Troppo forti (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Il fenomeno e suo fratello. In alto i cuori, l`Italia campione è in semifinale di Coppa Davis battendo l`Argentina come voleva il pronostico: ma una volta di più deve affidare le sue fortune alle spalle maestose del titano Sinner, che si carica del peso della rimonta dopo la disastrosa sconfitta iniziale di Musetti. Prima tritura il povero Baez per l`1-1, poi chiede aiuto e conforto alla tremenda voglia agonistica dell`amico Berrettini dopo che il ct ha deciso di schierarli al posto di Bolelli e Vavassori e insieme edificano il sontuoso doppio del punto decisivo e del passaggio del turno. Domani, all`una di pomeriggio, l`Australia (che ha superato gli Stati Uniti) proverà a prendersi la rivincita della finale del 2023, quando Arnaldi e Jannik al culmine di 47 anni di un`attesa sterminata colorarono di nuovo d`azzurro l`Insalatiera più famosa dello sport. E come allora, l`avventura inizia con il brivido (un anno fa fu l`Olanda a metterci paura nei quarti vincendo il primo singolare) e finisce con l`abbraccio liberatorio tra i due protagonisti in campo, il ct Volandri e tutta la panchina. Nel mezzo, il solito immenso, straordinario, imbattibile Sinner, leader talmente colossale da galvanizzare i suoi e terrorizzare gli avversari con la sola presenza, prima ancora che sia il campo ad esaltarne la regale superiorità. Con queste, sono sette le vittorie consecutive in Davis (quattro in singolare e tre in doppio), 12 quelle in singolare dalla finale persa a Shanghai da Alcaraz, 71 complessive in stagione. Ma ancor più dei numeri da record, stavolta a colpire è la sintonia con l`altro gigante Berrettini, la loro simbiosi perfetta, la continua tensione positiva a cercarsi, parlarsi, complimentarsi a vicenda a ogni punto e incitarsi ai pochi errori commessi. Avevano giocato insieme solo in United Cup nel 2022 (una vittoria e una sconfitta), praticamente la preistoria con tutto quello che è arrivato dopo, e con la forza della loro intesa hanno disinnescato le oggettive difficoltà di una partita che non permetteva nessun svolazzo, nessuna disattenzione, nessun calo di concentrazione, per di più contro una coppia attempata (Gonzalez 41 anni, Molteni 36) ma indubbiamente avvezza alla specialità e con meno pressioni in corpo. Jannik e Matteo concedono appena una palla break (nel primo turno di servizio di Berretto), ottengono il 90% di punti con la prima e sui punti decisivi (Sinner in particolare, manco a dirlo) risolvono la contesa con la maggior qualità del loro tennis. Adesso sarà difficile separarli se ci sarà ancora bisogno del doppio per chiudere i conti tra semifinale ed eventuale finale, con il Martello che si candida d`imperio anche a un posto in singolare. Perché Musetti, nonostante la carica della vigilia, cozza contro un altro test di maturità, almeno in
Davis (quinta sconfitta di fila), e si mette un passo indietro. Quando scocca l`ora del singolare inaugurale, sul palazzetto aleggia una tensione palpabile e l`atmosfera quasi rarefatta finisce per coinvolgere pure lo speaker, che presenta Cerundolo come Baez e si becca i boati di disappunto in simultanea dalle due tifoserie. Scherzando ma mica troppo, dopo i primi due game in cui non tiene in campo una palla e quindi subisce l`inevitabile break, qualcuno dalle tribune sostiene che davvero l`argentino abbia mandato in campo qualcun altro. Muso dovrebbe approfittare della catalessi nervosa del rivale, e invece si fa strappare il servizio nel game immediatamente successivo: da lì, inizia una galleria degli orrori aspramente condizionata dal peso del risultato. La prima non entra mai, a nessuno dei due, gli errori decuplicano rispetto alle rarissime prodezze, chi riesce a trovare un incollatura di vantaggio sul filo di un equilibrio davvero precario dà un calcio al secchio nel game successivo: accade a Musetti dal 3-2 e break al 3-3, replica Cerundolo dal 4-3 per lui e servizio al 4-4. Purtroppo, nel nono game, Lollo regala tre gratuiti e stavolta il break gli è fatale. […]
Amici miei, che spasso (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
Un anno dopo, l`Italdavis riparte da una promessa: tornare a vincere. Lo fa per e, finalmente, con uno dei suoi leader, Matteo Berrettini. «Vinceremo di nuovo la Davis, questa volta insieme», il patto stretto dodici mesi fa, senza esitazione, da Jannik Sinner con l`amico Matteo, travolto da un vortice dolceamaro nell`istante in cui a due passi da lui, costretto a fare il tifo dai box, i suoi compagni mettevano le mani sulla tanto agognata insalatiera. Leader diversi ma perfettamente complementari: il fenomeno Sinner; più riservato, e il carismatico Berrettini, legati da un`amicizia che si è consolidata in campo. Uniti, hanno incarnato il tanto atteso doppio decisivo, superando con autorità Maximo Gonzalez e Andres Molteni per 6-4, 7-5, regalando all`Italia la vittoria contro l`Argentina. Il doppio è stato il salvagente azzurro, dopo il punto inaugurale conquistato da Cerundolo su Musetti che ha fatto tremare i tanti italiani presenti a Malaga. Un punto interrogativo e una certezza: così Filippo Volandri guarderà alla semifinale di domani contro l`Australia. «E’ stata una giornata di merda», parla il cuore affranto di Lorenzo Musetti. Nei 90 minuti di gioco contro Francisco Cerundolo, è stata francamente inspiegabile la prestazione del numero 2 d`Italia, sconfitto per 6-4 6-1. Dopo aver scaldato il pubblico tricolore con un break nel secondo gioco, l`allievo di Tartarini si è ritrovato a perdere il servizio già nel game successivo. La prima frazione resta un mistero: sul piano del ritmo entrambi i protagonisti sono stati ostaggi della tensione. La conseguenza è un match che non decolla, fatto scambi lenti su un campo velocissimo e tanti, troppi errori. Capo e coda del primo set sono stati gli unici due giochi senza occasioni di break Nelle difficoltà iniziali l`azzurro sembrava in procinto di emergere, ma le cinque palle break fallite tra quarto e sesto gioco, oltre ad aver tenuto a galla l`avversario, gli hanno tolto certezze. Nei tre game successivi si sono susseguiti altrettanti break, due di marca albiceleste che di fatto hanno sancito la fine della contesa. Non appena si è trovato nella condizione per rilassarsi, Cerundolo ha ritrovato l`incisività del dritto e ha domato un confuso Musetti. «In questi giorni non avevo perso un set di allenamento – l`amara constatazione del n.17 del mondo -. A livello di sensazioni non sono mai riuscito a trovare un buon impatto e non avevo il controllo di quanto stessi facendo». La palla è poi passata a Sinner; con il braccio nel singolare contro il numero 1 argentino Sebastian Baez e una parte di testa forse già al doppio. Missione compiuta con un netto 6-2 6-1 in 1 ora e 12 minuti, un tempo che però racconta la resistenza battagliera di Baez. […] Già nell`intervista in campo l`altoatesino era stato rapido: «Ora devo andare, dobbiamo decidere», con la fretta di chi già sapeva di avere il destino azzurro sulle proprie spalle. Sinner a destra e Berrettini a sinistra: si è schierato così il doppio azzurro. L’interrogativo della vigilia era: sono belli, sapranno ballare? Qualche automatismo è ovviamente da perfezionare, ma i dubbi si sono dissolti con il passare dei game, di certo i punti di forza non mancano. la solidità da fondo, i due servizi e le risposte fulminanti di Sinner possono fare la differenza contro ogni specialista. […]
Il più grande e il campione (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Quando la Davis ha in animo di sfruculiare, i pronostici e i risultati già scritti si dissolvono tra ribaltoni imprevisti, quando le squadre più attese retrocedono a controfigure, solo i campioni possono ripristinare la norma, e indicare il corretto cammino. L’Italia, Italdavis o ItalSinner che dir si voglia di campioni ne ha due e li ha gettati nella mischia quando i cattivi pensieri era già cominciati ad affiorare e le sensazioni che anche i campioni uscenti rischiassero davvero di uscire – come la Spagna, come il Canada e anche gli Stati Uniti -, si stava impossessando dell`intera “comunidad italiana”. Quanto mai estesa in queste giornate malagueñe, come una piccola città appassionata al seguito degli azzurri. Si vogliono bene, Sinner e Berrettini, lo si intuisce dagli incoraggiamenti, dai sorrisi, dai cenni di conforto che si inviano. Amano competere per un obiettivo comune, e quello della Davis li coinvolge e li attrae. Doppio insolito, si dirà, ma in grado di farsi trovare subito pronto contro una coppia di argentini smagati (più Molteni di Gonzalez), che sul doppio hanno fondato le rispettive carriere e sono ancora tra i primi venti del mondo. Ma Jannik e Matteo, sistemato in campo a sinistra, hanno messo in campo concretezza, voglia infinita e colpi che la coppia argentina non immaginava. Scambi resi vorticosi dal passo diverso della squadra azzurra, dalla fisicità di Sinner e Berrettini, imbattibili al servizio (solo una palla break concessa in avvio di match) e in grado di creare continue apprensioni tra gli argentini. Due break, nel nono gioco il primo, nell`undicesimo il secondo, per decidere il passaggio del turno. Firmato a due mani e in grado di cancellare tutte le apprensioni che il confronto stava covando. Un match cominciato male, con una dura lezione per Musetti, di fronte a un Cerundolo che non ha peccato nemmeno di particolare acrimonia nei confronti dell`azzurro. l`ha solo gentilmente dominato… Non so bene se fra i due vi sia amicizia, o semplice conoscenza da Tour. Non so se si allenino insieme e quante volte sia capitato, l`impressione ricavata dal match è stata che Cerundolo leggesse alla perfezione le intenzioni di Musetti, mentre Lorenzo si sia perso per strada dopo i primi otto game (dal 2-0 per Muse al 4 pari in una girandola impazzita di break), nei quali ha avuto occasioni importanti. […] Il mago Coria si è confermato tale. La scelta di non affidarsi ai due che garantivano maggiore consistenza tecnica sulla superficie indoor Cerundolo ed Etcheverry) lasciando a Baez, terraiolo e numero uno in classifica, il compito di “perdere con onore” contro Sinner, gli ha permesso di spingere Cerundolo contro il nostro “secondo” riuscendo a rendere da subito infido il percorso degli azzurri. La scelta di Musetti davvero non è possibile considerarla un errore, Volandri avrà di certo tenuto conto degli allenamenti di questa settimana, e ha preferito spendere la carta Berrettini nel “doppio di emergenza”, al fianco di Sinner, per rimediare – come poi è successo – all`eventualità di un pareggio nei primi due singolari. È Musetti, semmai, che deve chiarire a se stesso di che pasta sia fatto. Il suo tennis non è in discussione sebbene ieri il servizio sia stato davvero pessimo, possiede soluzioni tecniche per prevalere in qualsiasi tipo di confronto. Troppo facile però prendergli le misure, addirittura sfidarlo dalla parte del rovescio, come ha fatto Cerundolo, fino a sottrargli spazio e comandare il gioco al posto suo. Questione di carattere? Di maturità? Non è detto… Tennisti forti ovunque,
tranne che in Davis, ve ne sono stati parecchi, a cominciare da Jimmy Connors, che di carattere ne aveva fin troppo. Certo è che le prove di Lorenzo in Coppa si svolgono spesso su terreni resi accidentati da problematiche che è bene vengano definitivamente portate alla luce. Con quello di ieri sono cinque i kappaò consecutivi di Muse nei singolari di Coppa. «Sensazioni negative, sin dall`inizio», tenta di spiegarsi Lorenzo, «non capisco perché, gli allenamenti davano segnali positivi, sentivo bene la palla, invece mi sono trovato quasi subito in un vortice negativo. In Davis ho vissuto momenti speciali e momenti difficili, riconosco che in questi ultimi singolari che ho disputato non sono riuscito a dare il meglio di me. Può capitare, anche se è meglio che non capiti». Così, il compito principale di Sinner è diventato quello di sbrigarsi a battere Baez, consumando il minimo indispensabile di energie. In poche ma sentite parole, prendere a pallate l`argentino. Il quale, poverino, ha cercato persino di rispondere con le stesse armi del numero uno, forzando i colpi, colpendo a tutto braccio. Ha messo insieme tre game alla fine, e può sempre dire di aver strappato a Sinner gli stessi game di un top ten di chiara fama come Casper Ruud. […] Poi il doppio, con l`Italia che compie il primo passo verso la finale, senza avere più d`intorno le squadre che creavano le maggiori apprensioni. Gli Stati Uniti battuti dall`Australia (e dalle strambe scelte di Bob Bryan, il capitano, che ha affidato singolare e doppio al debuttante Shelton, il quale ha avuto quattro match point contro Kokkinakis e non ne ha approfittato) e il Canada che ci aveva superato negli ultimi due match, oltre alla Spagna sfumata nella notte dell`addio a Nadal. Oggi Germania e Olanda. Sabato Italia e Australia. Siamo i favoriti, ma è giusto così.
E ora c’è l’Australia, Harakiri Stati Uniti (Pietro Corso, Corriere dello Sport)
Dopo l`eliminazione di una superpotenza come la Spagna, a sorpresa cadono anche gli Stati Uniti. La squadra di Bob Bryan era una forte candidata per alzare la Coppa Davis, ma si è trovata davanti una solida Australia che, una volta assicuratasi del punteggio di parità dopo i singolari, ha sfoderato l`asso nella manica con il doppio vinto da Ebden/Thompson. La sfida di quarti di finale ha visto partire in vantaggio i ragazzi di Lleyton Hewitt, che hanno ottenuto il primo punto fondamentale con la vittoria di Kokkinakis su Shelton per 6-1 4-6 7-6(14). Non c`è nessun errore di battitura: il tie break del terzo parziale conta davvero 30 punti, ed è il sesto più lungo della storia della Davis. L’esperto “aussie” ha bisogno di 7 match point (dopo averne salvati 4) per portare il tie esattamente dove voleva il suo capitano. Taylor Fritz compie poi il suo dovere, sconfiggendo Alex De Minaur per 6-3 6-4 in un`ora e 9 minuti di gioco. Nel doppio decisivo Bryan predilige Shelton/Paul agli specialisti Kralicek/Ram, e i “canguri” ne approfittano con l`esperienza di Ebden/Thompson per portare a casa la contesa (6-4 6-4) e il quarto di finale. In una situazione di incertezza, capitan Bryan ha provato a portare avanti gli Stati Uniti con l`effetto sorpresa. Ironia della sorte, è stato proprio il doppio a incastrare uno dei migliori giocatori di questa specialità, ora seduto sulla panchina a stelle e strisce. «Sapevo bene quanto gli australiani conoscessero i nostri doppisti – ha spiegato Bryan – Ho scelto di giocarcela in maniera diversa da quanto tutti potessero prevedere. Non è andata come speravamo, ma bisogna fare i complimenti ai nostri avversari. Sono fiero dei miei ragazzi, soprattutto di Shelton che era al debutto assoluto per il suo Paese». Più soddisfatto Hewitt in conferenza stampa, con un occhio agli azzurri per il re-match di domani dopo la sconfitta nella finale del 2023: «Non sarà di certo più facile dello scorso anno, perché l`Italia è una squadra di grande qualità. Sappiamo che hanno dalla loro anche la maggior parte del tifo, ma noi ci siamo e vogliamo provarci. Adesso ci godiamo il riposo così da arrivare carichi per la semifinale». […]
L’anno di Jasmine (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Jasmine Paolini è un inno alla gioia. E come potrebbe essere diversamente? Il suo percorso è stato una corsa a perdifiato verso la felicità, come quando mercoledì, messo a terra l`ultimo punto della finale di Bjk Cup, si è buttata tra le braccia delle compagne e di Tathiana Garbin. Jasmine ha concluso un 2024 da non credere. Da stropicciarsi gli occhi, sogno o son desta? Con il suo metro e 63 in un tennis tutto botte, lei ha vinto con la perseveranza, il lavoro e un allenatore, Renzo Furlan, che è riuscito a tirare fuori da lei il meglio. Non solo, dandole il “permesso” di giocare il doppio con Sara Errani, al di là delle vittorie, ha fatto in modo che la sua giocatrice progredisse tatticamente e migliorasse il gioco a rete. Jasmine corre dappertutto, e va così veloce da raggiungere in una sola stagione il numero 4 al mondo, come solo Francesca Schiavone era riuscita a fare. Jasmine piace, è scanzonata e vince, corre e sorride. […] Jasmine che adesso vuole, o meglio vorrebbe, godersi un po` di meritato riposo: «Eh, sempre troppo poco… Però è un bel modo di finire l`anno, mi piace davvero tanto essere parte del team e giocare per l’Italia», dice dopo l’ultima partita ufficiale del 2024 con una sonora risata. In fin dei conti è così che si deve fare per diventare grandi: «È stata una lunga stagione – ha detto la numero 1 italiana -. Ero stanca e tesa alla fine, ma cercavo di respirare per sciogliere la tensione e mi ripetevo di fare un ultimo sforzo. Il sorriso? Cerco di tenerlo sempre perché mi fa stare più serena». Due finali Slam, in singolare, al Roland Garros e a Wimbledon non si raggiungono per caso. Come pure la vittoria della squadra azzurra mercoledì, trascinata da lei che non si è risparmiata tra singolare e doppio alla fine di una stagione estenuante: «Qualche anno fa nessuno ci avrebbe dato una lira – ha raccontato Jasmine dopo la premiazione a Malaga -. Si sentiva parlare tanto della precedente generazione. Si diceva di noi che eravamo lontanissime da quel livello. Io, onestamente, mi sentivo lontana dal poter vincere. La finale dell`anno scorso, però ci ha dato grande fiducia ma non pensavo che già quest`anno avremmo sollevato la coppa». La consapevolezza è arrivata col tempo, per Jasmine. Sono servite tante partite e tante vittorie: «Ha acquisito un notevole livello di tennis – ha detto il suo coach Furlan poche settimane fa-. La svolta sono stati i quarti di Cincinnati dello scorso anno. Prima aveva un`obiettivo: essere testa di serie negli Slam e nei grandi tornei. Dopo di allora ha vinto partite importanti in Asia, è riuscita a raggiungere quell`obiettivo ambizioso e ha accumulato tantissima fiducia. Ha maturato quella coscienza nei suoi mezzi per fare un ulteriore passo avanti». Da li, dunque, è partita la rincorsa di quest`anno, un crescendo rossiniano : gli ottavi all`Australian Open, il titolo 1000 di Dubai, le finali Roland Garros e Wimbledon, l`oro in doppio all`Olimpiade con Errani. E poi le Wta Finals, sia in singolare che con Sara. È diventata una coppia inossidabile, la loro, che proseguirà anche nella prossima stagione. Sara, amica e mentore, consigliera e compagna di giochi. Anche in allenamento basta osservarle, sudore e risate. Jasmine si fida di Sara e quando gioca in singolare spesso la si trova nel box a dispensare consigli e incoraggiamenti: «Jasmine mi fa 800 mila domande al giorno, apprende come una spugna e mi chiede qualsiasi cosa – sottolinea Sara -, e per me è una gioia condividere il campo con lei. Abbiamo ancora tanti sogni da realizzare, per questo andremo avanti anche il prossimo anno». […]
Il tennis, i valori e la forza delle donne (Emanuela Audisio, La Repubblica)
Tathiana Garbin, 46 anni. ex giocatrice (numero 22 nel 2007), capitana della Nazionale che ha vinto la Billie Jean King Cup, non la smollate. Voi le chiedete del gioco e lei invece insiste a parlare di valori. Ha qualcosa da dire alla società italiana? «Alle nuove generazioni sì. Prendete esempio da questa squadra femminile. Non mollate, aiutatevi, abbiate coraggio, non rinunciate ai vostri sogni, ma trovate i mattoni per costruirli. E alle ragazze: scardinate la nostra società patriarcale, anche le donne possono essere leader. Lo sport lo ha dimostrato, si è mosso prima, ha ribaltato stereotipi. Dove non ci sono vincoli e pregiudizi, dove c`è collaborazione e non sottomissione, il movimento femminile trova forza e successo. Sara Simeoni, la Valanga Rosa, Federica Pellegrini, la nazionale donne di volley. Gli esempi ci sono, guardateli e guardateci, combattete per meritarvi un posto in prima fila».
Lei da giocatrice nel 2001 sconfisse la numero 4, Monica Seles, e nel 2004 da n. 86, Justine Henin che era prima nel ranking mondiale.
Ma alle mie ragazze non lo ricordo mai. Quando smetti di giocare per diventare una guida devi cambiare ruolo, non sei più tu al centro del progetto, quello che è importante è trasferire conoscenza e motivazioni. Da capitana e da allenatrice devi uccidere il tuo io, metterti da parte, e soprattutto saper ascoltare. Ogni volta che ho deciso di escludere qualcuna ho sempre trovato dall`altra parte persone intelligenti.
Un anno fa era alla vigilia della seconda operazione.
Sì. Mi era stato diagnosticato un tumore, lo pseudomixoma peritonei. Qualche mese prima a New York mi ero sentita male, dolori all`addome, qualcosa non andava. Le ragazze mi sono state molto vicine, a novembre eravamo sempre qui a Malaga e abbiamo perso la finale con il Canada, quest`anno l`abbiamo vinta contro la Slovacchia. Allora ero in difficoltà, ma non ho avuto paura di mostrare il mio lato debole, tra di noi c`è stata una fortissima condivisione e molta solidarietà. I ragazzi mi hanno dedicato la Davis nel `23, io contraccambio con questa, che devo anche a tutto il personale medico che mi ha curata. E come se si chiudesse un cerchio, per questo dico che forse è ora di lasciare, devo ancora parlare con la federazione e con le persone che mi sono vicine, ma non mi allontanerò dal tennis. Sto anche scrivendo un libro, sono quasi a metà, è un diario, la prima pagina parte da quel giorno a New York. Senza retorica, la vita è una partita, non bisogna arrendersi, mia moglie Ylenia mi ha molto aiutata. Siamo sposate dal 2016, appena si è potuto, viviamo a Formia.
Jasmine Paolini ha detto che all`inizio nessuno credeva in questa squadra.
Vero. Erano tutte giovanissime, io ho insistito: prima si semina, poi si raccoglie. E tutte hanno margini di miglioramento fisico, tecnico, psicologico, oltre a un ottimo staff. Sara Errani a 37 anni è stata determinante per l`esperienza e per la favolosa rimonta del doppio contro la Polonia da 1-5. Alla base c`è anche tanto lavoro, questo Sinner ce lo insegna sempre. Il fatto che il tennis italiano viva un`età dell`oro
al di là dei talenti che crescono dove pare a loro significa che se si investe senza pregiudizi, senza pensare che le donne sono gelose, emotivamente instabili, incapaci di fare squadra, i risultati arrivano. […]
Il tennis italiano però integra poco.
Vero se guardiamo nelle nostre scuole dove ci sono asiatici, sudamericani, africani. Spesso però le loro famiglie non hanno mezzi economici per iscriverli ai circoli, per questo abbiamo studiato un programma che si chiama Racchette di Classe dove i maestri vanno gratuitamente a insegnare, oltre a istituire borse di studio. Lo sport deve costruire ponti, non alzare muri.
C`è ancora domani.
Sono una fan di Paola Cortellesi. È un titolo e un film che mi piace tantissimo. Il mio domani sarà una vacanza in montagna, vado a sciare dalle parti di Jannik, anzi spero di scendere sulla neve con lui. Anche questo lo possiamo fare insieme, ma non credo che lo sfiderò.