Goccia dopo goccia, uno stillicidio quotidiano. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, aggiornati al 10 novembre, sono 97 le donne uccise da inizio anno, 83 in ambito familiare-affettivo e, di queste, 51 morte per mano del partner o ex partner. Purtroppo, le notizie di donne ammazzate da uomini, giorno dopo giorno, si ripetono incessantemente; come non ricordare la tragica morte di Giulia Cecchettin avvenuta un anno fa: tutt’Italia ha pianto la sua scomparsa.
Non dobbiamo però abituarci a queste notizie, non possiamo permetterci un downgrade a cronaca giornaliera, come molte altre notizie che ormai non fanno notizia. A volte ci è capitato che queste storie di uomini malati e di donne bersaglio le abbiamo conosciute e addirittura cantate senza saperlo. Storie diverse che hanno in comune l’amore e il possesso – o il possesso senza amore – e il controllo. Il podcast di RaiRadio2 “Pink Freud psicoanalisi di musica e canzoni”, format di Chicco Vanin in collaborazione con il dr. Angelo Villa, psicoanalista e musicologo, mette in relazione i testi di grandi autori e musicisti con i temi della psicoanalisi più conosciuti, come il sesso, l’amore, la solitudine, l’amicizia e la follia.
Nella puntata “Roxanne: mia, cioè senza te” si parla della canzone dei Police Roxanne, che narra di una prostituta: un cliente un giorno, innamorato di Roxanne, decide che non potrà più mettersi sotto la luce rossa: “So put away your make-up, told you once, I won’t tell you again” che tradotto è “metti via (definitivamente) il tuo trucco, te l’ho detto una volta e non te lo ripeto più”. Chi invece non ha mai cantato Every breath you take dei Police? Una canzone d’amore apparentemente sdolcinata che in realtà è una canzone sul controllo di lui su di lei: “Ogni respiro che fai, ogni movimento che fai, ogni legame che rompi, ogni passo che fai, io ti osserverò. Ogni singolo giorno, ogni parola che dici, ogni gioco che giochi, ogni notte in cui resti, io ti osserverò”. Sting racconta che, mentre scriveva questo brano, non si era accorto di quanto fosse cupo; la definisce una canzone molto sinistra e racconta come le persone l’abbiano interpretata come una dolce canzone d’amore, quando, invece, è esattamente il contrario.
Proprio quando sentiamo l’impulso di possedere l’altro, prima che diventi una sorta di atteggiamento ossessivo, sentiamo la necessità di chiedere aiuto. Ed è così che l’anno dopo dell’uscita del brano Roxanne, nel 1979, Sting descrive questo mare immenso di solitudine nella canzone Message in a bottle.
Ascoltando il podcast apprendiamo inoltre che Hey Joe di Jimi Hendrix oltre ad essere un’icona, una pietra miliare del rock, in realtà racconta di Joe che viene a sapere che sua moglie si diverte con gli amici, la uccide e scappa cercando di espatriare per passarla liscia.
Da qui alla vita di Amy Winehouse e al suo rapporto impossibile con l’amore e con l’abbandono il passo è breve. Amy è stata abbandonata dal padre prima e dal suo grande amore poi, in un rapporto tipicamente tossico, raccontato nelle sue meravigliose e al contempo tristissime canzoni come Back to black.
Ascoltando la puntata sulla grande Carole King, quella di You’ve got a friend per intenderci, scopriamo che per anni ha subito la violenza fisica da parte del marito. “Non avrei mai pensato di tornare da un uomo che mi aveva schiaffeggiata, eppure ogni volta tornavo.” Questi brani tracciano la fine del confine tra un uomo e una donna.
L’amore, come racconta il musicologo e lo psicoanalista Villa, nasce dal tentativo di raggiungere una persona che non è lì e che non è disponibile; questo però non ha nulla a che vedere con la dimensione morbosa del possesso. Aver posseduto il corpo di una donna non vuol dire possedere la persona. Villa riprende il concetto edipico, il bambino che vuole salvare la madre dal padre: così nella canzone Roxanne, l’uomo salverà la donna prostituta. Da una parte troviamo il desiderio di protezione ma, dall’altra, è evidente la dimensione perversa e tossica del possesso.
In realtà l’amore si contrappone al concetto del possesso: nel possesso non c’è la perdita, ma nell’amore c’è la possibilità della perdita, ed è questo che sostiene l’amore in quanto tale. Ecco che la musica racconta senza intermediazioni la vita reale, e può succedere che, mentre canticchiamo queste hit, non ci rendiamo nemmeno conto del reale messaggio che veicolano. Storie di donne e di uomini, cantautori, cantautrici che si svelano e raccontano di sé; la musica, la catarsi, per ripulirsi e togliersi di dosso le energie negative, le contaminazioni. La musica come atto di purificazione, quindi. Sta a noi ascoltarne il profondo e reale significato.
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