È una rivoluzione il nuovo Biciplan, appena adottato dalla Giunta comunale perché, oltre a prevedere l’introduzione di parecchie nuove zone 30, il documento ha competenza pianificatoria. Ed è stato costruito per dare il via, finalmente, a una rete ciclabile transfrontaliera. Abbattendo il confine.
A questo livello interviene il Gruppo europeo di cooperazione territoriale GectGo, quale ente transfrontaliero con competenza, appunto, pianificatoria.
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Si parte dalla constatazione che «lo sviluppo e l’evoluzione del tessuto urbano di Gorizia è stato fortemente condizionato dalla presenza di elementi fisici (fiume Isonzo, torrente Corno, rilievi collinari), e da elementi politici e infrastrutturali (confine di stato, ferrovia, viabilità autostradale).
Questi elementi, nel tempo, hanno agito da barriere, determinando marcate divisioni tra brani della città e tra Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba».
Il Biciplan, nel proprio perimetro di competenza, ha individuato i punti di connessione della rete con gli itinerari esistenti e di previsione dei Comuni transfrontalieri confinanti. «L’obiettivo è di dare continuità alle ciclabili di qua e di là del confine, come se la linea di frontiera non esistesse», si legge nel Piano della ciclabilità.
A livello transfrontaliero, i rispettivi Comuni hanno consolidato negli anni uno sviluppo pressoché autonomo, sviluppando localmente le naturali polarità e regolando la distribuzione del tessuto urbano di conseguenza. Con la caduta del confine e il progressivo rinsaldarsi del tessuto urbano, la linea ferroviaria slovena (Transalpina e Nova Gorica-Sežana), rimane un elemento di separazione significativo: da qui, l’indirizzo di pianificare tenendo conto di ciò che c’è di qua e di là. Insomma, mai più ciclabili che “muoiono” una volta varcata la linea confinaria.
Peraltro, è già in atto una strategia attraverso la quale già si stanno realizzando piste ciclabili che non solo collegheranno la periferia al centro (vedi i percorsi tra l’Isonzo e via degli Scogli, che continueranno in viale XX Settembre e a Straccis) ma anche si raccorderanno con piste già esistenti o in fase di realizzazione che porteranno fino a Grado, da una parte, e risaliranno la Valle dell’Isonzo in territorio sloveno.
Non solo. Assolutamente inedita è la previsione della realizzazione della “porte urbane”. Si tratta di dispositivi che evidenzieranno chiaramente all’automobilista l’ingresso nel centro abitato o nelle zone a maggiore densità edilizia e, pertanto, caratterizzate dalla «presenza eterogenea» di varie utenze come pedoni, ciclisti, trasporto pubblico e di varie funzioni (residenziale, commerciale, servizi, etc.). Verranno disposti cartelli, avvisi e dispositivi per rallentare l’andatura: in questo modo, l’automobilista verrà indotto a ridurre la velocità e adottare un guida più attenta ai punti di potenziale interferenza con le altre utenze.
«I punti di interferenza tra le utenze deboli e i veicoli - scrive Daniele Orzan, il “papà” del Biciplan - costituiscono uno di principali temi da affrontare per incentivare la mobilità attiva. Si fa riferimento alle intersezioni viarie con annessi gli attraversamenti ciclabili, pedonali o ciclopedonali, e i singoli attraversamenti, i quali costituiscono anch’essi, in senso esteso, intersezione tra viabilità meccanica e viabilità ciclabile e pedonale. È importante intervenire su questi punti della rete viaria allo scopo di incrementare la sicurezza per i pedoni ed i ciclisti».
Ci sono, poi, ambiti della rete, ove si ritiene che il solo intervento all’intersezione non sia sufficiente e vada quindi esteso al rispettivo tratto viario. Si tratta di aree collocate sulla viabilità principale (strade interquartiere, strade di quartiere), deputate al traffico di attraversamento e di spostamento tra zone, all’interno del territorio comunale, anche interessata dal trasporto pubblico locale, e pertanto non facenti parte delle zone 30 previste dal piano. In essi si riscontra, tuttavia, l’esigenza di mettere in sicurezza le utenze deboli, moderando per tratti limitati la velocità dei veicoli.
«Si manifesta, in questi casi, l’opportunità per effettuare una complessiva riqualificazione dei tratti viari, intervenendo su marciapiedi, aiuole, segnaletica verticale e orizzontale». —
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