Un giovane padre di famiglia che si schianta in moto, una ragazza appena laureata che trova la morte mentre sta andando a trovare i parenti nel paese d’origine, un ex consigliere comunale che muore nell’auto guidata da un amico e, infine, un direttore di un ufficio postale in pensione che lotta inutilmente per la vita 48 ore dopo essere stato investito da un’auto mentre torna a casa in bicicletta.
Quattro storie diverse per un unico filo conduttore, quello delle croci sulle strade della Marca Trevigiana, una piaga che i controlli serrati delle forze dell’ordine riescono a limitare. Anche il 2024 è un “annus horribilis” per quanto riguarda gli incidenti: 56 le vittime dall’inizio dell’anno, l’ultima è Giuseppe Pizziolo, 62 anni di Zero Branco, deceduto sabato notte dopo essere uscito di strada in scooter.
Ma nel frattempo la macchina della giustizia non fa sconti. Nell’ultimo mese quattro procedimenti per omicidio stradale si sono definiti davanti ai giudici del tribunale di Treviso.
[[ge:gnn:tribunatreviso:14838698]]
Un giovane russo di 22 anni, A.A., residente a Castelfranco, ha patteggiato due anni di reclusione (pena sospesa) per la morte di Manuel Bolzonello, un motociclista 37enne di Trevignano, schiantatosi in sella alla sua Ducati 748 gialla contro un’auto il 17 giugno 2023, sul tratto della 667 che collega Caerano a Cornuda.
Era il primo pomeriggio di un giorno di sabato quando il motociclista, padre di una bimba di due anni, stava viaggiando verso Cornuda, nella stessa direzione di una Bmw serie 3 condotta dal 22enne russo. Ad un certo punto la Bmw iniziò il sorpasso di un’altra macchina e lo stesso fece il giovane centauro in un lungo rettilineo, in pratica un doppio sorpasso, su un tratto a linea continua.
L’impatto fu inevitabile sulla fiancata sinistra della Bmw. La moto spezzò il parapetto metallico e il giovane padre di famiglia volò a diversi metri dal punto d’impatto. Per terra, anche a metri di distanza, i pezzi della Ducati e lo specchietto della Bmw mentre Bolzonello rimase a terra senza vita accanto alla recinzione di un distributore.
[[ge:gnn:tribunatreviso:14838695]]
Diversa la storia di Donika Nikollbibaj, una giovane kosovara arrivata in Italia per trovare un futuro migliore. Il 16 aprile del 2022 era alla guida della sua Polo con accanto la sorella. Era partita da San Michele all’Adige, dove viveva, e avrebbe dovuto raggiungere i parenti in Kosovo dove trascorrere alcuni giorni di vacanza nel suo paese d’origine.
Ma Donika, laureatasi all’Università di Verona, pagandosi gli studi grazie ad un impiego da Mediaworld, morì in un incidente stradale a Paese schiantandosi, all’altezza dell’Aliper, contro un camion frigo che viaggiava in direzione opposta.
L’autista del mezzo pesante, A.P., 49 anni di San Donà, al quale la procura contesta l’accusa di omicidio stradale, è stato rinviato a giudizio. Gli si imputa la colpa di aver guidato a 72 chilometri orari su un tratto di strada con limite di 50. La prima udienza del processo è stata fissata per il 9 febbraio 2026.
[[ge:gnn:tribunatreviso:14838696]]
Ezio Renosto era un pensionato trevigiano di 85 anni che il domenica 21 agosto 2022 si stava dirigendo verso casa in sella alla sua bicicletta quando, sulla Noalese, dopo il cavalcavia ferroviario di San Giuseppe, davanti alla chiesa di San Giuseppe, un’auto che procedeva nella sua stessa direzione, verso Quinto, investì l’anziano ciclista.
Renosto fu caricato nel cofano, sbattendo la testa contro il parabrezza dell’auto dal lato passeggero, prima di essere sbalzato a terra. Morì 48 ore dopo l’incidente all’ospedale di Treviso. L’autista M.P., 70 anni di Treviso, ha patteggiato un anno di reclusione (pena sospesa). Il suo mezzo andava a 58 chilometri orari su un tratto dove il limite era di 50 quando investì Renosto, conosciutissimo a San Giuseppe per la sua attività di volontariato e per aver diretto a lungo l’ufficio postale di Quinto.
[[ge:gnn:tribunatreviso:14838697]]
Infine, ha patteggiato un anno e 6 mesi di reclusione con sospensione della patente per un anno B.B., 69 anni di Montebelluna.
L’uomo era alla guida della Peugeot 307 che il 5 maggio del 2022 si schiantò contro un furgone Ducato. Nella sua automobile c’erano anche Corrado Visentin, 84 anni di Montebelluna, con la moglie Marisa Piovesan, 78 anni.
L’anziano, ex consigliere comunale di Montebelluna, morì sul colpo mentre la moglie rimase ferita in modo grave. La procura ha contestato a B.B. la mancata precedenza.
La famiglia Pizziolo è chiusa nel dolore: «Non ci spieghiamo come sia potuto accadere». Da un anno in pensione, Giuseppe Pizziolo si stava godendo il meritato riposo coltivando le sue passioni, a dicembre avrebbe compiuto 63 anni. Sabato sera il classe '61 di Zero Branco era andato a fare un’escursione di paracadutismo, al ritorno la tragedia: l’uomo è deceduto in seguito a un incidente stradale avvenuto in via Zecchina a Quinto.
Pizziolo stava percorrendo la strada in sella al suo scooter quando, per cause ancora da chiarire, ha perso il controllo del mezzo, finendo fuori strada e sbattendo violentemente a terra. Nella serata di sabato, intorno alle 21.40, in via Zecchina, Giuseppe Pizziolo ha perso la vita mentre era alla guida del suo scooter Aprilia.
[[ge:gnn:tribunatreviso:14838699]]
Stando alle prime ricostruzioni, l'uomo stava percorrendo la strada in direzione di Sant'Alberto di Zero Branco quando, per cause ancora da chiarire, ha perso il controllo del veicolo. Lo scooter è uscito di strada, finendo in un fossato a bordo strada insieme al conducente. Purtroppo, l'impatto è stato violentissimo e Pizziolo è deceduto sul colpo. I soccorsi del Suem 118, allertati da un automobilista di passaggio, non hanno potuto far altro che constatare il decesso.
Sul luogo dell'incidente sono intervenute le pattuglie dei carabinieri di Mogliano e Zero Branco per effettuare i rilievi di legge e avviare le indagini per chiarire la dinamica dell'accaduto. I vigili del fuoco hanno collaborato per il recupero della salma, che è stata messa a disposizione dei familiari.
Non si esclude l'ipotesi di un malore improvviso che possa aver causato la perdita di controllo del mezzo. Le indagini sono ancora in corso. Stamattina sarà fissata la data del funerale.
Pizziolo era cresciuto a Scandolara, in una famiglia molto numerosa: Giuseppe era il terzo di ben sette figli, i fratelli sono Giulia, Orazio, Stefano, Marco, Luca e Francesca. Pizziolo si è poi trasferito a Sant’Alberto. Infine, quando Giuseppe è convolato a nozze, è tornato ad abitare a Scandolara, in via Schiavon. Qui viveva con la moglie Michela, di professione infermiera, e i figli Davide, nato nel 2000, e Liliana, del 2002.
Pizzolo, con cinque dei sei fratelli, ha fondato l’azienda Grafiche 6 da cui nel 2005 si erano distaccati Luca e Mario per proseguire con una diversa attività. Nel 2023 la società è terminata con Giuseppe che è andato in pensione. «Se la passava bene ed era anche molto giovane - racconta il fratello Marco Pizziolo - Aveva ereditato da nostra madre un pezzo di terra e, come hobby, se ne prendeva cura. Aveva un trattore, aveva piantato dei pioppi e dava un'occhiata anche alle mie piante che avevamo messo a dimora».
Ancora da chiarire le cause dell’incidente: «Giuseppe sabato è andato a fare paracadutismo - spiega Marco - Da quanto ho capito, anche per i segni presenti nel corpo, Giuseppe è morto sul colpo. Chi segue il caso mi ha chiesto se mio fratello bevesse, non l’ho mai visto ubriaco. Mi domando, però, come sia potuto succedere. Sul luogo dell’incidente non ci sono alberi, non c’è nulla. Se si cade sull’asfalto, non si riceve una botta così a meno che non ci sia un tronco d’albero dentro il fosso in cui è stato ritrovato. Non si sa come sia successo. Se mio fratello è andato a fare paracadutismo, vuol dire che stava bene. Ultimamente usava spesso lo scooter, essendo in pensione, e gli piacevano le due ruote. Non era uno che correva forte. La famiglia è chiusa nel dolore, assistita da noi fratelli».