La Commissione d’inchiesta civile indipendente che indaga sulle responsabilità della falla di sicurezza del 7 ottobre 2023 ha pubblicato martedì le sue conclusioni. Il rapporto è molto severo contro Benjamin Netanyahu, ritenuto “responsabile di aver indebolito tutti i centri decisionali, tra cui il governo e il Consiglio di sicurezza nazionale, in un modo che ha impedito qualsiasi discussione seria che includesse una pluralità di opinioni su importanti questioni di sicurezza”. Ma accusa anche ministri, politici di opposizione e vertici di esercito e polizia.
L’organismo non ufficiale (perché Netanyahu ha sempre rifiutato di aprire una commissione d’inchiesta di Stato sui fatti di 13 mesi fa che hanno originato il conflitto a Gaza) incolpa il premier israeliano, oltre che l’ex ministro della Difesa e i capi dei servizi di sicurezza israeliani, della falla di sicurezza e dei ritardi nella risposta all’attacco di Hamas “Diluvio Al-Aqsa”.
Il primo ministro è giudicato “responsabile di aver ignorato gli avvertimenti” arrivati dagli apparati di sicurezza prima del 7 ottobre e anche di aver messo a tacere i critici del suo approccio. Approccio, si argomenta, che è basato sul paradigma “soldi in cambio di silenzio” nella gestione dei rapporti con Hamas e che essendo durato negli anni è stato condiviso anche dagli ex premier, oggi all’opposizione, Yair Lapid (che martedì ha difeso il suo operato) e Naftali Bennett.
L’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, il capo di stato maggiore Herzi Halevi e l’ex capo dell’intelligence militare (Aman) Aharon Haliva e i loro predecessori “sono responsabili della riduzione dell’ordine delle forze dell’Idf attorno a Gaza, dell’impreparazione dei soldati del Comando Sud e dell’abbandono delle donne osservatrici a il loro destino. Poiché i comandanti dell’IDF, il Capo di Stato Maggiore e i vari livelli di comando sono responsabili di aver ignorato tutte le spie di allarme, di non aver tenuto conto degli avvertimenti degli osservatori, di non aver reagito ai numerosi fallimenti emersi dal campo e di l’atmosfera di illegalità che prevaleva negli insediamenti intorno a Gaza”.
Per la commissione, che si è pronunciata dopo decine di audizioni di circa 120 testimoni negli ultimi quattro mesi, i vertici dell’esercito e la polizia israeliani “sono le uniche responsabili della mancanza di coordinamento tra loro e dei numerosi fallimenti che hanno impedito il salvataggio di molti partecipanti al festival Nova”, afferma la commissione, invitando i due corpi a rafforzare il loro coordinamento in futuro. Il report ha stabilito che “anche il Comando Sud e la Divisione Gaza hanno fallito gravemente, al punto da far crollare tutti i sistemi di difesa. I soldati sul campo sono stati lasciati soli ad affrontare la situazione, quando per molte ore non sono arrivati rinforzi”
Per Netanyahu si aggiunge l’accusa di aver creato un caos istituzionale che ha danneggiato la prontezza di risposta israeliana: “Non è stato possibile fornire una risposta alle varie esigenze sul fronte interno a causa del caos tra i ministeri”, si legge nel report. I ministri del governo israeliano attuale, invece, condividono la responsabilità “dell’incapacità del governo di fornire una risposta alle famiglie delle persone scomparse e prigioniere; della mancanza di risposta alle esigenze dei soldati combattenti di raggiungere i fronti meridionale e settentrionale; della mancanza di risposta e assistenza per le famiglie degli sfollati e dei loro figli, sia nel nord che nel sud”.
L'articolo Israele, la commissione sul 7 ottobre: “Netanyahu responsabile del massacro, i soldi non hanno fermato Hamas” proviene da Il Fatto Quotidiano.