Era nell’aria e ieri è arrivata la conferma: l’ottantanovenne che giovedì della scorsa settimana aveva investito la settantasettenne Egle Orzan in viale Miramare, nei pressi del “Bivio”, è indagata per omicidio stradale dalla Procura di Trieste. Un atto dovuto, come succede in questi drammatici casi, necessario per fare chiarezza sull’accaduto e, di conseguenza, anche su eventuali profili di responsabilità della conducente alla guida dell’auto.
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La dinamica dell’incidente, contenuta nell’informativa inviata dalla Polizia locale alla magistratura, appare fin qui abbastanza chiara: era circa ora di pranzo e Orzan aveva attraversato la carreggiata per dirigersi sul lato del lungomare con l’intenzione di gettare la spazzatura. Lo aveva fatto senza rendersi conto che proprio in quel momento stava sopraggiungendo una macchina verso di lei. L’ottantanovenne al volante del veicolo, una Opel Corsa, non si era resa conto del pedone sulla corsia di marcia e l’aveva centrata in pieno. Non era riuscita a frenare in tempo (sull’asfalto non ci sono segni di frenata) e quindi a evitarla.
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La settantasettenne– esule istriana e residente a Mogliano Veneto ma con un’abitazione di famiglia situata nei pressi della zona dell’incidente – era stata letteralmente travolta. L’impatto le aveva fatto fare un volo di una decina di metri sull’asfalto. L’anziana aveva sbattuto la testa sia sul parabrezza della vettura che a terra.
La donna era andata subito in arresto cardiaco e aveva perso sangue. I sanitari del 118 l’avevano sedata e intubata sul posto, in strada, iniziando immediatamente le manovre di rianimazione. Manovre che erano poi continuate anche a bordo dell’ambulanza fino all’arrivo al Pronto soccorso di Cattinara con il codice rosso. Il cuore della settantasettenne aveva ripreso a battere. Poi, in serata, il tragico epilogo: la signora era deceduta.
I segni sulla Opel Corsa, che riporta colpi sul lato anteriore destro (sia sul cofano che sul fanale) e sul parabrezza, indicano che l’anziana era stata investita non appena scesa dal marciapiede. Aveva appena iniziato ad attraversare la strada per dirigersi sul lungomare. Evidentemente senza guardare.
Ma per ricostruire con esattezza l’accaduto servirà una perizia. Andrà infatti accertato, oltre alla precisa dinamica dell’incidente, se l’ottantanovenne alla guida del veicolo avrebbe potuto in qualche modo fare qualcosa per non finire addosso al pedone.
La giurisprudenza, a questo proposito, sostiene che il conducente di un mezzo deve essere in grado di «evitare» ostacoli «prevedibili». Questo in linea teorica, perché va valutato appunto come questa «prevedibilità» sia possibile in un gesto repentino di un pedone che si immette sulla carreggiata.
A questo proposito la perizia servirà a verificare la velocità della vettura, la sua distanza dal bordo della strada e la visibilità. Va quantificato anche l’elemento temporale: cioè quanto ci ha messo la vittima a scendere dal marciapiede con l’intenzione di attraversare. E, di conseguenza, il tempo di reazione della conducente: cioè se l’ottantanovenne aveva la possibilità di frenare subito o comunque di tentare una manovra improvvisa per schivare la persona.
Sono insomma molti gli aspetti che una perizia tecnica prende in esame nel corso di un’indagine per omicidio stradale. I punti in discussione ruotano dunque attorno alla «prevedibilità» e all’«evitabilità». —
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