Il mare veneto è malato. Lo dicono i pescatori arrivati da tutta la costa, da Caorle a Chioggia, per chiedere ammortizzatori sociali e un piano di rilancio del settore, oltre allo stato di calamità.
Un periodo difficile, un’estate tremenda, all’insegna degli eventi climatici estremi che hanno riversato nell’altro Adriatico una grande quantità di acqua dolce con la conseguente deossigenazione del mare e la comparsa di mucillagini. E, a cascata, una moria di molluschi. Una situazione tragica, con i banchi di vongole in cui è andato perso fino al 99% del prodotto. Se le morie si sono susseguite nel tempo, questa è di gran lunga peggiore, tanto da mettere in crisi il futuro dei pescatori, lasciandoli senza certezze.
«Il 29 ottobre ho portato in giunta la delibera sulla richiesta di riconoscimento di calamità naturale per la mucillagine e le alte temperature di questa estate» ha fatto sapere l’assessore regionale alla pesca Cristiano Corazzari, «Il governo ha un mese di tempo per fare il decreto di riconoscimento. Ci sono tutti gli elementi per farlo, soprattutto una caduta verticale della produttività, con una perdita del 90% della produzione».
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Sono 120 i pescherecci fermi da 15 giorni e 300 lavoratori con il fiato sospeso, «una tempesta perfetta» ha commentato Antonio Gottardo, responsabile della Coop Pesca Veneto, «Serve fare un piano di rivitalizzazione produttiva. L’obiettivo non è chiedere risorse ma finanziare un progetto di rilancio del settore» aggiunge, spiegando il motivo della loro presenza a Venezia. Venerdì mattina, infatti, verranno ricevuti dalla Capitaneria di Porto, dove incontreranno l’ ammiraglio e il prefetto.