Lisa Vittozzi abborda il 2024-25 con la tranquillità di sapere di avere di fronte una stagione durante la quale “tutto sarà guadagnato e nulla potrà essere perduto”. Quello alle porte può essere definito un “inverno di transizione”, non certo con connotati negativi o sminuenti, bensì in virtù di quanto compiuto dalla ventinovenne di scuola friulana durante il 2023-24.
L’azzurra si è fregiata di un oro mondiale sulle nevi di Nove Mesto, dopodiché ha messo le mani anche sulla Sfera di cristallo, certificando oltre ogni ragionevole dubbio il proprio ruolo di numero uno del mondo. Dunque, da questo status si riparte, senza però avere l’assillo di doverlo confermare a suon di risultati. D’altronde, cos’ha ancora da dimostrare la sappadina? Assolutamente nulla.
Sin da quando era una teenager, si era capito come ci si trovasse di fronte a chi aveva le stimmate della predestinata. Difatti ha scalato rapidamente le gerarchie del biathlon, arrivandovi ai vertici assoluti già nel 2018-19. Si è poi “persa in una selva oscura”, ma ha saputo ritrovare “la diritta via”, uscendo dall’intrico in cui si era smarrita per tornare a “riveder le stelle”. Anzi, diciamo pure per brillare di luce propria.
Lisa è diventata un astro nel firmamento del biathlon femminile. Nello specifico, la stella polare, poiché si è tramutata nel nuovo punto di riferimento. Magari qualche avversaria sarà in grado di produrre baleni più luminosi, ma alla lunga chi indica la via a tutti è chi fornisce più certezze. Nel caso di specie, la “tiratrice scelta” italiana, propostasi come una sorta di reincarnazione di Helena Ekholm, la svedese che tre lustri orsono faceva la differenza grazie alla sua infallibilità nel tiro in piedi.
Ori iridati e Coppa del Mondo sono i traguardi più prestigiosi del 2024-25, che proprio per questo può essere definito “di transizione”. Vittozzi ha già questi trofei in bacheca. Dovesse vincerli di nuovo, tanto meglio. Non dovesse farcela, amen. Su questi due fronti sono già state vinte battaglie decisive, indelebilmente incastonate nella storia sportiva. Quindi, la schiena dolorante che l’ha esclusa dall’opening di Kontiolahti, non va a compromettere alcun bersaglio che non sia già stato colpito.
Il “bersaglio grosso” è chiaramente l’oro olimpico, ma il mirino su di esso può essere puntato solo quando il calendario lo consente. Dunque inutile crucciarsene adesso, se ne riparlerà fra dodici mesi. Il 2025-26 sarà tosto, carico di aspettative e responsabilità. Ecco perché Lisa può permettersi di tirare il fiato, soprattutto dal punto di vista mentale, approcciando le prossime settimane con tranquillità e calma zen.
Quello che può essere vinto, lei lo ha già vinto. L’eventuale bis sarebbe dinamica gradita, ma nessuna persona sensata potrebbe avanzare critiche, stracciarsi le vesti o assumere posizioni disfattiste se il 2024-25 non dovesse essere all’altezza del 2023-24. È un inverno di passaggio, fra quello dell’affermazione e quello durante il quale potrebbe compiersi la definitiva consacrazione. Lisa può godersi il privilegio di viaggiare serena.