Condannato a oltre 20 anni di carcere per, tra l’altro, il reato di concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, dopo aver riparato in Francia, l’ex terrorista delle Formazioni Comuniste Combattenti Raffele Ventura è ora libero di rientrare in Italia senza aver mai scontato la pena: la Corte d’Assise d’Appello di Milano, su richiesta del legale Davide Steccanella, l’ha dichiarata estinta col parere favorevole della Procura generale. La decisione è arrivata in virtù del fatto che è decorso un tempo pari al doppio della pena inflitta. L’Italia chiese l’estradizione di Ventura nel 2021, ma i giudici francesi la negarono.
Ventura, 75 anni, è infatti uno dei 10 ex terroristi dell’operazione “Ombre rosse”, che trovò l’opposizione della giustizia d’Oltralpe. “I 10 in Francia braccati sono diventati nove. Ventura condannato per la sparatoria di via de Amicis a Milano del 14 maggio 1977 riparato in Francia dal 1981 ora potrà ritornare”, ha detto l’avvocato Steccanella. Gli altri nove, tutti ex appartenenti a Lotta continua, Br e altre formazioni di estrema sinistra, sono Luigi Bergamin, Giovanni Alimonti, Giorgio Pietrostefani, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Maurizio di Marzio, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti. La manifestazione cui ha fatto riferimento l’avvocato è quella della celebre foto di un giovane che a braccia tese impugnava una pistola, diventata simbolo degli anni di Piombo.
“La prigione e la galera non sono la soluzione ai problemi storici, con tutto il rispetto per le vittime, ma 50 anni dopo per me non è giustizia ma vendetta. Oggi è stato definitivamente revocato il mandato d’arresto e qualsiasi ordine di carcerazione. Ventura, che era dal 1981 era andato in Francia per un episodio accaduto il 14 maggio 1977 dove per altro non era nemmeno tra quelli che avevano sparato, potrà finalmente tornare in Italia”, ha detto il legale, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa LaPresse. “Questa cosa – ha aggiunto l’avvocato – varrà solo per lui, purtroppo per gli altri credo non ci sia niente da fare”.
Come si legge nel provvedimento della prima Corte d’Assise d’appello di Milano, il difensore nell’istanza aveva premesso che Ventura “era stato condannato” con sentenza divenuta definitiva nel 1996 a 22 anni e 8 mesi di reclusione per l’omicidio e per altri reati “posti in continuazione”. Nel giugno del 2021, poi, sempre i giudici milanesi avevano dichiarato “estinte” per “decorso del tempo senza che i provvedimenti di condanna” fossero “stati eseguiti, tutte le pene inflitte al Ventura salvo quella base” di 14 anni per l’omicidio Custra, avvenuto nel 1977. La Corte milanese spiega che, come da istanza del difensore, “allo stato risulta integrato il presupposto temporale per l’estinzione anche della detta pena residua”, ossia quei 14 anni. È estinta “in applicazione dell’art.172 codice penale, secondo cui la pena della reclusione ‘si estingue col decorso di un tempo pari al doppio della pena inflitta e, in ogni caso, non superiore a trenta e non inferiore a dieci anni’, tempo che decorre dal passaggio in giudicato della sentenza”. Sentenza passata in giudicato nel ’96 appunto e, dunque, sono trascorsi ora 28 anni, il doppio della pena di 14 che era stata inflitta. La sentenza che ha decretato estinta la pena è stata depositata il 31 ottobre, il legale ha poi atteso che venisse formalmente dichiarato decaduto l’ordine di carcerazione che pendeva su Ventura.
“Trovo davvero assurdo che un terrorista come lo è stato Ventura che nel maggio 1977 a Milano partecipò moralmente all’omicidio del vicebrigadiere Custra debba essere lasciato libero, senza alcuna conseguenza giudiziaria, e la precedente pena sia stata estinta per decorso del tempo”, ha commentati il deputato di FdI, Riccardo De Corato. “Questo – ha aggiunto – è un brutto segnale da parte della Procura generale e della Corte d’Assise d’appello di Milano, dopo la decisione francese, all’intero sistema giudiziario. È anche una profonda ingiustizia e un torto verso l’intero corpo della polizia di Stato che 48 anni fa circa perse brutalmente un illustre rappresentante. La decisione odierna non rende onore a Custra, che – ha concluso De Corato – è stata un’altra vittima del terrorismo rosso rimasto senza giustizia”.
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