Luci soffuse, pareti con fini boiserie in noce e un caminetto monumentale. Sono le 18 e, nella sala riservata agli uomini, arrivano alla spicciolata diversi membri del club. Entrano dalla North Dearborn e percorrono la grande sala in cui campeggiano grandi olii di inizio Novecento dedicati al tennis indoor (un antenato dello squash) e al rat-baiting (una forma di combattimento fra cani e topi e gioco d'azzardo che fu molto popolare soprattutto nel Regno Unito fino all'inizio del Novecento).
È l’ora dell’aperitivo e, tra una birra e un bianco della California, la conversazione vira subito sulle elezioni. Molti sostengono Trump, nella speranza che rifaccia grande l’America proteggendo i confini e liberando l’iniziativa economica. Arriva un signore distinto con un doppio petto canna di fucile e si lascia cadere sfinito sulla poltrona in pelle Chesterfield. Mi dicono essere reduce da una dura campagna elettorale nella quale ha sostenuto una giudice in pensione che si è candidata, nelle file dei democratici, per il posto di Procuratore generale della contea di Cook, l’area intorno a Chicago.
In effetti, le elezioni americane non riguardano solo il Presidente, come spesso si è indotti a credere.
Qui si vota per tutto. La scheda è una sorta di lenzuolo.
Ci sono tre quesiti referendari, dedicati alla protezione degli ufficiali elettorali da interferenze dei candidati, alla proposta di aumentare l’imposta sulle proprietà immobiliari di valore superiore al milione di euro, a un progetto di riforma sulla fecondazione medicalmente assistita. E poi si devono esprimere decine di preferenze: dai componenti degli organi rappresentativi federali, statali e locali, sino al Consiglio d’istruzione di Chicago e al cancelliere della circoscrizione. Si votano poi il procuratore generale e moltissimi giudici.
Da giurista, mi incuriosisce molto proprio quest’ultimo voto.
Approfitto di un businessman che si è accomodato accanto a me e sorseggia un bourbon; gli chiedo come ha fatto a scegliere tra i candidati. “Facile: per il procuratore ho scelto quello più duro con il crimine! La candidata democratica sostenuta dal nostro caro consocio appartiene al movimento dei procuratori progressisti che vogliono liberare i delinquenti. Per i giudici, mi sono affidato a un blog che fornisce consigli. Sono persone per bene”. Mi spiega che, proprio per la complessità del voto, è meglio affidarsi al voto anticipato.
Quest’anno, a differenza che in passato e nonostante la freddezza di Donald Trump, anche i repubblicani hanno puntato molto su questo meccanismo. Per questo, sono riusciti a centrare un risultato storico: quello di arrivare all’election day con un vantaggio nella maggior parte degli Stati. Dal 2008 non era mai accaduto ed è un dato che genera ottimismo nella campagna di Trump.
Altre tendenze destano invece fiducia tra i sostenitori di Kamala Harris. A livello nazionale, il 54% dei voti anticipati è stato espresso da donne, che secondo gli analisti dovrebbero votare in larga maggioranza per la candidata democratica. E nello Stato decisivo della Pennsylvania, i votanti che hanno già espresso il loro voto sono in larghissima maggioranza democratici.
Non resta che attendere il verdetto delle urne.-
© RIPRODUZIONE RISERVATA