Xabier Ferrazzi, specialista del K1 maschile nella canoa slalom, è figlio d’arte, in quanto il padre Pierpaolo è stato campione olimpico a Barcellona 1992, conquistando poi anche il bronzo ai Giochi di Sydney 2000: il giovane azzurro nel 2023 ha conquistato il titolo iridato nella categoria junior, ma nel 2024 non ha potuto partecipare ai Giochi di Parigi, in quanto la selezione interna in casa Italia ha premiato Giovanni De Gennaro, poi campione olimpico. L’atleta del CS Carabinieri si è raccontato ai microfoni di OA Sport.
Come ti sei avvicinato alla canoa slalom? Tuo padre, campione olimpico, ti ha spinto a provare, o è una passione che è nata per osmosi?
“Fin da piccolo, i miei genitori mi hanno introdotto nel mondo della canoa slalom, essendo stati entrambi atleti di questa disciplina, è sempre stata un’attività legata al periodo estivo, ma non sono mai stato forzato nello sceglierla come sport. Infatti, ho praticato nella mia infanzia molti sport differenti, quali nuoto, judo, calcio e sci, ed all’età di circa 11 anni ho deciso di concentrarmi principalmente sulla canoa, perché quel ‘gioco’ che praticavo d’estate iniziava a piacermi più di tutto il resto“.
La stagione 2023 era stata foriera di grandi risultati, meno l’annata 2024. Cosa non ha funzionato?
“Sicuramente il 2023 è stato una grande anno. Nel 2024 non sono riuscito a raggiungere alcuni degli obiettivi che mi ero prefissato, nelle Finali non mi sono espresso al meglio, spesso è prevalsa la voglia di strafare anche quando non serviva fare nulla di più di quello che era nelle mie capacità. Tuttavia, durante quest’anno, in diverse occasioni ho dimostrato a me stesso di poter competere con i migliori al mondo, centrando delle finali in Coppa del Mondo ed il settimo posto nella generale, vincendo la gara internazionale di Praga, ed è stata una stagione in cui ho imparato molto. Sono sicuro che questi errori mi saranno utili per il futuro“.
Cosa significa per te sapere che, se vorrai andare a Los Angeles 2028, dovrai scalzare dalla vetta delle gerarchie il campione olimpico del K1?
“Nella nostra disciplina purtroppo alle Olimpiadi può partecipare un solo atleta per Nazione, e questo spesso preclude la possibilità di partecipare a molti atleti tra i migliori al mondo. Credo che per Los Angeles 2028 sarà una bella battaglia con Giovanni De Gennaro, sicuramente avrò più esperienza ed avere in squadra il migliore al mondo mi dà molta motivazione. Lui per me è un punto di riferimento, come atleta, ma soprattutto è un amico e compagno di squadra. Spero che la rivalità che c’è tra noi porti a spingerci ed ad andare ancora più forte, e che magari le regole cambino, così da esserci entrambi!“.
Giovanni De Gennaro è quindi il tuo unico atleta di riferimento?
“Per me è un grande punto di riferimento, poter condividere gli allenamenti con lui è indubbiamente una grande fortuna, ma siamo fisicamente molto diversi. A livello tecnico mi ispiro molto a Jiri Prskavec, molto simile a me nella conformazione fisica, poter gareggiare contro i miei idoli d’infanzia è sempre molto bello“.
C’è però anche l’ipotesi del kayak cross: come ti trovi in questa nuova specialità? Pensi che occorrerà una specializzazione in futuro, oppure resterà conciliabile con il K1?
“Nella nuova specialità del kayak cross mi diverto molto, è ancora un mondo un po’ nuovo per noi, ma penso che possa conciliarsi benissimo con il K1, e che si possa trarre vantaggio dal praticare entrambe le discipline. Nei prossimi anni mi allenerò un po’ più nello specifico per questa specialità, che per noi rappresenta una grande opportunità“.
Ci racconti come si svolgono i tuoi allenamenti?
“I miei allenamenti si dividono tra l’acqua e la palestra: nel periodo invernale ci concentriamo principalmente a livello fisico, mentre con l’avvicinarsi delle gare i lavori diventano più tecnici. Nel periodo di preparazione invernale mi alleno tutti i giorni per due volte al giorno, alternando i lavori in canoa a quelli in palestra, infine la domenica è il giorno dedicato al riposo, nel quale mi piace fare qualche giro in bici o andare a correre“.
Hai solo 19 anni: i tuoi successi sono motivazione per il futuro o senti un po’ di pressione?
“I miei successi per me sono una fonte di grande motivazione, so che molte persone si aspettano molto da me, ma credo di essere molto esigente con me stesso, per questo non sento molta pressione dall’esterno. Dopo i grandi risultati non mi piace accontentarmi, la mia testa va subito alla gara successiva, e credo che sia le vittorie che le sconfitte mi diano una grandissima motivazione per allenarmi e migliorarmi per giungere al 100% delle mie possibilità“.
Qual è il sogno nel cassetto?
“Il mio sogno sportivo, come per molti atleti, è quello di vincere le Olimpiadi: si tratta di un percorso lungo e tutt’altro che semplice, ma sono pronto a dare tutto quello che ho per raggiungerlo“.