Rc auto, targa e soprattutto l’obbligo del casco sono al centro delle novità introdotte dal nuovo Codice della Strada, mettendo in difficoltà le società di sharing. Lo spiega Michele Francione, direttore operativo e sviluppo della Bit, azienda con sede a Bussolengo (Verona) che opera in 23 città italiane, tra cui il Comune di Venezia, dove sono attivi tra i 500 e i 600 monopattini.
«A Mestre il 50% degli utilizzatori sono occasionali e il tema dell’obbligo del casco ci allarma», dichiara Francione. Secondo la legge, ogni utente deve possedere un casco per usare i monopattini in sharing, rischiando di vanificare gli investimenti e di compromettere il futuro delle aziende e dei lavoratori. Il cambiamento inciderà sui prezzi del servizio e sull’intero indotto.
Per quanto riguarda la Rc auto e la targa, si attendono decreti attuativi, ma l’obbligo del casco è già attivo e prevede multe tra 50 e 250 euro per chi non lo utilizza. Francione sottolinea che la incidentalità dei monopattini è irrisoria, simile a quella delle biciclette (0,6 incidenti ogni 100.000 km) e senza morti negli ultimi tre anni.
I monopattini in sharing, secondo Bit, sono più sicuri dei mezzi privati grazie ai controlli regolari e alla robustezza. Tuttavia, l’assicurazione richiesta non è una semplice RC ma una RCA, che comporta costi stimati di almeno 100 euro per mezzo all’anno. Inoltre, Francione critica la RcAuto per i monopattini, considerandola «in contrasto con sentenze europee».
L’obbligo del casco potrebbe ridurre fortemente la clientela. Le aziende non sono obbligate a fornire il casco, lasciando questa responsabilità agli utenti. Esperimenti precedenti della Bit, che integravano caschi nei monopattini, hanno fallito: i caschi venivano rubati e i mezzi vandalizzati, causando danni e disservizi.
Francione conclude sottolineando i rischi per il settore: «L’obbligo del casco causerà una riduzione dei noleggi, l’aumento dei costi e metterà le aziende a rischio chiusura. I servizi di sharing sono parte dei Piani di mobilità sostenibile dei Comuni. Come la mettiamo?»