Graffi, insulti e come se non bastasse, anche botte sul volto a colpi di pentola. Vittima delle reiterate violenze della compagna un trevigiano di 72 anni che dopo l’ultima lite è finito in ospedale. Nei confronti della consorte, una 58enne, la questura ha emesso un primo ammonimento, misura di prevenzione mirata a scongiurare altri episodi di violenza domestica.
La furiosa lite che è costata il ricovero in ospedale all’uomo risale al mese scorso. Sarebbe stata l’ennesima discussione su questioni domestiche a fare esplodere il litigio che dopo una prima fase di insulti è degenerato in un’aggressione fisica. Stando a quanto ricostruito dalle forze dell’ordine la donna avrebbe prima graffiato il 72enne sul collo e sul petto per poi colpirlo violentemente sulla fronte con una pentola.
A riportare l’ordine fra le mura domestiche l’arrivo delle volanti della polizia. Una volta in casa, nel capoluogo, gli agenti non hanno avuto dubbi sulla dinamica dell’aggressione. La donna, classe ’66, messa di fronte all’evidenza ha ammesso subito la propria responsabilità. Il compagno, classe ’52, è stato accompagnato al pronto soccorso per ricevere tutte le cure del caso.
Fra graffi sul collo e la botta sulla fronte procurata dalla pentola l’uomo ha rimediato ferite giudicate dai medici guaribili nel giro di dieci giorni. Quello verificatosi a ottobre, come confermato dai successivi accertamenti, condotti dalla divisione anticrimine della questura di Treviso, non sarebbe un episodio isolato.
Già prima di ottobre la 58enne aveva alzato le mani sul compagno. Il quadro in cui si inserisce la furiosa lite del mese scorso è quello di una relazione violenta, fatta di abusi e soprusi che durano da sette anni.
Anche alla luce di queste evidenze il questore di Treviso, Alessandra Simone, ha emesso un provvedimento di ammonimento nei confronti della donna. Una misura, sottolineano dalla questura, che appartiene ad una più articolata strategia portata avanti dalla polizia di Stato per prevenire e contrastare ogni episodio di violenza domestica, non solo mediante il supporto alle vittime, ma anche promuovendo azioni di recupero e accompagnamento nei confronti dei soggetti responsabili.
È durato per sette anni anche il matrimonio fra una donna, ridotta a una condizione paragonabile alla schiavitù dal marito, 35enne rinviato a giudizio nei giorni scorsi. I fatti avvenuti nella villetta dei coniugi a Pieve di Soligo risalgono al 2015, anno delle nozze. Da allora nonostante la nascita del figlio, minacce e intimidazioni erano diventate parte della quotidianità della vittima.
Ad aggravare la situazione lo sviluppo di una dipendenza da gioco d’azzardo che avrebbe reso il marito ancora più violento tanto da arrivare a prenderla a calci e pugni per i motivi più futili. Nel 2022 l’episodio che ha dato alla donna la forza di chiamare i carabinieri: ad aprile, al suo rifiuto di consegnargli del denaro da giocare al videopoker, il marito l’ha strattonata e violentata.