La sentenza definitiva del Tribunale amministrativo del Veneto mette fine alla richiesta di un privato di costruire un allevamento intensivo di 80 mila polli all’interno del Parco regionale dei Colli Euganei. Il Comune di Baone può tirare un sospiro di sollievo su una vicenda che si trascina dal 2018 e che aveva già visto nel 2021 un’ordinanza di sospensione dei lavori da parte del Tar, confermata definitivamente il 28 ottobre scorso.
Quattro anni fa Nicola Berto aveva ottenuto dalla precedente amministrazione di Luciano Zampieri l’autorizzazione per la realizzazione di una struttura di 20 mila metri cubi che avrebbe ospitato 80 mila polli. Un’industria della carne a pochi passi dai centri della frazione di Rivadolmo e di Este, con due capannoni lunghi 113 metri, larghi 16 e alti 5, in una zona con vincolo archeologico e di pregio culturale e naturalistico. In quel momento, però, nessun cantiere era stato avviato e per questo motivo era stato necessario chiedere nuovamente, nel 2021, l’autorizzazione comunale per procedere.
A quel punto, però, l’imprenditore aveva trovato davanti un’amministrazione fortemente schierata dalla parte dei cittadini, del territorio e del Piano ambientale del Parco dei Colli Euganei, che definisce queste strutture incompatibili con le finalità del Parco stesso. Il sindaco Francesco Corso, infatti, aveva respinto la richiesta di costruzione dell’allevamento supportato anche da una raccolta firme.
Il privato, per poter procedere dopo il diniego del Comune, si era affidato al Tar del Veneto che aveva tuttavia confermato la scelta dell’Amministrazione, respingendo la richiesta con una sospensiva dei lavori.
Nel frattempo, il Comune ha provveduto a una variazione urbanistica dell’area, non impugnata dal privato.
Per questo motivo, quindi, non sarà possibile un successivo ricorso al Consiglio di Stato per ribaltare la sentenza. «Il Tar ha dichiarato il ricorso del privato improcedibile» sottolinea l’avvocato del Comune di Baone, Michele Greggio, «oltre che per motivi ambientali, anche per i motivi di cambio di destinazione urbanistica».
Un progetto incompatibile con il Parco Colli, che avrebbe messo a repentaglio la salute dei cittadini oltre che l’ambiente stesso: «Questa sentenza deve farci riflettere sugli iter autorizzativi all’interno dell’ente Parco» sottolinea il sindaco Francesco Corso, «non ci siamo arresi e abbiamo difeso a spada tratta il nostro territorio e i residenti.
Abbiamo raggiunto un obiettivo importante e andremo avanti su questa strada, opponendoci a tutte le progettualità che risultano incompatibili con un Parco protetto e che minacciano la vita e il benessere dei nostri cittadini» conclude il sindaco.