna per manipolare e saturare i servizi di streaming e le radio. Inoltre sarebbero stato mobilitati squadroni di influencer, dietro pagamento”.
La replica della major non si è fatta attendere. Un portavoce dell’azienda ha definito le affermazioni “offensive e false. I fan scelgono la musica che vogliono ascoltare”.
C’è da capire adesso dai risolti legali della vicenda cosa emergerà. Sembra, infatti, che negli atti depositati a New York ci siano addirittura testimonianze e ricevute di presunte mazzette atte a sviluppare il piano per aumentare gli ascolti di “Not Like Us”. Questa è una contrapposizione durissima tra artisti e una delle più grandi etichette mondiali. E lascerà sicuramente il segno nelle prossime settimane.
L'articolo Drake furioso: “Universal Music ha usato bot e mazzette per gonfiare gli ascolti di Not Like Us di Kendrick Lamar”. La major replica: “Accuse false” proviene da Il Fatto Quotidiano.