Mentre la nuova annata saluterà a pochi chilometri di distanza la Capitale europea della cultura, più modestamente a Monfalcone il 2025 porterà in dote la genesi di un nuovo Piano regolatore generale comunale, lo strumento principe della pianificazione urbanistica a livello locale.
Un passo ugualmente epocale, perché il documento è destinato a lasciare la propria impronta sul territorio (e ricadute su quelli vicini) nei prossimi decenni, un po’ come fu per quello ora in vigore, che ha scavallato ormai un quarto di secolo e a spanne una settantina di varianti, essendo stato adottato nel 1997 e approvato nel 2000.
La novità più significativa è però indubbiamente la riduzione del 50% delle zone di espansione, per una popolazione che secondo le previsioni si tarerà sui 34 mila abitanti nel prossimo decennio, in termini di capacità insediativa teorica.
Ma anche gli altri passaggi a corredo – il disimpegno dei vincoli di esproprio da una ventina di aree verdi private in tutta la città, il frazionamento dell’ampio territorio di Marina Julia per favorire lo sviluppo di servizi e insediamenti (prevista anche un’area camper, prevedibilmente con project financing, alle porte del sesto rione, altezza ex Stallone), i nuovi siti dell’ex centrale, la valorizzazione della nautica – pesano nella nuova fisionomia territoriale che ne deriverà.
Gli indirizzi del prossimo Prgc, che oggi saranno esposti ai consiglieri in Seconda commissione e il 19 dicembre verranno sottoposti all’attenzione di Regione e Ministero nella Conferenza di copianificazione, vedranno il passaggio dell’adozione in aula esplicitarsi dopo l’Epifania. Seguirà la fase, che prevedibilmente occuperà un semestre almeno, delle osservazioni: la parentesi in cui la documentazione si apre alla collettività per dispiegarsi e, se del caso, correggere aspetti deficitari o in qualche misura critici. Quindi la parte terminale dell’approvazione e l’entrata in vigore del nuovo progetto di variante generale al Prgc, si immagina a fine 2025.
Ad aggredire la non banale materia, ieri, nella sua introduzione, è stata l’eurodeputata Anna Cisint, che ha posto l’accento sulla necessità di limitare l’espansione dell’urbanizzato e l’uso estensivo del suolo (zone C), a favore della manutenzione dell’esistente. «È giusto in assoluto? Non lo so, ma per questa realtà che ha subìto l’impatto delle costruzioni industrali sì», ha scandito. Dunque le aree in cui è possibile proporre piani attuativi di iniziativa privata sono state radicalmente revisionate, si immagina nelle previsioni di più difficile attuazione, mantenendo poi il suolo agricolo e consentendo uno sviluppo urbano più controllato. Non più maxi complessi condominiali, un po’ come già avvenuto in precedenza per lo stop ai centri commerciali («Non ce ne saranno di ulteriori, sì invece allo sviluppo dei negozi di vicinato»), bensì una tipologia edilizia più contenuta. Insomma, «stop alle case dormitorio».
Il sogno accarezzato dall’amministrazione è di favorire la residenzialità stabile del sesto rione cittadino, diventato tale proprio sotto l’amministrazione Cisint, con una stima ottimistica di un “+500” abitanti per favorire anche l’insedimento delle attività economiche. Lo sviluppo di Marina Julia, hanno spiegato l’assessora alle Priorità strategiche e il sindaco facente funzioni Antonio Garritani, che peraltro detiene la delega all’Urbanistica, non si è manifestato a causa della molteplicità dei soggetti investiti della titolarità dell’area oggetto di piano attuativo. Si punta a frazionarla per realizzare, su singoli lotti funzionali, i progetti via via d’interesse pubblico, così da strappare i dovuti oneri della Legge Bucalossi e le infrastrutture utili ai residenti.
«L’esigenza – così Cisint – di un’area camper ci è venuta da più parti e la collocheremo senz’altro non a ridosso del mare. Chiaramente non verseremo un soldo pubblico per attuarla, valuteremo modalità di project financing».
L’Urbanistica, coordinata dal dirigente Marco Marmotti, ha effettuato una ricognizione di tutte le aree verdi private soggette a vincolo di esproprio pubblico, per la necessità – data la situazione di immobilismo nell’ultimo ventennio – di eliminare quelle zone destinate a servizi su tali pertinenze, restituendole così alla proprietà dei cittadini «che potranno coltivare pomodori, evitandoci l’importo dalla Cina», ha sintetizzato in una battuta Cisint. Si tratta di una ventina di siti, che si potranno sistemare come giardini o orti privati: non si potrà costruire o cementificare. Di qui anche l’incremento del verde connesso al nuovo Prgc, «stimato nel 10-15%». Cui va affiancato l’ampio polmone verde, ha aggiunto Garritani, del Parco del Carso, in grado di rappresentare da solo il 14% del territorio comunale.
«La nuova variante generale – ha spiegato Garritani – fa proprie le innovazioni normative introdotte nel Prgc vigente, in particolare l’aumento delle altezze fino a 35 metri di strutture e capannoni nell’area di competenza consortile, favorendo le attività logistiche». Non è stato detto, ma verosimilmente il Piano recepirà anche la variante localizzata portuale. Lo si dà per scontato.
Il progetto di riconversione della centrale sarà incardinato nello strumento urbanistico, particolarmente nella serie di interventi compensativi, come la creazione delle aree cuscinetto, sosta e giardini. Una fetta di territorio attualmente nel perimetro A2A che costeggia il canale Valentinis sarà in futuro ceduta al Comune. Un’area che si colloca in continuità rispetto al punto più a Nord del Mediterraneo di recente riqualificazione, cioè il porticciolo Sauro, e da collegare con piste ciclabili e percorsi pedonali.
Recepiti qui tutti i siti protetti del patrimonio comunale, con l’estensione della parte del laghetto Enel e le ultime indicazioni contenute nei piani di recente approvazione.
Cisint sa che il confronto è fondamentale nell’approvazione del Prgc e interpellata sulle modalità – per esempio l’assemblea pubblica con cittadini e portatori di interesse – ritiene che «quelle cose tipo sagra non facciano al caso nostro», preferendo i «lavori per gruppi, nei rioni». La variante generale, dal suo punto di vista, si caratterizzerà per «sostenibilità e identità». Con l’importante «valorizzazione del mare, che per noi non è soltanto navalmeccanica», pur nella consapevolezza che Fincantieri «fa due punti del Pil nazionale e la rilevanza nell’export. C’è di certo tanto altro, qui, come la nautica, dove abbiamo numeri importanti: 197 posti barca per chilometro di costa quando la media italiana è di 19». —
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