Probabilmente… Anzi. Sicuramente, se si potesse viaggiare nel tempo, la Dorothea Wierer del 2014 non crederebbe a ciò che le direbbe la sé stessa del 2024, nel caso tornasse indietro di dieci anni per incontrare la propria doppelgänger. “Sai che fra un decennio sarai ancora in attività e ti starai preparando per un’edizione dei Giochi olimpici di casa? Sì, perché nel 2026 rifanno le Olimpiadi in Italia e saranno pure ad Anterselva! Ah, nel frattempo, avrai vinto un paio di Coppe del Mondo e qualche oro mondiale!”
Sembra di vederla, la Dorothea del 2014, sgranare gli occhi e spalancare la bocca, attonita per quanto avrebbe sentito ancor più di quanto dovrebbe esserlo per il semplice fatto di avere incontrato la sé stessa del futuro! Mai, a 24 anni, l’altoatesina avrebbe pianificato di avere altri tre quadrienni olimpici di attività di fronte a sé. In gioventù aveva sempre parlato di “carriera breve” e della volontà di “mettere su famiglia”.
Una famiglia, intesa come progenie, si può costruire anche più avanti nel tempo, magari cominciando a pensarci a ridosso del 36° compleanno, che l’azzurra festeggerà il 3 aprile 2026, quando i Giochi di Milano-Cortina saranno già passati alla storia e lei avrà, verosimilmente, appeso sci e carabina al chiodo. Fino a quel momento, “testa bassa, sciare e sparare” con il mirino puntato sui Cinque cerchi.
Il 2023-24 di Wierer, di fatto, non è esistito. Troppi malanni si sono susseguiti, con maligna pervicacia, nelle vie aeree dell’azzurra. Batteri e virus si sono allegramente dati il cambio per mesi, tarpando le ali a chi ha saputo volare a quote mai raggiunte da nessun altra italiana. Nel 2024-25, Dorothea spiccherà di nuovo il volo? Dipende dalla sua salute, un discorso che però vale per chiunque, non certo solo per lei.
“Vae victis” dicevano i latini, “guai ai vinti”. Orbene, qui verrebbe da dire “guai ai precipitosi”, ovverosia a chi considera la veterana sudtirolese “finita” o “in declino”. Se l’azzurra ha smentito la sé stessa del 2014, in termini di prospettive e forse finanche di aspettative, figuriamoci se non può smentire chi ne commemora già il ricordo agonistico, convinto che quanto accaduto nell’ultimo inverno sia l’inizio della fine.
La fine arriverà. Qualsiasi vicenda umana ha un principio e un compimento, ma di certo prima del proverbiale pannello “Das Ende” ci sarà spazio per qualche altra scena emozionante nella spettacolare carriera di Dorothea Wierer, protrattasi più a lungo di quanto lei stessa avrebbe mai immaginato e ancora lontana dall’ultimo atto.