Da una parte Jannik Sinner, Lorenzo Musetti, Matteo Berrettini, Andrea Vavassori, Simone Bolelli. Dall’altra parte Sebastian Baez, Francisco Cerundolo, Tomas Martin Etcheverry, Maximo Gonzalez, Andres Molteni. Italia-Argentina, domani alle 17:00, chiuderà i quarti di finale di Coppa Davis, di un format infinitamente più crudele di quanto fosse quello in vigore fino al 2018 e che, nel 2025, subirà un nuovo cambiamento di format. Che, neanche a dirlo, ha dei punti deboli notevoli.
Concentrandosi su questo quarto di finale, va rimarcato un dato: l’Italia ci entra da favorita. E non solo per la presenza di Jannik Sinner, ma anche perché la squadra ha un complessivo importante di competitività sul veloce indoor. E se è vero che tante volte indoor non vuol dire così rapido, come si è visto a Torino (e come per anni è stato a Parigi-Bercy), è altrettanto vero che stavolta il termine è perfetto. Una situazione che, almeno in termini di Sinner, è favorevole, perché man mano che si alza la rapidità della superficie ecco che lui emerge sempre di più. E questo già col fatto che è “bastata” Torino per metterlo nelle condizioni di dominare l’intero torneo.
La pressione è ancor più forte sull’Italia anche e soprattutto in relazione a quanto accaduto tra la sera e la notte di ieri, quando un errore enorme di valutazione commesso non si sa da chi (Nadal? Ferrer?) ha sostanzialmente tolto di mezzo la Spagna padrona di casa, vera co-favorita tra le otto squadre rimaste. A questo punto la squadra azzurra è davvero chiamata a confermare il suo ruolo sia di campione in carica che di prima pretendente a riprendersi l’Insalatiera.
E l’Argentina non è proprio di quelle selezioni che possono far trasudare tranquillità, specialmente con il già citato format: un conto potevano essere i cinque match della vecchia gestione (e, in parte, di quella nuova: è paradossale che nei turni eliminatori se ne giochino cinque e tra gironi e Finals tre), un conto questi che sono appunto tre. Diventano così ancora più importanti le scelte dei due capitani.
La prima è in capo a Filippo Volandri: chi schierare tra Lorenzo Musetti e Matteo Berrettini? La classifica, la capacità di alzare il livello nella fase più importante della stagione e l’incremento della forza sarebbero a favore del toscano, che ha ormai acquisito uno status da top player indiscusso. Ma, se c’è uno che può scalfire questa certezza, quello è il romano. Nessuno può avere il lusso di un ex numero 6 del mondo non solo come addirittura numero 2 di squadra, ma anche come numero 3 e dunque utilizzabile come sostanziale jolly. In un confronto come quello con l’Argentina è indubbio che i suoi colpi di inizio gioco, lo schema servizio-dritto e la capacità di usarli per comandare lo scambio siano di assoluto rilievo.
La seconda è in capo a Guillermo Coria, che di Volandri è stato avversario in più di un’occasione in campo (sono della stessa era anche se si sono incrociati solo due volte): chi schierare nei singolari? La classifica direbbe Sebastian Baez e Francisco Cerundolo, ma è davvero difficile capire cosa fare in una situazione nella quale chiunque sia schierato contro Sinner paga inevitabilmente dazio (in altre parole, il punto di Jannik per l’Italia è, se non automatico, quantomeno l’esito più prevedibile in tutti i primi tre giorni). E allora cosa fare? Un’opzione è di lasciare Baez contro il numero 1 del mondo per provare a strappare il punto del primo singolare con Cerundolo, o alternativamente mandare contro Jannik proprio lui, anche alla luce di ricordi positivi (ma sul rosso e nel 2023) e provare la carta Etcheverry, che peraltro non ha mai affrontato Musetti o Berrettini: un bel terno al lotto.
La speranza di Coria è di arrivare al doppio, perché a quel punto potrebbero mischiarsi, e non di poco, le carte in tavola. Maximo Gonzalez e Andres Molteni, infatti, non sono degli avversari facili per Simone Bolelli e Andrea Vavassori, tant’è che più di una volta nel 2024 i duelli tra di loro sono stati serrati e, anzi, sono gli argentini a essere avanti 1-2 nelle sfide del 2024. La più recente è il quarto di Shanghai vinto dai sudamericani con un doppio 6-4. Si è parlato tantissimo di cosa si debba fare col doppio (alias: di se Sinner debba essere inserito in corsa). I punti fermi sono due: da una parte Jannik l’anno scorso aveva Lorenzo Sonego al fianco, dall’altra Bolelli e Vavassori hanno giocato delle Finals di primissimo piano, lottando ad armi pari con le due coppie che poi hanno raggiunto la finale, Krawietz/Puetz e Arevalo/Pavic.
In buona sostanza, moltissimo dipenderà da come si aprirà la sfida. Anche perché questa Davis ha insegnato che di scontato non c’è niente, dato il margine minimo per recuperare una volta che si ha uno svantaggio sul tabellone.