«Mentre camminavo nel bosco sono stato colpito da un ramo che ha preso il fucile e così è partito lo sparo. Denise era dietro di me, non lo sapevo...». L’ottantenne muggesano Dario Peracca, raggiunto telefonicamente dal Piccolo giovedì, prima della tragica notizia del decesso della vittima avvenuto in tarda serata ha un ricordo lucido di quegli attimi. «È stata una concatenazione di eventi», spiega.
L’ottantenne ha fornito la sua versione dei fatti agli investigatori della Squadra mobile, sia sul posto che in Questura. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo: l’indagine servirà a capire a fondo cosa è successo giovedì mattina nei boschi di Basovizza durante la battuta di caccia e ad accertare eventuali responsabilità dell’anziano.
Con ogni probabilità sarà richiesta una perizia balistica per ricostruire la dinamica dell’episodio. Comunque molto dipenderà dalle prove testimoniali raccolte dagli investigatori, cioè quanto riferito dai cacciatori presenti quella mattina a Basovizza, una giornata autunnale, relativamente fredda, soleggiata e con una visibilità ottimale.
«Fino a quel momento era stato tutto molto bello», afferma l’ottantenne. «Poi è successo un incidente, una cosa che non dovrebbe accadere. Ma non sono inciampato», sostiene Peracca, smentendo le voci che si rincorrevano giovedì. «Ho spostato un ramo di un arbusto per riuscire a passare – spiega il cacciatore – e quel ramo è tornato indietro, mi ha sbilanciato il fucile ed è partito il colpo».
La sessantenne triestina era posizionata proprio dietro al compagno di caccia, a una distanza ravvicinata. «Era dietro... a tre o quattro metri – specifica lui – e io non sapevo che fosse dietro di me così vicina. Non lo dico per giustificarmi... ma è stato un concatenarsi di cose sfavorevoli. Bastava che Denise stesse cinquanta centimetri spostata, non sarebbe successo niente».
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Peracca ricorda anche il posizionamento del fucile. «La mia canna era puntata verso terra, diciamo». Il fucile aveva la sicura in quel momento? «Eravamo pronti a fare fuoco... il ramo ha colpito di più il fucile che la mia mano, perché la mia mano era spostata sull’arma e l’ha praticamente girata di quei gradi che sono stati sufficienti».
Poi lo sparo. E l’amica che si accascia iniziando a perdere sangue. In quel momento Peracca non poteva rendersi conto di quanto grave fosse la situazione. «Denise perdeva sangue – ripercorre l’ottantenne – allora mi sono tolto il giubbino arancione, quello che usiamo per essere segnalati, e le ho fatto un bendaggio per bloccare l’emorragia alla gamba. E non sapevo che avesse anche altre ferite».
La donna appariva cosciente. «Sì, ma era molto provata», sottolinea l’ottantenne. «Con me c’erano due compagni, poi sono arrivati anche altri ... io ero chinato con le mani sulla gamba di Denise e gli altri hanno chiamato i soccorsi».
«Sono affranto – ripete Peracca – sono affranto... ero in Questura».
Un’indagine per omicidio colposo, dunque. Quali cautele poteva utilizzare l’ottantenne muggesano per evitare un fatto così nefasto? La sicura non è obbligatoria durante un’azione di caccia.
L’impatto di un ramo può effettivamente attivare un fucile? La questione è meccanica: se ad esempio i cani dell’arma sono esterni, un colpo improvviso può farli scattare e quindi provocare la percussione della capsula esplosiva che fa partire la cartuccia. —