Prima una raffica di botti, poi l’incendio che divampa in un appartamento, intaccando quelli vicini, fino a costringere i vigili del fuoco a evacuare un’intera palazzina di via Pennacchi a Treviso e, a fiamme spente, a dichiararla inagibile. Fu pesante il bilancio del rogo scoppiato nel pomeriggio del 24 aprile 2021 sia in termini materiali per i gravi danni arrecati all’edificio che dal punto di vista sanitario con 10 inquilini rimasti intossicati, tra i quali due anziani e due disabili. Quell’incendio, sprigionatosi dal salotto di un appartamento, era di natura dolosa.
Ieri mattina è iniziato il processo ai presunti responsabili. Si tratta di una giovane donna di 29 anni, che occupava l’appartamento da cui ebbero origine le fiamme, e del suo compagno di 40, che attualmente risiede a Ponzano (entrambi sono difesi dall’avvocato Fabio Crea). L’uomo è accusato di incendio mentre la donna di favoreggiamento personale per aver rilasciato delle dichiarazioni fuorvianti ai vigili del fuoco durante le indagini.
Ma com’è arrivata la Procura a formulare le due pesantissime accuse nei confronti degli indagati? Da una serie di riscontri investigativi e dalle dichiarazioni dei testimoni raccolti nell’immediatezza dei fatti e nei giorni successivi.
Le indagini dei vigili del fuoco hanno stabilito che il rogo si sprigionò dal salotto, dove non c’erano prese elettriche. Escluse quasi subito le ipotesi della fuga di gas e del corto circuito, i vigili del fuoco scartarono anche quella dell’origine accidentale, come ad esempio il mozzicone di sigaretta lasciato inavvertitamente sul divano.
Un dato di fatto, in loro possesso, era l’estrema rapidità di propagazione delle fiamme, incongruente con l’ipotesi accidentale. Oltre a queste conclusioni tecniche, gli investigatori rilevarono anche incongruenze testimoniali da parte dell’inquilina dell’appartamento finita sotto inchiesta per favoreggiamento.
Quando, infatti, fu sentita dai vigili del fuoco un mese dopo il rogo, a maggio 2021, la 29enne dichiarò ai vigili del fuoco che al momento dell’incendio si trovava da sola in casa mentre dalle indagini svolte e dalle testimonianze raccolte è emersa la presenza nell’abitazione del compagno, ritenuto poi il responsabile del rogo. Perché mentire?
Erano le 15.30 del 24 aprile 2021 quando gli inquilini della palazzina iniziarono a sentire dei botti, poi una forte deflagrazione. Chi aprì la porta dell’appartamento per vedere cosa stesse succedendo vide solo fumo e fiamme, altri cercarono di scendere le scale condominiali per mettersi in salvo. Tra i primi a lanciare l’allarme fu la 29enne. Sul posto, alcuni minuti più tardi, arrivarono i vigili del fuoco di Treviso con numerosi mezzi, assieme a quelli di Mestre in supporto. Per prima cosa i pompieri con l’autoscala misero in salvo alcune persone rimaste bloccate nei terrazzi di casa, tra cui una disabile allettata, salvata grazie al pronto intervento delle forze dell’ordine e dei vicini, e un’altra inquilina, anche lei con una lieve disabilità. Una volta portate in salvo, alle persone intossicate furono prestate le prime cure dai medici del 118, arrivati con molti mezzi.
Il processo entrerà nel vivo delle testimonianze il 17 settembre del prossimo anno.