La vita notturna rumorosa e maleducata è un problema per il Portello. Ma non è l’unico e forse neppure il più importante.
Lo ha voluto ricordare al sindaco Giordani l’associazione Progetto Portello che nel quartiere è ormai un’istituzione dall’alto dei suoi diciannove anni di attività.
Con una lettera articolata in sei punti e firmata dal presidente Raffaele Voltolina, l’associazione ha voluto chiedere al sindaco un appuntamento per discutere i problemi più urgenti del Portello, che negli ultimi tempi si sono imposti all’attualità, anche in modo drammatico.
L’investimento di una studentessa di 17 anni, Sofia Gambato, davanti al Selvatico il 21 settembre ha riacceso la spia dell’allarme sulla pericolosità dell’asse Belzoni-Ognissanti, oggi usato anche come percorso alternativo per evitare i cantieri del tram.
«La tragedia», scrive Progetto Portello al sindaco, «ripropone il discorso della sicurezza stradale e della necessità di porre in essere tutti gli accorgimenti possibili per rendere più sicura la vita di studenti e residenti».
Il primo intervento potrebbe essere quello sulla segnaletica orizzontale, che non è sempre visibile.
«Chiediamo che sia rifatta, vicino alle scuole, alle sedi universitarie e ai giardini pubblici. E che sia fissato il limite dei 30 chilometri orari», suggerisce l’associazione. Ma c’è anche un altro problema di sicurezza strettamente connesso alla viabilità.
«L’intervento urbano di riqualificazione dell’area antistante la Porta Ognissanti, che ha migliorato la vivibilità dell’area e ha valorizzato la godibilità della Porta cinquecentesca», sottolinea l’associazione, «rischia di essere vanificato dal frequente passaggio abusivo di veicoli di ogni genere, i cui conducenti incuranti dei divieti utilizzano l’area pedonale e il passaggio sotto la Porta come scorciatoia per i loro tragitti. Molto spesso i paracarri e le rastrelliere che impediscono il passaggio da via Loredan verso l’area antistante la Porta vengono spostati per consentire il passaggio veicolare vietato».
Anche Progetto Portello chiede all’amministrazione di affrontare il problema della carenza di servizi igienici. Un’urgenza in tutti i sensi quando in via Portello si radunano migliaia di studenti e i bagni disponibili sono solo quelli dei bar, clamorosamente insufficienti.
«Il borgo dev’essere dotato di bagni pubblici», è la perentoria richiesta dell’associazione. «Si potrebbero realizzare al piano terra dell’edificio di via Marzolo di proprietà del Comune, quello che un tempo era chiamato “casa delle vedove”.
La chiusura dell’ufficio postale, annunciata di recente da Poste, rischia di abbassare drasticamente il livello dell’offerta di servizi, in un quartiere che ha un’età media alta.
«Tanti residenti sono anziani, privi di auto, e saranno costretti ad andare alla Stanga per trovare un ufficio postale», segnala la lettera.
Per un servizio che chiude, poi, ce n’è uno che non si riesce a riaprire, nonostante ripetute richieste: è il consultorio che stava al numero 1 di via Ponte Ognissanti, edificio oggi sottoutilizzato.
«Cinquecento firme erano state raccolte un paio d’anni fa», ricorda l’associazione, «eppure non è stato fatto niente. E in quei locali, data l’età media alta dei residenti, sarebbe bello che per uno o due giorni alla settimana si potesse ospitare un medico di base».
C’è poi un problema ambientale che sta assumendo proporzioni preoccupanti: ogni giorno intorno alla Porta si celebrano le lauree con abbondante - e crescente - spargimento di coriandoli di plastica che il vento porta nel Piovego e inquinano le acque del canale e il suo alveo.
L’associazione nella lettera indica al sindaco i riferimenti normativi che consentirebbero di emettere un’ordinanza che proibisca la vendita e l’uso di coriandoli di plastica e di prodotti simili.
«Auspichiamo che con la collaborazione dell’università», scrive Progetto Portello, «si sensibilizzino gli studenti all’uso di prodotti più rispettosi dell’ambiente».