C’è chi lo considera un tenente Colombo in salsa trevigiana e chi elogia la peculiarità attoriale di Giuseppe Battiston, chi si compiace della bellezza delle inquadrature che incorniciano la Marca e chi demonizza la semplificazione dell’intreccio investigativo, chi si rivede nei luoghi e nei tempi della trama e chi li considera semplicemente una vetrina per un prodotto pop.
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Sta facendo discutere i telespettatori trevigiani la serie di Rai2 “Stucky” (in onda il mercoledì alle 21), tutta girata tra il capoluogo e l’hinterland sui casi del celeberrimo ispettore nato dalla penna di Fulvio Ervas.
Siamo andati a vedere le prime puntate a casa dello scrittore, che ha ceduto i diritti dei romanzi alla serie, per scoprire la sua opinione e quella dei suoi fans.
«Penso che un autore soffra sempre quando vede trasposte le sue opere – commenta Ervas – ma prendo atto che il linguaggio filmico non è il linguaggio dei libri, e trovo che la serie sia molto elegante e Battiston nei panni di Stucky impareggiabile. Mi piace che ci sia molta Treviso e che il Sile venga valorizzato, da spettatore mi sto davvero emozionando. I miei fans invece sono divisi in due partiti opposti: quelli che gridano al tradimento e quelli che, con uno sguardo più attento, apprezzano la qualità del prodotto».
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Se da un lato gli intrighi e i personaggi minori sono stati risceneggiati a favore del format televisivo, è rimasto invece inalterato l’incedere a passo lento della storia, che secondo Ervas rappresenta uno dei valori più alti dei suoi romanzi.
«Lo spirito della mia narrazione, che vive in questa fiction, è il tempo riflessivo dell’indagine – continua lo scrittore – Nelle serie crime americane tutto è rapidissimo, con azioni continue, inseguimenti, spettacolarizzazione della violenza, mentre noi, io nei romanzi e la Rai nella serie, facciamo un altro discorso, accompagniamo lo spettatore in un tempo lento, che non è noia, ma è pieno di ragionamenti, di capacità osservativa, di approfondimento che va oltre la prima impressione: l’atteggiamento di Stucky nei confronti dell’indagine è quello che dovremmo avere tutti noi nel vivere la realtà che ci circonda».
Una location centrale, nelle storie di Ervas, nella serie e nella cultura trevigiana è l’osteria, dove l’ispettore trova ispirazione per le sue risolutive intuizioni.
«Stucky è nato proprio dalla mia frequentazione della vecchia osteria di Secondo – chiude l’autore – perché è un luogo di relazione, dove vedi la gente e le loro storie passarti davanti, e un osservatore del mondo com’è l’ispettore, sta bene in un luogo aperto. Nella serie questa location è l’osteria Acquasalsa in Pescheria, l’ufficio informale di Stucky e il posto dove le comparse trevigiane praticano il “paciolare”, quello “sprecare utilmente” il proprio tempo in una sospensione dalla frenesia».