Batteri killer e antibiotico-resistenza, il ministro Schillaci non fa sconti sulla situazione, e ospite a Unomattina su Raiuno afferma senza giri di parole: «L’Italia ha un Servizio Sanitario Nazionale che tutti gli altri Paesi ci invidiano, però purtroppo siamo agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda la lotta all’antibiotico-resistenza. È importante ricordare che gli antibiotici vanno presi quando è necessario sempre sotto una stretta guida medica, non bisogna assolutamente usare il fai-da-te in questo campo così delicato perché gli antibiotici usati in maniera non adeguata causano una resistenza e quindi alcune malattie che possono essere curate, come la polmonite, magari diventano più difficili da affrontare».
Di più: secondo l’Oms nel 2050 l’antibiotico-resistenza potrebbe provocare oltre 39 milioni di morti al mondo. Pertanto, ha proseguito il ministro, «dobbiamo scongiurare assolutamente questo pericolo». E il governo è più che pronto e si è attrezzato a dovere: «Ci stiamo impegnando – ha ribadito Schillaci ancora oggi –. Sono stati messi 21 milioni di euro nella legge di bilancio per favorire la ricerca di nuovi antibiotici che siano in grado di sconfiggere batteri che sono diventati resistenti ai tradizionali antibiotici. Però ci vuole l’impegno di tutti: è una battaglia da fare insieme», ha sottolineato il ministro.
E ancora. «I dati che abbiamo in nostro possesso testimoniano come spesso proprio nelle età più fragili – le persone più anziane. Oppure i pazienti in età pediatrica – c’è un uso eccessivo di antibiotici: per questo, stiamo partendo con dei corsi di formazione specifici, rivolti in particolare ai medici di famiglia», che «hanno il più stretto rapporto con i cittadini: tocca a loro essere la guida per un uso responsabile degli antibiotici in tutte le fasce di età. La cosa migliore è sempre rivolgersi al medico, bisogna evitare le auto-prescrizioni e l’auto-somministrazione».
Non solo. Negli ospedali – ha sottolineato Schillaci – «bisogna avere particolare attenzione, soprattutto per i pazienti fragili, i più anziani o quelli che hanno delle patologie gravi. Proprio a loro bisogna somministrare gli antibiotici quando è necessario». Per il ministro «è un aspetto non solo che riguarda la salute, ma anche economico, perché ovviamente si dilatano i tempi di presenza delle persone all’interno degli ospedali: dobbiamo evitarlo, anche perché i soldi che si possono risparmiare da una battaglia come quella che stiamo conducendo insieme possono essere utilizzati, per esempio, per dare accesso ai pazienti alle nuove terapie oncologiche», ha concluso.
Una battaglia, quella sanitaria, che si scontra anche e sempre più spesso con un altro grande nemico che sempre il ministro della Salute ha voluto esplicitare e denunciare: «La diffusione di dati non verificati e la strumentalizzazione propagandistica di casi isolati – ha spiegato il titolare del dicastero della Salute – rappresentano un danno grave per il Servizio Sanitario Nazionale. Per gli operatori sanitari. E per tutti i cittadini italiani». Pertanto, ha quindi aggiunto, «è necessario ribadire con fermezza che, dall’insediamento del Governo Meloni, non è stato effettuato alcun taglio alla sanità pubblica. Al contrario, stiamo portando avanti un intenso lavoro di riforma per rafforzare un settore che ha subito anni di depauperamento. La continua diffusione di dati inattendibili e la generalizzazione di casi singoli, sia riguardo alle liste d’attesa che agli scioperi o ai fondi, non fa altro che alimentare una narrazione distorta della realtà»
Il ministro poi sottolinea come «siamo consapevoli che riformare un settore così complesso richieda tempo e dedizione, ma i primi risultati del nostro lavoro sono già visibili. Abbiamo invertito la tendenza negativa degli anni precedenti e stiamo procedendo con determinazione verso il miglioramento del sistema. In questo percorso – ha così concluso Schillaci – chiediamo la collaborazione costruttiva delle organizzazioni sindacali per vigilare nei casi di troppe e inaccettabili scorrettezze nelle strutture sanitarie che ci raccontano purtroppo quotidianamente i media. Solo attraverso un dialogo basato su dati oggettivi e una cooperazione finalizzata al bene comune possiamo garantire un servizio sanitario sempre più efficiente e vicino ai cittadini».
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