«Non c’è dubbio che, tra le tante ragioni per le quali gli americani lo hanno votato, l’idea del `macho´ è quella prevalente. È il riflesso della frustrazione americana, delle divisioni e delle fratture sociali della nazione che si affida a quello che le sembra il più forte e il più capace di ricomporle una volta per tutte».
Romano Prodi, nell’inserto di Repubblica che propone un’anteprima del libro-intervista con Massimo Giannini, motiva così l’elezione di Donald Trump a quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti.
«Il problema vero – aggiunge – è che la maggioranza degli americani ha ritenuto che l’amministrazione Biden non abbia fatto quello che doveva per difendere i loro portafogli dal carovita».
A Biden gli elettori hanno fatto scontare «il sostanziale fallimento delle politiche sulla sicurezza interna, sul ruolo internazionale degli Stati Uniti e sull’immigrazione, la cui gestione, affidata proprio a Kamala Harris durante i quattro anni del mandato, è stata timida, confusa, contraddittoria».
Secondo Prodi, Trump «inizia il suo secondo mandato all’insegna dell’inaffidabilità assoluta, che non potrà che essere dannosa. Per Trump la Costituzione non è altro che carta straccia e purtroppo la conseguenza non potrà che essere un ulteriore affievolimento della democrazia, non solo negli Stati Uniti, ma a livello mondiale».
L’innalzamento delle tariffe doganali «traslate sui prezzi al consumo, peseranno per circa 2600 dollari all’anno per ciascuna famiglia americana. Vi è però una conseguenza molto più grave. La politica di chiusura sarà imitata da tutti i Paesi che sono in concorrenza con gli Stati Uniti. Ne conseguirà una ovvia decrescita dell’economia mondiale.
Se davvero perseguisse il programma che ha annunciato, Trump graverà la nazione di un deficit aggiuntivo dell’incredibile cifra di quasi sei trilioni di dollari in dieci anni. Un macigno che non potrà essere sostenuto neanche da un colosso come gli Stati Uniti e che porterà instabilità su tutta l’economia mondiale».
L’ex premier ritiene anche che Trump, da solo, «non riuscirà a far finire le guerre. Ma a mio parere è pressoché certo un aiuto più massiccio a Israele e una forte riduzione dell’aiuto all’Ucraina».
Prodi conclude sostenendo che Trump «dovrebbe aiutare l’Europa a crescere, invece di frammentarla ancora di più. L’America è cambiata profondamente. Trump l’ha deviata e snaturata, e io sono convintissimo che l’incompatibilità di questa sua politica farà danni non solo al resto del mondo, ma anche e soprattutto agli Stati Uniti».
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