Sono appena trascorsi 15 anni dalla morte di Alda Merini, nata a Milano il 21 marzo del 1931 e scomparsa nel capoluogo meneghino il 1 novembre del 1999, una delle voci più straordinarie della poesia italiana, con i suoi versi più vivi che mai che continuano ad affascinare e sedurre intere generazioni. Poesia limpida, colta e raffinata che si nutre di vita, dolore e tormento e ne restituisce bellezza, amore e calore. Una poesia autentica che dialoga con tutti, quella della Merini, «donna straordinaria che ha sofferto, gioito, amato e della vita ha apprezzato ogni singolo istante senza rinnegarne nessuno. In fondo la sua poesia è frutto della propria vicenda biografica dolorosa ma dall’epilogo felice».
Ne tracciano questo profilo Ave Comin, veronese, studiosa e ricercatrice di Alda Merini e Virna Chessari, palermitana, docente e autrice di libri per ragazzi, nel loro recentissimo Cieli di primavera. Viaggio nel mondo di Alda Merini (Navarra Editore, 2024) ripercorrendo segmenti della vita e della formazione poetica della poetessa, seguendo le tappe di un lungo viaggio perfettamente sospeso tra la favola e la realtà affinchè anche i più giovani possano conoscerla ed amarla come le generazioni che l’hanno potuta apprezzare in prima persona.
Dottoressa Comin, ci interessano l'idea centrale del libro e le sue motivazioni…
«Risponderò con le parole di Lietta Manganelli, amica della poetessa e figlia del grande amore di Alda, Giorgio Manganelli, che ha curato la prefazione del libro: “Moltissimi hanno scritto libri su Alda Merini, molti l'hanno raccontata in modo più o meno convincente, ma mancava un testo in particolare, una favola che avvicinasse alla poesia di Alda uno dei pubblici che lei amava di più: i bambini. [...] Questa favola vuole riempire un vuoto, vuole far conoscere la poetessa dei Navigli ai più giovani, a coloro che stanno cominciando a programmare il loro futuro, e dalla storia di Alda potranno imparare a non rinunciare ai propri sogni, a lottare, se necessario, per poter realizzare i propri desideri. Potranno imparare che la natura, come la poesia, parla a chi sa ascoltarla, che nulla e nessuno ha il diritto di interrompere questo dialogo. Una biografia, certo, che riporta fatti realmente accaduti ma ammantati di sogno e di favola”».
Una favola biografica, dunque. Ma in che senso Alda Merini è la protagonista di una favola?
«La sua è una favola vera. Possiamo considerare Alda Merini una sorta di eroina: è una figura emblematica, una donna straordinaria che vale la pena di conoscere fino in fondo. Una donna che ha sofferto, gioito, amato e della vita ha apprezzato ogni singolo istante senza rinnegarne nessuno, come ci ricorda lei stessa: "Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. Per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”».
Una questione di tecnica, di genere narrativo, allora…
«La favola ci sembrava il modo migliore per far conoscere Alda e consegnare alle nuove generazioni il suo importante messaggio di speranza: non arrendersi mai anche quando tutto sembra remare contro, ma ricercare sempre il lato positivo, addirittura il lato bello della vita. Le illustrazioni, inoltre, aiutano a comprendere meglio il testo, visto che il libro è corredato dei bellissimi disegni dell’architetto Mariateresa Oldrati».
A proposito di genere favolistico: è il suo luogo congeniale, Dott.ssa Chessari, già autrice di una raccolta di favole...
«Favola e fiaba sono generi letterari antichissimi che trasportano grandi e piccoli in mondi solo apparentemente immaginari, dove tutto è possibile, anche venire a capo di intricate situazioni o, semplicemente, acquisirne consapevolezza. Perché, se è vero che non sempre si vince, provarci, essere protagonisti, “eroi” della propria vita e non semplici spettatori è già, di per sé, una grande conquista. E in questo cammino impervio e avventuroso può farci da guida e maestra la natura che ci parla attraverso le sue magnifiche creature, come le api ad esempio, presenti nel libro. Questi piccoli insetti impollinatori, alter ego di Alda nel libro, sono indispensabili come la poesia alla sopravvivenza della bellezza, dell’uomo e del mondo».
Ma perché avete scelto proprio le api, cosa rappresentavano per la poetessa?
«Alda era molto legata a questo insetto. È celebre il suo aforisma "Sono una piccola ape furibonda". Tra le api e Alda ci sono molte similitudini: le api sono dotate di tre piccoli occhi sul capo rivolti al cielo e due laterali con i quali riescono a vedere la luce, il sole, anche quando ci sono le nubi. Alda sapeva, grazie al suo carattere e alla sua sensibilità, che anche dietro alle nuvole, periodi bui della vita, poteva ritornare la luce e le difficoltà potevano essere superate. Come l'ape regina non può vivere senza pappa reale Alda non poteva vivere senza poesia, un dono del cielo. L’ape rappresenta inoltre la libertà, vola libera nei cieli così come la poetessa, libera e "non addomesticabile"».
Una passione così forte quella per la Merini, da essere occasione di incontro con la coautrice Comin.
«Ho conosciuto Ave Comin grazie ad Alda Merini e ne è nata una profonda amicizia seguita dal libro. Nonostante Alda Merini sia molto amata dai giovani non le si dà ancora lo spazio che merita nelle antologie scolastiche: da qui il desiderio di conoscerne di più e l'invito di Ave, grande esperta della poetessa, a parlarne con i miei studenti: un successo, inutile ripeterlo. Questo proprio perché la poesia di Alda Merini non è mai scontata, banale. Appassiona, e alla fine stimola gli stessi incontri. Ora giriamo insieme le scuole per consegnare alle nuove generazioni il suo messaggio poetico, senza limiti generazionali».
Dicono che il titolo di un libro ne determini il successo. Ave Comin, perché “Cieli di Primavera”?
«I motivi sono diversi: Alda è nata il 21 marzo, primo giorno di primavera e giornata internazionale della poesia. Facendo un parallelo con le stagioni, dopo l’inverno, periodo abbastanza triste, quando le piante sono prive di foglie e colori e gli animali vanno in letargo, arriva finalmente il mese della rinascita: i colori sono chiari e luminosi, gli alberi sono ricchi di foglie verdi, i fiori germogliano e vi è un tripudio di colori. Ecco, questa è stata la vita di Alda Merini. Dopo un lungo periodo di sofferenze e dolori la sua vita è cambiata e ha acquistato nuovo vigore, una felicità interiore, una nuova luce. Grazie anche alla poesia che Alda diceva arrivarle dall’alto, dal cielo».
Virna Chessari, Alda Merini era conosciuta anche come la poetessa degli ultimi…
«La vita di Alda è una continua morte e rinascita. Quello che colpisce della sua figura è la sua straordinaria capacità di amare che spazza via anche il dolore. Nelle sue poesie non leggiamo odio, rancore, che sarebbero comprensibili in chi ha subito e sofferto quello che ha patito lei. Predominano l'amore, il rispetto, una profonda pace. E il successo e la notorietà non ne cambiarono la natura appassionata, generosa, altruista».
Vogliamo concludere riportando un passo del libro!
«Evocativo mi sembra l'ultimo dialogo con l'ape:
"Alda, non si può rinascere senza morire, gioire senza avere sperimentato il dolore”
“È vero!”, annuì Alda.
“Hai conosciuto l’Inferno Alda, ma non hai mai dimenticato il cielo”
“Ma perché ho dovuto soffrire così tanto?”
“Non saresti tu, Alda! Non tutte le piante sono uguali. Alcune fioriscono una sola volta e solo dopo molti anni, come l’agave. Alda, solo se accetti il tuo dono sarai felice”
“Il mio disordine? La mia follia?”
“La tua rarità, la tua bellezza. Folle è volere ridurre tutto a un’unica specie, uccidere la diversità. Insieme ai prati selvatici scompariamo anche noi e molte delle nostre sorelle”
“E il cuore dell’uomo diventa sempre più povero...”
“Canta l’amore, Alda, e fallo con gioia. Alda, poetessa dei Navigli e della gioia”. C’è tutta la Forza di Alda».