Il pugile spagnolo Jordan Camacho, nato in Perù ma cresciuto a Toledo, ha sconfitto poche settimane fa a Palermo Vincenzo La Femina, in un incontro valido per il titolo europeo Silver dei Super Piuma. A luglio il catalano Cristobal Lorente ha avuto la meglio in trasferta su Mauro Forte, match che ha assegnato la cintura europea dei Piuma. Qualche mese prima l’andaluso Baldo Mira aveva battuto in casa Claudio Grande per l’Ebu Silver dei Piuma. Se in marzo Gianluca Ceglia in casa non avesse sconfitto Frank Urquiaga per l’Europeo Silver dei leggeri, il 2024 si sarebbe concluso con una debacle totale dell’Italia pugilistica nei confronti della Spagna per quanto riguarda gli incontri valevoli per le due principali cinture europee. Aggiungiamoci pure che nei dilettanti alle Olimpiadi di Parigi, di fronte alle nostre zero medaglie, gli spagnoli si sono accaparrati un argento e un bronzo.
L’Italia della boxe professionistica è sempre stata superiore alla Spagna, basterebbe guardare il numero di mondiali vinti nella storia, quelli italiani sono più del doppio. Ma allora cosa sta succedendo? Lo abbiamo chiesto a Michele Delle Fave, procuratore italiano che gestisce Leonardo Qela e fino a pochi mesi fa anche Luca Chiancone. Il manager è legato da un filo diretto con la Spagna, dove passa parecchi giorni all’anno a girare per le palestre di Madrid, Valencia, Bilbao. Questo soprattutto grazie all’amicizia con il matchmaker Emilio Pop. “Da un po’ di tempo – dice Delle Fave a ilfattoquotidiano.it – in Spagna sono arrivati maestri messicani, colombiani, argentini, portoricani, i quali insegnano il pugilato dell’America Latina, una boxe diversa da quella tradizionale spagnola e così hanno iniziato a vincere. Noi in Italia siamo fossilizzati sui vecchi allenatori che non si rinnovano mai, ma che ancora gestiscono in toto la boxe nostrana. In Spagna se arrivano delle novità da fuori, aprono le porte della palestra. Gli italiani invece sono gelosi ed io risulto antipatico perché dico queste cose, ma basterebbe muoversi di più oltre confine per comprendere certe dinamiche“.
“Certo – continua il procuratore – in Spagna le borse non sono maggiori che in Italia, ma si pagano meno tasse, la vita costa meno e così i pugili riescono a vivere. Madrid è la porta europea per il Sudamerica e ha molti vantaggi, le palestre sono tante e alcune sono attrezzate come noi possiamo solo sognarci, quasi tutte fuori dalla porta hanno una fermata della metro che rendono più semplici gli spostamenti”. Delle Fave racconta anche di un pugile argentino “arrivato in Italia, dopo un paio d’anni in Spagna, sembrava un fenomeno, l’ho rivisto recentemente e mi sembra pugilisticamente regredito”. Un consiglio su un pugile spagnolo da seguire oggi? “Il super welter Amin Hachimi, allenato dal colombiano Emiro Bula, è già un fuoriclasse. Con il suo manager Alejandro Franco abbiamo fatto un tentativo per proporlo in giro per l’Europa ma è troppo forte e tutti hanno paura di affrontarlo”.Venerdì 13 dicembre a Carbonia in Sardegna il peso Piuma Francesco Grandelli affronterà Cristobal Lorente per l’europeo, chissà che possa essere questo il match ad invertire la tendenza negativa.
L'articolo Boxe italiana in crisi, lo dice la storia: anche la Spagna ci ha superato. “Vincono con maestri sudamericani. Noi? Zero rinnovamento” proviene da Il Fatto Quotidiano.