Ci sono i freddi numeri. E sono quelli dell’approvazione, a larghissima e trasversale maggioranza, della mozione con cui Markus Maurmair chiedeva alla giunta di impegnarsi a promuovere «un confronto tecnico all’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali» per vagliare gli interventi previsti per la mitigazione del rischio idrogeologico del Tagliamento».
Ma in politica i numeri vanno letti, interpretati. E a leggere in controluce il voto di ieri in Consiglio regionale emerge chiaramente come il tema delle infrastrutture sul principale corso d’acqua del Friuli Venezia Giulia sia, per la maggioranza che governa la Regione, una questione da maneggiare con cura, per evitare scottature che rischiano di compromettere i rapporti nei territori toccati dalle opere di mitigazione previste.
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Il primo firmatario della mozione è un esponente dello stesso partito (Fratelli d’Italia) che esprime i due assessori più direttamente coinvolti nel progetto, ovvero i titolari delle deleghe all’Ambiente, Fabio Scoccimarro, e alle Infrastrutture, Cristina Amirante, ma pure il sindaco di Latisana, Lanfranco Sette.
E balza all’occhio, in un centrodestra solitamente granitico in piazza Oberdan, il voto dissonante di Maddalena Spagnolo, consigliera leghista di Latisana, che ha bocciato la proposta e invitato «chi di dovere» a fornire quelle risposte «che la Bassa attende da troppi anni».
Il documento presentato da Maurmair (e sottoscritto anche da Lucia Buna della Lega, Mauro Di Bert della lista Fedriga e Andrea Cabibbo di Fi) parte da un presupposto, che è lo stesso consigliere di Fdi a sintetizzare: «Nell’ultima riunione della commissione consiliare – ha spiegato – sono emersi da parte di alcuni autorevoli rappresentanti dubbi sul piano che vanno in qualche maniera fugati».
Da qui la richiesta di un’audizione all’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali, da cui i proponenti della mozione hanno ottenuto una disponibilità di massima. Alla riunione (che in base a quanto previsto da un emendamento del dem Diego Moretti dovrà essere convocata entro il 28 febbraio) parteciperanno cinque professionisti ed esperti indicati da «Comuni, Consiglio delle Autonomie locali, comunità interessati dal bacino idrografico» del fiume.
La mozione è stata emendata con le proposte del capogruppo della Lega, Antonio Calligaris (che in premessa ha fatto inserire un riferimento ai tempi dell’iter) e di Moretti. E ha ottenuto 34 voti favorevoli e quattro contrari (il gruppo misto in blocco, assieme a Spagnolo).
L’approvazione finale da parte di Patto e Pd è stata spiegata dai due capigruppo, Massimo Moretuzzo e Moretti, che hanno parlato di «atto di coerenza verso una sentita necessità di una nuova audizione per approfondire e capire quali siano gli interventi utili per la messa in sicurezza del fiume e delle persone, perché se stessimo a quanto sentito ieri in aula dovremmo registrare una totale confusione su cosa si vuole realizzare».
Il piano sviluppato dall’Autorità di bacino – modificato in questi mesi, non ancora arrivato alla fase progettuale e contestato dalle associazioni ambientaliste – prevede la costruzione di una traversa laminante con luci mobili a paratoie piane, adiacente al ponte di Dignano. E una generalità approvata dalla giunta a luglio non esclude di poter realizzare la traversa su un nuovo ponte, riunendo in un’unica opera le esigenze di laminazione e quelle viarie.
Il piano contempla poi la realizzazione di una traversa in corrispondenza del ponte di Madrisio e aree di laminazione fuori alveo nei comuni di Varmo, Ronchis e Rivignano Teor; oltre al rialzo e la diaframmatura degli argini nel tratto di Tagliamento tra Cesarolo e la foce, nonché il rialzo e la diaframmatura degli argini del Cavrato, da Cesarolo allo sbocco nella laguna di Baseleghe. Per le prime due opere è previsto l’avvio della redazione dei progetti nel 2026.