Matteo Berrettini, dopo la vittoria nel primo singolare della finale di Coppa Davis ai danni di Botic Van de Zandschulp, era piuttosto tranquillo e aveva voglia di parlare: per questo motivo la sua conferenza stampa post-partita, affrontata con il telefonino a portata di mano (per dare un occhio al punteggio del match del suo amico Jannik), si è trasformata in un lungo bilancio stagionale e, per certi versi, di un pezzo di vita. Matteo faceva finta di utilizzare il condizionale, perché il tennis potente di Griekspoor meritava rispetto, ma allo stesso tempo sorrideva pensando alla coppa più prestigiosa del tennis mondiale, perché sapeva benissimo che qualche minuto più tardi, quella coppa, sarebbe diventata anche la sua. Andiamo ad approfondire le parole dell’ex numero 6 del mondo.
Domanda: “Lo scorso anno eri qui a tifare per i tuoi compagni, oggi invece hai vinto la terza partita delle tue finali di Davis: se potessi mandare un messaggio al Matteo del 2023 che cosa gli diresti?”
Berrettini: “Probabilmente gli direi di non mollare. Lo scorso anno ero venuto qui per sostenere i ragazzi, era stato bello ma allo stesso tempo un po’ surreale, perché non facevo davvero parte della squadra e ad un certo punto ricordo di essermi chiesto: ma perché sono qui? Ma invece fu un’esperienza determinante per il mio recupero, perché quella settimana da ‘ primo tifoso’ mi diede tantissima energia: ero felice per loro, ero felice e basta. In quei giorni sono riuscito a ricaricare il motore delle mie motivazioni, ho promesso a me stesso che nel 2024 sarebbe stato il mio turno, volevo tornare in campo e lottare per la nazionale italiana, perché per quanto mi riguarda la Coppa Davis è la competizione più importante. Penso che i miei compagni abbiano apprezzato il mio sostegno, dalla panchina, della scorsa edizione, e anche di Bologna (2023). Mi ritengo una persona umile ma allo stesso tempo che la mia presenza in tribuna porti un’energia diversa. Sonego ad esempio mi disse di piazzarmi assolutamente in prima fila, perché aveva bisogno di guardarmi durante il match, aveva bisogno della mia carica”
Domanda: “Il tuo sorriso a fine partita sembrava una specie di liberazione: quanto sei orgoglioso della tua stagione dopo tutti gli infortuni degli ultimi anni?”
Berrettini: “Mi alleno duramente per vivere questi momenti, per farmi trovare pronto per la squadra: ci sono stati dei frangenti in cui ho pensato al ritiro, non posso negarlo, avevo la sensazione che il mio fisico non mi supportasse più, mi sentivo debole. Per questo motivo devo ringraziare le persone che mi hanno aiutato a uscire dal tunnel delle difficoltà e degli infortuni: per superare i momenti difficili bisogna innanzitutto accettarli”
Domanda: “In questo 2024 c’è stata una persona decisiva nel tuo percorso di rinascita? Oltre al preparatore Umberto Ferrara ci saranno altri volti nuovi?”
Berrettini: “Alessandro Bega, sicuramente: eravamo amici e poi le cose della vita ci hanno portato a lavorare insieme, e questa è stata una vera e propria fortuna. Lui mi è stato sempre vicino, anche quando cercavo di allontanarlo, sia in campo che fuori, e quindi devo ringraziare soprattutto lui per i successi del 2024, siamo ripartiti insieme da zero. Ovviamente rimarrà nel mio team e adesso stiamo valutando bene come completarlo. Sicuramente lavorerò con Umberto Ferrara perché secondo me è uno dei preparatori fisici migliori del circuito. Non ne ho parlato prima con Jannik prima di sceglierlo. Per il prossimo anno ho tanti obiettivi e tanta voglia, ma questa che si è appena conclusa è stata molto lunga e quindi ho anche bisogno di riposare e di rifiatare”
Domanda: “Ci puoi parlare del famoso patto del 2023?”
Berrettini: “Quando lo scorso anno ho abbracciato Filippo e Jannik dopo la vittoria entrambi mi hanno subito detto che quella coppa avrebbero voluto vincerla ancora, con me in campo, da protagonista. Quella frase mi aveva emozionato e mi ha dato una motivazione pazzesca per andare avanti e per lavorare”
Domanda: “Jannik grazie a te sembra più spontaneo e sorridente: come è nato questo rapporto?”
Berrettini: “Abbiamo due storie molto diverse ma ci siamo subito capiti, perché siamo due ragazzi molto diretti, profondi e sinceri. Il nostro è un rapporto schietto, ho sempre apprezzato la sua professionalità e la sua determinazione. Io nello spogliatoio sono quello che cerca sempre di portare il sorriso e probabilmente questa cosa lo fa sentire a proprio agio: è un ragazzo assolutamente solare, si trasforma solamente quando indossa il cappellino e scende in campo”
Domanda (di Ubaldo Scanagatta): “In questa trasferta l’unica nota stonata è stata quella di Lorenzo Musetti, che purtroppo ha perso una brutta partita con Cerundolo. Secondo te la decisione di schierarlo al tuo posto è stata una decisione giusta?”
Berrettini: “Eravamo tutti dispiaciuti per Lorenzo, perché quel giorno non si è goduto la partita e nemmeno l’atmosfera. Però è ancora giovanissimo, stiamo parlando di un 2002, e oltretutto ha disputato una stagione straordinaria: una giornata storta può capitare a tutti, in futuro si toglierà tantissime soddisfazioni. Si stava allenando molto bene e la scelta del capitano era stata comprensibile: l’avevo accettata senza nessun problema, con grande rispetto”
Domanda (di Ubaldo Scanagatta): “Pensi di poter tornare in top 10?”
Berrettini: “Sono consapevole che sarà molto difficile ma ho ancora voglia di sognare”